Bruno, ciao, ora è tutto a posto, domattina possiamo andare.
Al cellulare Fausto mi comunicava che il gommone era ora in ordine e che la mattina dopo potevamo partire per la pescata che avevamo programmato.
Alle quattro del mattino ero già in sella alla mia bici elettrica, con frigo portaesche nel cestino anteriore, cassetta attrezzi nel portapacchi e portacanne a tracolla.
In banchina trovo già Fausto ad aspettarmi, con canne nuove di zecca e mulinelli caricati in multifibre.
Montiamo i terminali e piombi, sistemiamo le canne negli appositi supporti del gommone e via verso una nuova avventura.
Il mare è uno specchio tanto è calmo e la scia che lasciamo nonostante la modesta andatura viene subito inghiottita dal buio e scompare nel nulla.
Fausto segue una rotta diretta e alle 5,30 siamo sulla piccola secca scelta per la nostra battuta.
Sono un po' confuso perchè conosco bene il valore e l'esperienza di questo grandissimo pescatore, grande amico ed allievo di Riccardo Fanelli, secondo me il numero uno in senso assoluto per la traina con il vivo.
Fausto preferisce lasciare a me i comandi e predispone l'ancora per fermarsi dove deciderò sia il punto migliore.
Conosco questa secca come le mie tasche, so benissimo che il mattino presto fermandosi sul sommo a -42 troverò delle belle tanute e qualche grosso sarago maggiore, so anche che presto nascerà un po' di brezza di levante, per cui faccio calare l'ancora a ponente del sommo, dando poi qualche decina di metri di cima mi fermerò esattamente dove volevo.
Quando siamo fermi sfoderiamo le canne e io mi metto a preparare le esche, Fausto si lascia guidare e innesca le strisce che avevo ammorbidito con il martello apposito.
Caliamo sul fondo e sentiamo subito le inconfondibili toccate delle tanute, ferriamo con decisione e salpiamo questi sparidi di peso attorno al mezzo chilo.
Pensavo che Fausto si annoiasse, abituato ad altre prede, ma sbagliavo di grosso.
Dai commenti ed i sorrisi capivo che si stava divertendo con questi pesciotti, innescavamo e ricalavamo e la sotto le nostre amiche non si facevano certo pregare per abboccare.
Ne avevamo già una decina a bordo, quando improvvisamente come avevano iniziato,inspiegabilmente smisero di mangiare.
Mentre Fausto restò sorpreso, io non lo fui affatto, facevano sempre così, dopo un’oretta dalla levata del sole, la pacchia era finita.
Insistemmo ancora una mezz’ora, poi comunicai a Fausto che ci saremmo spostati, lui non fece domande, si limitò a salpare l’ancora per cambiare postazione.
Sapevo che in fondo alla scarpata, al suo piede, a -52 nel misto sabbia roccia avremmo trovato i rosei pagelli.
Cambiammo anche le esche passando ai gamberi piccoli e rosati che aveva gelosamente conservato per me un pescatore del posto e che pretendeva in cambio di questi alcune bottiglie di Morellino di Scansano.
Le mangiate ricominciarono, ma le prime prede che salpammo erano piccole tanto che le rimettemmo subito in libertà.
Anche gli immancabili sciarrani che qui chiamano sarroni cominciarono a banchettare con i preziosi gamberi, per cui volli provare nuovamente con i calamari.
Ne innescai delle generose porzioni e calai la lenza.
Non appena sul fondo sentii il triplice colpo ovattato, inconfondibile, di un pagello extra large.
Dopo la ferrata ebbi la sensazione di avere attaccato sul fondo, in realtà non era così, le successive testate e fughe mi fecero capire che mi trovavo al cospetto di un buon chilo di fragolino che non ne voleva sapere di finire in quel modo la sua giornata.
Con calma riuscii a sollevarlo di qualche metro, ma poco dopo lui si rituffava riprendendo la lenza che avevo recuperato.
La lotta durò un buon quarto d’ora e finalmente il pesce fu guadinato.
Proprio mentre lo riponevo in frigo vidi Fausto che ferrava con violenza e anche lui ebbe la medesima sensazione di aver preso il fondo.
Tirai fuori la mia fotocamera e mi accinsi a scattare diverse foto per pubblicarle qui sul forum e darle a lui in ricordo di questa bella giornata.
Preferisco pubblicare le foto anziché fare la cronaca della lotta, dalle immagini si comprende tutto.
Il pagello era di 3,430 grammi, il più grosso che abbia visto in vita mia, catturato da questo grande pescatore nelle limpidissime acque delle Bocche di Bonifacio, in prossimità di capo di Feno.
Una bella preda
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Una bella preda
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Re: Una bella preda
Devo confessare che i tuoi racconti Bruno mi sono mancati.
Ogni volta che scrivi sento l'odore del mare.
ed un pochino anche quello del pesce.
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Nicolo'
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Re: Una bella preda
Peccato Che da noi non ci Siamo identiciotti hahaha
1 cosa so, che nessuna cosa so
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Re: Una bella preda
Stefanino ha scritto:Peccato Che da noi non ci Siamo identiciotti hahaha
ste,,di la verita' ,, scrivi col t9 ubriaco??..







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Re: Una bella preda
ho rotto il pc proprio queta sera e sto scrivendo cn il telefonino FATICA ENORME
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Re: Una bella preda
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