RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

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Jabar
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RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

COPERTINA2.jpg
Doppiaggio della Rocca di Gibilterra.

PREAMBOLO
Per tutto l'inverno passato avevo coltivato il sogno di raggiungere Tarifa, che fa da spartiacque tra i mari Mediterraneo e Atlantico in pieno stretto di Gibilterra, a partire da Roqueta de Mar nel golfo di Almeria che fu il punto di arrivo del mio precedente raid 2015.
Per la verità, sin dall'inizio, neppure io avevo mai creduto seriamente di riuscirci. Come potevo affrontare quel tratto di mare notoriamente martoriato da venti e correnti spesso imprevedibili e in grado di mettere in difficoltà i più esperti navigatori con mezzi ben più dimensionati del mio smontabile di soli 3,25m?
Eppure quel traguardo, così ambizioso, rappresentava per me una sfida stimolante che avrebbe costituito l'epilogo della passione di gommonauta che mi accompagna dall'età di 16 anni.
colonne-dercole.jpg
Le colonne d'Ercole che la letteratura classica colloca in corrispondenza della Rocca di Gibilterra o Calpe (continente europeo) e del Monte Hacho o Abila (continente africano) costituiscono il limite del mondo conosciuto oltre il quale c'è l'"ignoto", l'"immensità", la morte!
Da secoli esse esercitano un fascino irrestibile per molti navigatori che si avventurano oltre quel traguardo spesso sfidando le terribili forze ostili della natura che proprio in quel punto sembrano moltiplicarsi.
D'altra parte le informazioni raccolte sin dalla partenza e lungo il percorso verso lo stretto erano tali da scoraggiare qualsiasi ipotesi di avventurarmi fin laggiù. Mi ero così rassegnato a completare il raid nei pressi di Estepona che si trova ad una quindicina di miglia prima Gibilterra per poi fare ritorno a Roqueta.
Come sono poi andate le cose lo apprenderete se avrete la pazienza di leggere di seguito la cronistoria di questa mia straordinaria avventura.

PREPARAZIONE DEL RAID
L'esperienza acquisita nei due raids precedenti mi ha indotto a confermare lo Zodiac fastroller 3,25 per le sue ottime doti di navigabilità ed estrema leggerezza: un perfetto connubio che unisce felicemente l'esigenza di navigare anche con mari discretamente formati a quella di alarlo a terra in solitario con l'ausilio delle 4 ruotine a poppa di cui è dotato per effettuare il campeggio nautico.
Un'ottima soluzione si è poi rivelata quella di impacchettare la tenda anziché smontarla l-angolo-del-gommonauta-f108/raid-almer ... 13745.html per velocizzare e rendere meno faticose le operazioni di pernottamento ad ogni tappa.
Restava il problema del fuoribordo ormai al suo quindicesimo compleanno. Il mio intento di sostituirlo col 9.9 Suzuki a iniezione è stato vano. Anche il tentativo del direttore de "Il Gommone" Bellina di acquisirlo dalla Suzuki a scopo pubblicitario o con un maxisconto non si è realizzato.
Ho fatto così visionare da un esperto lo stato del vecchio ma fidato Evinrude 9.9hp-4t il quale mi ha dato il benestare anche considerando che, dato il carico così ridotto, l'avrei sempre usato con un filo di potenza.
CARTA NAUTICA.jpg
Tappe effettuate riportate sulla carta nautica. Esse sono numerate in progressione con la somma delle miglia percorse. Gli indicatori rossi allineati in alto, con i triangolini rivolti a sinistra, indicano le tappe dell'andata verso ovest; gli indicatori blu allineati più in basso, con i triangolini rivolti a destra, indicano le tappe del ritorno verso est (cliccare sulla foto per ingrandirla).

