Prelude ha scritto:Con quali presupposti viene affermato che le barche a vela sono meno resistenti?
Non capisco
Lo scafo di un motoscafo è costruito per resistere agli impatti con le onde a velocità sostenute, ha quindi spessori maggiori. Una barca a vela non deve sopportare certi impatti ha invece bisogno di essere più leggero possibile.
Fate caso ad un motoscafo su un invaso non vedrete mai bozzi o avvallamenti dovuti all'appoggio con le selle.
il pensiero di paddy rispetto alle caratteristiche di resistenza agli urti di uno scafo a motore, rispetto ad uno scafo a vela e' in parte condivisibile pensando anche alle forme della carena. Spigoli vivi e pattini di sostentamento longitudinali, in ogni caso, irrgidiscono la struttura rendendola piu' incline a sopportare colpi diretti, senza subire deformazioni di ampie aree che possono causare il cedimento della struttura. Pero' fermerei il discorso cosi', in quanto, oggi come oggi, non e' lo spessore dello scafo che lo rende piu' o meno esente da rischi di sfondamento causati da un impatto con corpi galleggianti o sommersi.
Le tecniche di realizzazione delle carene ( parliamo di barche in vetroresina ) e' profodnamente cambiata dall' inizio delgi anni '70 ad oggi. Prima le carene erano costruite con laminazione manuale oggi si usano varie tecniche definite di infusione. La laminazione manuale ( ancora usata per scafi di grandi dimensioni o con profili " difficili " ) prevede la sovrapposizione di strati di resina e di fibra di vetro, a mano, fino allo spessore desiderato, passando poi ad una fase successiva di applicaizone di rinforzi strutturali ( legno o materiale espanso ), anche questi affogati manualmente nella resina. L' infusione e l' uso di tessuti pre-impregnati ( di resina ) prevede, invece, la disposizione nello stampo delle fibre e dei rinforzi e poi, attraverso un sacco "a vuoto", l' infusione della resina che, per depressione penetra attraverso le fibre. Il prodotto realizzato con l' infusione ha le stesse caratteristiche meccaniche di resistenza del laminato classico, ma impiega di solito un contenuto in resina inferiore del 30% rispetto a questo, risultando notevolmente piu' sottile e, solo a prima, vista meno resistente. In effetti la resina assicura solo la coesione tra le fibre ( vetro, carbonio ed altri materiali iper-tecnoligici ). Il metodo dell' infusione oggi' e' il metodo generalizzato di realizzazione degli scafi a vela di grande serie ( benteau-jeanneu e bavaria ) , poiche' piu' lineari e meno complicati, mentre molti cantieri rimangono inclini ad utilizzare la laminazione manuale negli scafi a motore di certe dimensioni. E' quindi, secondo me, solo l' occhio che ci fa' apparire come piu' sottili e forse meno resistenti gli scafi a vela.
Dunque facciamo chiarezza:
Uno scafo a motore deve affrontare un fluido e navigarci con una pressione che è quello che è a 30? nodi o piu.......Inoltre deve supportare peso e spinta di motori di prestazioni non indifferenti.
Una barca a vela, deve solo avanzare nell'acqua senza nessuna forzatura in quanto naviga in dislocamento......
La cosa che'deve essere ben dimensionata negli scafi a vela è la suddivisione dell'assorbimento della potenza generata dall'albero e che viene trasmessa allo scafo tramite sartie/landre, whinces, trasto ecc.......non ultimo l'albero stesso che scarica la pressione ad una ragnatela di nervature affogate nello scafo.
Quindi lo scafo inteso come carena in una barca a vela è per forza di cose meno forte di quello di uno a motore......
la forma dello scafo della barca a vela già di per sè contribuisce alla robustezza generale (esempio classico l'uovo).
quanto agli spessori il discorso si complica e non può essere certamente generalizzato ed inoltre gli spessori non sono studiati per resistere ad urti di corpi a punta (solo le corazzate hanno questa caratteristica).
la robustezza non è data dallo spessore della resina ma dall'insieme progettuale: spesso, ad es, nessuno guarda sotto al bottazzo della propria barca ed altrettanto spesso lo scafo è rivettato al pezzo della coperta e quindi se dopo anni avessimo un rivetto buono e due saltati ogni tre basterebbe un'oretta con mare forza 3 per sfaldare la barca.
quanto alla paratia di collisione, tutte le barche con navigazione senza limite ne sono provviste; eventuali deroghe possono esistere per quelle barche, anche grandi, con grossi spessori di espanso o con gavoni sigillati.
nelle vecchie barche a vela la porta della cabina di prua era la paratia, oppure il pozzetto della catena era lungo oltre la perpendicolare di prua.
ps: anche la mia a motore 7,5 mt navigazione senza limite, anno 1979 ha la paratia di collisione, anzi ne ha 3 (pozzetto catena e le due in foto), anche gli altri gavoni sono compartimentati almeno 45 cm sopra al galleggiamento ed i primi 20 cm dalla chiglia in su sono annegati nell'espanso per tutta la larghezza della barca.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.