2° Giorno
(quarta parte)
La Scuola Medica e le Mediche Salernitane
Mentre percorriamo gli arci, dalla cui sommità ammiro il panorama di questa splendida e raccolta città, tra torri e campanili, l’odore dell’incenso dei Conventi misto al profumo dei fiori rampicanti che, come capelli fluenti ricoprono il capo del borgo murato e tappeti di rivoli che scorrono verso il mare, siamo passati nuovamente sul lato della Cattedrale, e qui il mago Barliario si è fermato e, girandosi verso una finestra del grande palazzo che è li innanzi con un soffio l’ha spalancata.
“ Messer Barliario, qual buon vento è il caso di dire no?” disse sorridendo ironica amabilmente una Madonna affacciandosi.
“Madonna Trotula, perdonate l’ardimento” rispose il mago, “fateci la grazia di venire dallo principe Roberto; ha richiesto un consulto della Scola perché ha le viscere dolenti”.
“Lo principe Nostro Signore è dunque in pena? Verrò con le mie compagne, andate pure avanti miei signori, Noi vi raggiungeremo a palazzo, preparato il necessario…” e così dicendo Madonna Trotula rientrò e Noi proseguimmo.
“Messer Masuccio” chiesi incuriosito “ma di che Scola si favella?”
“La Scola di Ippocrate”, rispose Masuccio, “che in questa città da secoli fiorisce, e i cui principi sono fondamento del vivere sano e a lungo, lungi da turbamenti e malefici delle carni e dello spirto.
La Scuola Medica salernitana è il Nostro vanto, tutti i Principi temporali e spirituali, grandi condottieri, Re e Imperatori vengono a Salerno per trovare rimedio ai propri malori…..
Una notte, faceva freddo assai, un temporale, tanti e tanti anni sono passati, che il greco viandante Pontus, proprio sotto ad uno di questi arci, trovò riparo e Salernus, un locale, scorse a dolersi.
Avvicinandosi i due incominciarono a parlare.
Pontus, vedendo che Salernus, con impacchi di erbe, non trovava giovamento al suo malore, suggeriva metodi diversi.
Tuttavia, mentre su quale fosse la terapia migliore da seguire in tal caso, discutevano, a far riparo dallo temporale, giunsero sotto lo stesso arco, pure l’ebreo Helinus e l’arabo Abdelà, i quali, attirati dallo foco che Pontus aveva acceso, per cocere un unguento e, sentitone l’odore, incuriositi, chiesero di cosa si trattasse, e tutti e quattro, si fecero praticanti dello studio per la cura dello corpo e dello animo”.
Salernus disse: morir non dovria l’uom, ch’ave la Salvia balsamo a i mali, ognor nell’orticello; Toglie le più acute febbri, dalla fecondità della salute che dona alla natura, il nome trae.
Pontus, invece: La ciliegia, se l’assaggi, ti rapporta ampi vantaggi: Il ventricolo ti lava: Il suo nocciolo ti sgrava della pietra, e il sangue ognora di sua polpa il tuo migliora.
Aggiunse Abdelà: Prendi zolfo ed orpimento, e forma un sol unguento;
Poscia aggiugivi un boccone di calcina e di sapone, mesci il tutto, e con queste Quattro cose insieme peste fan le fistole disciolte, se le riempi quattro volte.
Helinus concludendo: Salvia e ruta nel bicchiere ti faran sicuro i bere:
Se di rosa aggiungi il fiore, scemerai anche l’estro d’amore.
E così passarono la notte e allo seguente mattino, Salernus era guarito, sicché si decisero di restare insieme e quivi fondare una Scola, per trarre dal sapere cristiano e mussulmano, greco e latino il vantaggio di rendere meno sofferente la Nostra permanenza in questa valle di lacrime curandone lo corpo umano e lo spirto”.
Nel frattempo che Messere mi raccontava la fondazione della Scola, giungemmo allo Palazzo di Roberto.
Il Palazzo dello principe di Salerno è vicino a quello di Messere Masuccio, è un grande fabbricato quadrato con basi sagomate a spiovente e una merlatura perimetrale superiore tra la quale si fano spazio delle torrette sormontate da cupolette dipinte di porpora.
Varcato l’ampio portone ci siamo ritrovati nell’atrio e, saliti sopra per una scala a torrente, percorrendo il loggiato, che sull’atrio si affaccia, siamo giunti nella camera da letto dello Principe.
In questa grande stanza, dall’aspetto austero come si conviene ad un grande Condottiero, c’erano già molte persone, e lo Principe sul letto lamentandosi.
