Il mio amico Brunero
Inviato: 20 lug 2013, 23:35
UN AMICO DEL SOTTOVERGA MAESTRO E COMPAGNO DI PESCA RECENTEMENTE VENUTO A MANCARE: BRUNERO SCANDAGLI
Come d’accordo alle cinque del mattino fermai la macchina davanti alla sua porta di casa.
Non ebbi bisogno di suonare il campanello, la serranda del garage si aprì e Brunero comparve sulla soglia iniziando a caricare tutta l’attrezzatura occorrente nella bauliera.
Lo aiutai a sistemare l’occorrente, canne da pesca, mulinelli, secchi e contenitori frigo oltre ad alcune borsette contenenti le minuterie e gli accessori.
Per quel sabato di fine settembre avevamo programmato un’uscita con il suo patino a motore, fino ad allora eravamo sempre andati a pescare con la mia barca a Livorno insidiando i rosei pagelli e le azzurre tanute, ma quella mattina eravamo diretti altrove, la nostra meta era la foce del Serchio e la pesca che eravamo intenzionati a fare era rivolta alla cattura delle seppie.
Nonostante non fossi un pescatore di “primo pelo” non ne avevo mai sentito parlare.
Avevo sempre pensato che le seppie si catturassero con le reti o le nasse, ma mai, mai avrei sospettato che la pesca si potesse fare anche con le canne dalla barca, comunque, mi ero lasciato convincere, tra mille perplessità, perché inizialmente pensavo che Brunero volesse fare il burlone, a programmare questa uscita di pesca.
Durante la strada mi spiegò come aveva preparato le canne e soprattutto mi parlò delle esche, si trattava di gamberoni artificiali di svariati colori di misura non molto grande, di svariate marche; quindi niente esche naturali, niente vermi e cannolicchi, niente strisce di calamari o gamberetti di paranza, solo quei ridicoli artificiali variamente colorati recanti sulla coda una corona di spilli.
Giungemmo dunque alla foce del Serchio, ci caricammo le attrezzature sulle spalle e ci dirigemmo verso l’ormeggio del suo patino.
Percorremmo qualche centinaio di metri e finalmente raggiungemmo il posto barca ricavato facendosi posto tra le canne della riva.
L’ormeggio, lo vidi immediatamente era ben curato ed agibile, Brunero aveva sistemato il patino in modo da poter salire a bordo quale fosse il livello del fiume con un ingegnoso sistema di cime e pali che permettevano alla barca di salire e scendere senza nessun rischio.
Il patino era tutto pontato, ovvero lo spazio tra i due scafi era chiuso da una serie di assi accostate le une alle altre, così da formare un piano molto grande al centro del quale sorgeva una serie di sedute tipo panchette molto comode per sedersi durante il viaggio e la pesca.
Il motore era un Mercury fuoribordo da 25 cavalli e un ausiliario di emergenza della medesima marca ma solo di 4 cavalli, che sarebbe servito in caso di avaria del propulsore principale.
Salimmo a bordo e sistemammo agevolmente tutto quello che avevamo portato, notai con piacere che Brunero aveva pensato a tutto durante la costruzione dell’imbarcazione e gli feci i miei complimenti.
Conoscere il mare, averne rispetto, non lasciare niente al caso, sapersi organizzare, sapersi muovere in mare ed in barca, sapere dove andare e come ritornare senza patemi d'animo ed ansie, ecco cosa fa di un uomo normale un uomo di mare, bene, tutto questo era Brunero.
Con lui potevi stare tranquillo, tutto era sotto controllo, in mare gli imprevisti sono all'ordine del giorno e sapere come affrontarli e risolverli sono normale amministrazione per la gente come Brunero che nelle vene, insieme al sangue, scorre un po' di acqua di mare.
Mettemmo in moto e iniziammo a discendere il fiume tenendoci al centro del fiume, dopo un quarto d'ora arrivammo alla foce, Brunero lo percorse a zig zag cercando di non insabbiarsi, conosceva tutti i passaggi a menadito ed in breve raggiungemmo finalmente il mare.
Come ci aspettavamo lo trovammo calmissimo, solo una leggera brezza di levante increspava la superfice, il colore non era il massimo, ma l'acqua, come mi fece notare Brunero era abbastanza trasparente e questo a suo dire era un gran bene.
Ci allargammo qualche centinaio di metri e poi virò verso Viareggio, percorremmo un miglio circa, poi, arrivati all'altezza di alcune strutture che lui conosceva, mise il patino fianco al vento e spense il motore.