TAPPE DA EFFETTUARE E TECNICA DI NAVIGAZIONE
Anche in questo raid, così come nei due precedenti, non mi sono posto alcuna scaletta sulle tappe da effettuare a terra sia per quanto riguarda la loro posizione geografica che la loro permanenza temporale. Né alcun programma preciso avrebbe potuto realizzarsi perché la variabilità e imprevedibilità delle condizioni meteomarine in queste località non lo avrebbe consentito.
In linea di massima la mia preferenza era di fermarmi da 1 a 2 notti a seconda dell'interesse suscitato dalla zona oppure dalle "finestre" di mare navigabile disponibili salvo poi fare i conti con una perturbazione che mi avrebbe potuto bloccare per molti giorni (in queste zone, anche in piena estate, i venti dominanti contrapposti levante (est/nord-est) e ponente (ovest/sud-ovest), possono soffiare con violenza fino a 5-7gg e notti consecutive).
Questa casualità degli spostamenti e atterraggi lungo la costa aggiunge avventura all'avventura lasciandomi godere della straordinaria sensazione di libertà di esplorare ad ogni tappa luoghi diversi e conoscere persone sempre nuove nei numerosi agglomerati urbani presenti lungo la costa.
La sera prima della nuova tappa studio sulla carta nautica un percorso di massima con particolare attenzione ai tratti di spiaggia ove eventualmente atterrare in caso di emergenza, individuo un porto ove fare rifornimento e pranzare ed infine individuo un punto ove potrei effettuare la sosta notturna.
La navigazione lungo la costa si svolge puntando sulle punte visibili più avanzate tagliando i golfi. Spesso perdo i riferimenti della carta nautica e finisco per valutare le macchie più chiare lungo la costa che identificano gli agglomerati urbani adiacenti alle spiagge ove potrei atterrare e sostare.

INIZIA L'AVVENTURA DA ROQUETAS DE MAR
01.jpg
Gommone appena scaricato dall'auto.

Da Cabo Roig ove risiedo mi sono fatto portare in auto, col gommone smontato al seguito, fino al porto turistico di Roquetas de Mar.
Verso mezzogiorno scarico il tutto presso il Real Club Náutico che dispone di un comodo piazzale con uno scivolo per varare/alare le piccole imbarcazioni.
Partono subito i primi 10 euro per usufruire del servizio ma mi piace creare così una traccia del mio percorso. Quando ho riferito ai due marinai del piazzale il mio proposito di navigare verso Gibilterra, i loro sguardi, posati sul gommone appena montato, lasciavano chiaramente intendere la loro perplessità e incredulità.
________________________________________________________________________________

N.B. - Seguirà l'inserimento del racconto delle singole tappe, corredate da numerose foto, così come le ho annotate nel diario di bordo.
Invito gli amici del forum ad inserirsi a piacimento con i loro commenti in qualsiasi punto del topic.
Mi scuso per la notevole lunghezza del topic necessaria per coinvolgervi emozionalmente in questa mia nuova straordinaria esperienza di vita.

(continua)...
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gio72
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da gio72 »

Se fossi stato in quei due marinai....avrei attaccato sul tuo gommone un logo del porto di partenza...e non ti avrei fatto pagare niente!

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rupertone
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da rupertone »

Grande Giacomo!!!!!
un'altra splendida avventura da seguire in ogni suo piccolo dettaglio, sempre magistralmente raccontata. :smt058
Sei forte! :clap :clap :clap
Roberto
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mikke
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da mikke »

:pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop

bella la copertina. :smt023
aggiungi il nome del Comandante. ;)
Michele
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Jabar
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

19 luglio 2016
1ª Tappa: ROQUETAS DE MAR / BALERMA - 1 notte - 20,5 miglia.
Mare formato al traverso angolato giardinetto sx con qualche frangente.


Alle 14,30 l'Evinrude è già in moto tra le barche ormeggiate nel porto e col pieno di carburante.
02.jpg
Partenza da Roquetas de Mar.

Non appena metto il naso fuori dal porto mi da il benvenuto un mare gagliardo, residuo di una mareggiata precedente, che mette subito alla prova il mio Eta Beta.
A preoccuparmi però non è lo stato del mare ma il getto d'acqua della spia di raffreddamento che appare piuttosto fievole e di scarsa portata nonostante avessi sostituito la girante la stagione precedente.
La situazione non migliora neppure dopo qualche miglio in planata. Eppure al tatto la poca acqua in uscita era appena tiepida tanto da farmi pensare che il problema fosse un parziale intasamento del condotto della stessa spia.
Mi ricordavo dei buoni consigli di un meccanico di fuoribordo il quale mi spiegava come spesso questi casi si risolvono semplicemente soffiando aria con forza dallo stesso foro terminale della spia. Così ho fatto a motore spento e ribaltato percependo una iniziale resistenza al passaggio dell'aria che poi pian piano si è affievolita. Miracolo! dopo il riavvio godo nell'ammirare finalmente un getto d'acqua con tale pressione da restare quasi orizzontale.