“Illustrissimo Principe” disse Messer Massuccio, dopo essere stato annunciato da Messer Pompeo Ruggi, gentiluomo di camera del Serenissimo.
“Mio Padrone, Signore ho quivi portato Messer Barliario lo grande Mago come mi avete chiesto”.
Mentre Masuccio si avvicinava allo Principe per introdurgli Barliario, giunse anche Madonna Trotula, accompagnata da altre Madonne, tutte riccamente abbigliate con sontuose vesti di seta bianche e oro con veli di bisso candido che avvolgevano il capo lasciandosi cadere sul retro tra due ali di ricami con conchiglie e pietre dure colorate.
“Siamo giunte, serenissimo Roberto qui al tuo cospetto per curare il tuo difetto” disse Madonna Trotula rivolgendosi al Magnifico, “Noi siamo le Mulieres Salernitanae:
Io sono Trotula, della stirpe di Ruggiero, che pria di tutte le Vostre già fioriva in questi giardini, questa è Madonna Rebecca, mia cugina della stirpe di Guarna, Madonna Costanza de Calenda, Madonna Abella e Madonna Mercuria con il libro delle cure di Guarimpoto lo Nostro Maestro.
Il Mago Barliario ci ha riunite, evocandoci tutte insieme al tuo cospetto e adesso abbi fede nei Nostri precetti”.
Così dicendo Madonna Trotula fece segno alle dame di avvicinarsi e Mercuria e Costanza cominciarono a leggere dal libro del Maestro Guarimpoto:
“Abella tu allarga mezzanamente La ferita, onde scorrente n’abbia subito il vapore, Ed il sangue ad uscir fuore.
Rebecca tu, se l’ardore della testa fronte e zuccolo lo molesta; tempia e fronte lievemente coll’umor frega sovente di morella ben bollito; quando sia rattiepidito.
Mio Signore sappiate che questi sono quegli umori che a ciascun danno i colori: dalla fiamma riprodutto viene il bianco da per tutto, dalla bile atra il gialliccio, e dal sangue il bel rossiccio.
Quando il sangue troppo abbonda vien la faccia rubiconda, gli occhi turgono e le gote, e le membra fansi immote;
Fassi il polso assai frequente, molle e pien: il dolore ingente prima il capo affligge, mentre si costipa e chiude il ventre: sete pria la lingua aspreggia, tutto il corpo fuor rosseggia, sembra dolce ogni acre umore: sin lo sputo ha il suo dolciore”.
Mentre Madonna Trotula recitava i suoi precetti le muliere si alternavano al capezzale dello Principe per operare la loro professione ciascuna secondo la sua specialità.
Fra tanto che curavano il principe, Messere Masuccio mi ha presentato alcuni familiari dello Signore:
Messere Ioanne Pontano filosofo dello Principe, Il Cavaliere di Canale, salernitano di antica stirpe longobarda, Messer Romolo Cavaselice, longobardo Signore di Santo Magno, Messer Pompeo Ruggi maestro di Fiera e famigliare del Principe, Madonna Bella de Ajello con Madonna Magdalena Barone, Messer Landulfo di Durazzo con donna Olimpia de Roma, Messer Alfiero Guarna e il Magnifico Gioano da Procida e molti altri di cui non ricordo il nome….
Dopo circa un’oretta di tempo, mentre ormai la Corte era distratta dalla conversazione e, i servitori si affannavano a riempire di vino i calici, e di frutta e altre ricche cose le ceste sulle tavole, il Mago Barliario, battendo il suo bastone per terra, richiamò la Nostra attenzione e, facendo segno alle ancelle, le comandò di aprire le tende che chiudevano alla vista lo Principe sofferente, il quale apparse subito guarito in tutto il suo splendore con l’armatura bordata d’oro e pietre preziose e sul capo la corona con rubini e zaffiri blu del mare.
Lo Principe, presa per mano donna Trotula e avvicinatosi al Mago Barliario disse:
“Grazie grande Mago a Voi che mi avete con la Vostra magia portato questa donna e le sue sorelle, angeli custodi della salute, per le quali mani ho ripreso il mio vigore e il maleficio è terminato, siate Voi tutti benedetti dal Nostro Arcivescovo in Cattedrale ove andremo per lodare Nostro Signore”.
Con queste parole il Principe si ritirò e la Corte venne congedata da Messer Pompeo Ruggi, il quale, cerimoniere dell’Illustrissimo dapprima ci dispose in corteo per andare alla messa, secondo i ranghi.
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Continua la storia della più bella città del Mondo