Brunero prese la sacca delle canne, ne sfilò quattro, poi iniziammo a montare i mulinelli, seguendo quello che stava facendo, in breve le completammo di piombi e moschettoni e soprattutto mettemmo i famosi artificiali: gamberoni con colori di assoluta fantasia, dal rosso al verde all'arancio al nero.
Senza perdere tempo mettemmo le canne in pesca e le appoggiammo su alcune scanalature appositamente predisposte, Brunero mi fece vedere come muoverle ma non passò un minuto che il mio maestro alzò improvvisamente la canna.
Chiesi se l'avesse presa e lui annuì, cominciò a recuperare lentamente e la seppia affiorò spruzzando sulla superficie una soffiata di inchiostro.
Brunero la sollevò e la depose in un secchio nel cui fondo c'erano due dita di acqua di mare, poi prese l'artificiale, lo rigirò e la seppia si staccò cadendo nel fondo del secchio, un secondo dopo la canna era nuovamente in pesca.
Mi ci volle un po' per capire il sistema, Brunero ne aveva prese già sei o sette e finalmente la mia prima seppia finì nel secchio.
La pesca proseguì per un'altra mezz'ora dopodiché le tocche dei molluschi cessarono.
Brunero mise in moto e si avvicinò nuovamente a riva in prossimità da dove avevamo iniziato a pescare.
Le seppie si rifecero vive e la pesca continuò così per tutta la mattina.
A mezzogiorno, come avevamo programmato, rifacemmo le canne rimettemmo in moto e ci dirigemmo verso la foce del fiume.
La marea intanto si era bassata e risalendone la foce Brunero prestò maggiore attenzione a non arenarci facendo un altro percorso rispetto a quello della mattina.
Ci ormeggiammo e scaricammo le attrezzature e contammo le seppie, erano quasi quaranta, una bella pescata a suo dire.
Mentre tornavamo a casa ripercorremmo, come facevamo sempre, tutta la giornata di pesca e ne programmammo una per il prossimo sabato, questa volta avremmo provato con la mia barca davanti le spiagge del Calambrone.
Giunti a destinazione dividemmo il pescato come facevamo sempre, e ci salutammo.
Il sabato successivo il tempo aveva retto, la notte era splendida giunsi davanti a casa di Brunero e come al solito la serranda del garage si aprì.
Caricammo le attrezzature...e....e... ma questa è un'altra storia.
Come d’accordo alle cinque del mattino fermai la macchina davanti alla sua porta di casa.
Non ebbi bisogno di suonare il campanello, la serranda del garage si aprì e Brunero comparve sulla soglia iniziando a caricare tutta l’attrezzatura occorrente nella bauliera.
Lo aiutai a sistemare l’occorrente, canne da pesca, mulinelli, secchi e contenitori frigo oltre ad alcune borsette contenenti le minuterie e gli accessori.
Per quel sabato di fine settembre avevamo programmato un’uscita con il suo patino a motore, fino ad allora eravamo sempre andati a pescare con la mia barca a Livorno insidiando i rosei pagelli e le azzurre tanute, ma quella mattina eravamo diretti altrove, la nostra meta era la foce del Serchio e la pesca che eravamo intenzionati a fare era rivolta alla cattura delle seppie.
Nonostante non fossi un pescatore di “primo pelo” non ne avevo mai sentito parlare.
Avevo sempre pensato che le seppie si catturassero con le reti o le nasse, ma mai, mai avrei sospettato che la pesca si potesse fare anche con le canne dalla barca, comunque, mi ero lasciato convincere, tra mille perplessità, perché inizialmente pensavo che Brunero volesse fare il burlone, a programmare questa uscita di pesca.
Durante la strada mi spiegò come aveva preparato le canne e soprattutto mi parlò delle esche, si trattava di gamberoni artificiali di svariati colori di misura non molto grande, di svariate marche; quindi niente esche naturali, niente vermi e cannolicchi, niente strisce di calamari o gamberetti di paranza, solo quei ridicoli artificiali variamente colorati recanti sulla coda una corona di spilli.
Giungemmo dunque alla foce del Serchio, ci caricammo le attrezzature sulle spalle e ci dirigemmo verso l’ormeggio del suo patino.
Percorremmo qualche centinaio di metri e finalmente raggiungemmo il posto barca ricavato facendosi posto tra le canne della riva.
L’ormeggio, lo vidi immediatamente era ben curato ed agibile, Brunero aveva sistemato il patino in modo da poter salire a bordo quale fosse il livello del fiume con un ingegnoso sistema di cime e pali che permettevano alla barca di salire e scendere senza nessun rischio.