Adesso la navigazione procede scorrevole lungo la costa a circa 10 nodi con vento debole al traverso leggermente angolato al giardinetto con onde di discreta altezza - alcune delle quali frangenti - che Eta Beta "digerisce" con particolare agilità anche grazie ad un perfetto bilanciamento dei pesi a bordo.
Il colpo d'occhio verso terra denota la presenza di numerose serre chiare nelle quali vengono coltivate tonnellate di ortaggi destinati alla esportazione.
03.jpg
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Punta del Sabinal

Da Cabo de Gata fino a Malaga la Costa del Sol si sviluppa in orizzontale. Non vedrò più il sole nascente sull'orizzonte del mare e, a differenza dei due raids precedenti di Cabo de Ñao e Cabo de Gata, i due venti dominanti invertiranno i loro ruoli: il levante da nord-est che prima gonfiava il mare con spettacolari onde alte frangenti passerà il testimone al contrapposto ponente da sud-ovest che d'ora in avanti costituirà il mio principale ostacolo alla navigazione.

Superata Punta del Sabinal la costa cambia leggermente inclinazione esponendo la poppa piena al vento che tuttavia ora è un po' diminuito. La mia crociera di 12 nodi è un po' superiore a quella delle onde che viaggiano nella stessa direzione e così Eta Beta si esibisce in un divertente sali-scendi che segue il contorno delle onde.
Adesso navigo in linea retta tra le punte di Las Entinas e quella de Los Baños tagliando il golfo di Almerimar finché raggiungo il grazioso paesino di Balerma ove decido di effettuare la mia prima tappa.
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Prima tappa a Balerma.

Come tanti altri centri abitati lungo la costa spagnola anche questa comunità di abitanti marinari vive di turismo e si sviluppa adiacente ad una bella spiaggia balneare.
L'ampia passeggiata lastricata, arredata con panche ove sostare, rende piacevole la visita tra alcuni negozietti di servizio per le necessità ricorrenti.
Il piccolo centro accoglie una rocca che denota il suo passato storico di postazione di avvistamento verso il mare e difesa.
Infine l'estensione del caseggiato ad est mostra alcune modeste abitazioni, perlopiù bilocali, occupate in estate da alcuni cittadini provenienti dalle città dell'entroterra.
Alle 19,30 metto i piedi sotto la tavola in un ristorante del centro per consumare un piatto combinato nel quale primeggia una bella orata.
La notte scorre tranquilla nella tenda, sempre molto confortevole e riposante, montata sugli apici superiori dei tubolari con la dolce musica della risacca.
______________________________________________________________________________________________

Utilizzo del nuovo "set-giorno/notte" della tenda.
A partire da questa prima tappa, collaudo per la prima volta il nuovo "set-giorno/notte" della tenda da me messo a punto per velocizzare e rendere meno faticose e noiose le operazioni di montaggio/smontaggio.
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Una volta distese e cazzate le doppie cinghie incrociate di sostegno sul culmine dei tubolari, si crea un comodo piano di lavoro per togliere o riporre la tenda nel suo sacco contenitore dopo averla ripiegata a metà senza togliere il materasso all'interno che resta sempre gonfio in posizione d'uso unitamente alla coperta.
Il sacco, dapprima lasco per agevolare il togli/metti, viene poi richiuso coi due ganci superiori e serrato con una sagola a zig-zag tra gli anelli che contornano l'unica apertura rivolta verso poppa ottenendo così un cubo ben protetto da eventuali intrusioni d'acqua, di buona rigidità e stabilità di forma.
Dopo aver deviato le cinghie per liberare il ponte, ora non resta che bloccare il pacco a prora estrema comprimendolo verso il basso con quattro fascioni ancorati al bottaccio all'esterno dei tubolari.
Adesso il battello può navigare fino alla tappa successiva ed è pronto a ripetere a ritroso le poche operazioni descritte che richiedono pochi minuti.
Ci credereste? adesso non mi lascio più assalire dalla pigrizia/noia di montare/smontare la tenda mettendo mano al gonfiatore come nei raids passati. Anzi, adesso lo faccio volentieri godendo al pensiero della quantità di operazioni che sono riuscito ad eliminare.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da mikke »

Alle volte nella spia si forma del calcare o sale, a me hanno consigliato di infilarci un fil di ferro e muoverlo su e giù per pulire.

Ciao
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Kraken »

mikke ha scritto:Alle volte nella spia si forma del calcare o sale, a me hanno consigliato di infilarci un fil di ferro e muoverlo su e giù per pulire.