Il patino era tutto pontato, ovvero lo spazio tra i due scafi era chiuso da una serie di assi accostate le une alle altre, così da formare un piano molto grande al centro del quale sorgeva una serie di sedute tipo panchette molto comode per sedersi durante il viaggio e la pesca.
Il motore era un Mercury fuoribordo da 25 cavalli e un ausiliario di emergenza della medesima marca ma solo di 4 cavalli, che sarebbe servito in caso di avaria del propulsore principale.
Salimmo a bordo e sistemammo agevolmente tutto quello che avevamo portato, notai con piacere che Brunero aveva pensato a tutto durante la costruzione dell’imbarcazione e gli feci i miei complimenti.
Conoscere il mare, averne rispetto, non lasciare niente al caso, sapersi organizzare, sapersi muovere in mare ed in barca, sapere dove andare e come ritornare senza patemi d'animo ed ansie, ecco cosa fa di un uomo normale un uomo di mare, bene, tutto questo era Brunero.
Con lui potevi stare tranquillo, tutto era sotto controllo, in mare gli imprevisti sono all'ordine del giorno e sapere come affrontarli e risolverli sono normale amministrazione per la gente come Brunero che nelle vene, insieme al sangue, scorre un po' di acqua di mare.
Mettemmo in moto e iniziammo a discendere il fiume tenendoci al centro del fiume, dopo un quarto d'ora arrivammo alla foce, Brunero lo percorse a zig zag cercando di non insabbiarsi, conosceva tutti i passaggi a menadito ed in breve raggiungemmo finalmente il mare.
Come ci aspettavamo lo trovammo calmissimo, solo una leggera brezza di levante increspava la superfice, il colore non era il massimo, ma l'acqua, come mi fece notare Brunero era abbastanza trasparente e questo a suo dire era un gran bene.
Ci allargammo qualche centinaio di metri e poi virò verso Viareggio, percorremmo un miglio circa, poi, arrivati all'altezza di alcune strutture che lui conosceva, mise il patino fianco al vento e spense il motore.
Brunero prese la sacca delle canne, ne sfilò quattro, poi iniziammo a montare i mulinelli, seguendo quello che stava facendo, in breve le completammo di piombi e moschettoni e soprattutto mettemmo i famosi artificiali: gamberoni con colori di assoluta fantasia, dal rosso al verde all'arancio al nero.
Senza perdere tempo mettemmo le canne in pesca e le appoggiammo su alcune scanalature appositamente predisposte, Brunero mi fece vedere come muoverle ma non passò un minuto che il mio maestro alzò improvvisamente la canna.
Chiesi se l'avesse presa e lui annuì, cominciò a recuperare lentamente e la seppia affiorò spruzzando sulla superficie una soffiata di inchiostro.
Brunero la sollevò e la depose in un secchio nel cui fondo c'erano due dita di acqua di mare, poi prese l'artificiale, lo rigirò e la seppia si staccò cadendo nel fondo del secchio, un secondo dopo la canna era nuovamente in pesca.
Mi ci volle un po' per capire il sistema, Brunero ne aveva prese già sei o sette e finalmente la mia prima seppia finì nel secchio.
La pesca proseguì per un'altra mezz'ora dopodiché le tocche dei molluschi cessarono.
Brunero mise in moto e si avvicinò nuovamente a riva in prossimità da dove avevamo iniziato a pescare.
Le seppie si rifecero vive e la pesca continuò così per tutta la mattina.
A mezzogiorno, come avevamo programmato, rifacemmo le canne rimettemmo in moto e ci dirigemmo verso la foce del fiume.
La marea intanto si era bassata e risalendone la foce Brunero prestò maggiore attenzione a non arenarci facendo un altro percorso rispetto a quello della mattina.
Ci ormeggiammo e scaricammo le attrezzature e contammo le seppie, erano quasi quaranta, una bella pescata a suo dire.
Mentre tornavamo a casa ripercorremmo, come facevamo sempre, tutta la giornata di pesca e ne programmammo una per il prossimo sabato, questa volta avremmo provato con la mia barca davanti le spiagge del Calambrone.
Giunti a destinazione dividemmo il pescato come facevamo sempre, e ci salutammo.
Il sabato successivo il tempo aveva retto, la notte era splendida giunsi davanti a casa di Brunero e come al solito la serranda del garage si aprì.
Caricammo le attrezzature...e....e... ma questa è un'altra storia.