Ciao
Si in effetti è così,si formano delle incrostazioni che ostruiscono lo stretto passaggio, si fil di ferro oppure allargare il foro con una punta da 6 :smt039 :smt039 :smt039
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

Non so... in un fuoribordo, a partire dalla girante posizionata poco sopra il piede, l'acqua segue un percorso labirintico all'interno del motore tra cui una piccola quantità viene destinata ad alimentare la spia di raffreddamento.
Dunque non saprei dire se con un filo di ferro si riescano a fare tutte quelle curve dall'estremità della spia fino ad arrivare alla girante.
Mi sembra però che, se si fosse trattato di residui da incrostazione di acqua salmastra che riducono la sezione del condotto, (il calcare è presente solo nell'acqua dolce) non credo che si possa rimuoverlo dalle pareti del condotto semplicemente soffiando aria con la bocca.
Io credo si sia trattato di qualche detrito volante finito li chissà come.
Alla fine della stagione scorsa avevo fatto un'accurato rimessaggio con un quarto d'ora di moto in l'acqua dolce.
Preciso ancora che, per aumentare il volume d'aria da imettere a pieni polmononi, avevo tolto il beccuccio di plastica terminale che ha una sezione ancora più ridotta per creare uno zampillo di maggiore gittata.

Ho esposto le mie conoscenze, sarete voi a dirmi se sono errate o no.
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Openboat »

Un bel raid Jabar...proprio un bel raid :smt023
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Kraken »

Jabar ha scritto:Non so... in un fuoribordo, a partire dalla girante posizionata poco sopra il piede, l'acqua segue un percorso labirintico all'interno del motore tra cui una piccola quantità viene destinata ad alimentare la spia di raffreddamento.
Dunque non saprei dire se con un filo di ferro si riescano a fare tutte quelle curve dall'estremità della spia fino ad arrivare alla girante.
Mi sembra però che, se si fosse trattato di residui da incrostazione di acqua salmastra che riducono la sezione del condotto, (il calcare è presente solo nell'acqua dolce) non credo che si possa rimuoverlo dalle pareti del condotto semplicemente soffiando aria con la bocca.
Io credo si sia trattato di qualche detrito volante finito li chissà come.
Alla fine della stagione scorsa avevo fatto un'accurato rimessaggio con un quarto d'ora di moto in l'acqua dolce.
Preciso ancora che, per aumentare il volume d'aria da imettere a pieni polmononi, avevo tolto il beccuccio di plastica terminale che ha una sezione ancora più ridotta per creare uno zampillo di maggiore gittata.

Ho esposto le mie conoscenze, sarete voi a dirmi se sono errate o no.
Proprio quello,il beccuccio di plastica terminale che si ottura e basta un po di calcare. :smt039 :smt039
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Messaggio da Jabar »

20 luglio 2016
2ª Tappa: BALERMA / ADRA / MELISENA - 2 notti - 17,5 miglia.
Mare deformato senza frangenti fino ad Adra, poi mosso con frangenti.


Il mattino seguente il cielo appare 9/10 coperto ma il mare è quasi calmo e sembra invitarmi a riprendere la navigazione. Le previsioni meteo-marine, consultate la sera prima, davano venti deboli di direzione variabile ma per esperienza so bene che questi mari sono pronti ad infierire sui naviganti con imprevedibili colpi di coda.
La superficie marina deformata, ma senza frangenti, non impensierisce Eta Beta che prosegue tranquillo fino al porto di Adra ove rifaccio il pieno di carburante con soli 5,50 euro.
Ottenuto il permesso di ormeggiarmi al lato di un pontile, mi viene consigliato il ristorante Timone ove pranzo con soli 11 euro e un buon caffè espresso finale.
13.jpg
14.jpg
Nell'area portuale mi incuriosisce questo strano gommone la cui prora, esageratamente affusolata e slanciata verso l'alto, sembra fungere da rompighiaccio per navigare nei mari del nord.

Verso le 3 pomeridiane riprendo la navigazione lasciando al caso l'individuazione di una spiaggia ove poter effettuare la mia seconda tappa.
15.jpg
Nuvola scura di fronte a Punta Negra

Il mare si mantiene buono finché, quando giungo in prossimità di Punta Negra, noto in cielo una coda di nuvole scure che corrono velocemente verso il largo. Improvvisamente si attiva un vento che aumenta progressivamente di intensità investendomi da prora, ma le onde sono ancora basse perché la sventolata è appena iniziata. Man mano che avanzo sotto il nero inizia a piovere di buona lena inzuppando il mio corpo infreddolito. Adesso il vento mulina da tutte le direzioni finché, superato il cappello scuro, si stabilizza sospingendomi da poppa con una intensità in continua progressione.
16.jpg
Mare frangente che rinforza da poppa.

Ho appena il tempo di scattare una foto per immortalare il fronte dei frangenti che fra poco mi investiranno costringendomi a procedere con la dovuta attenzione anche perché non ci sono ripari lungo la costa rocciosa.
Oltre la punta mi appare l'agglomerato urbano di Melisena prospicente una bella spiaggia parzialmente protetta rispetto al fronte delle onde, ove decido di atterrare per effettuare la mia seconda tappa.

In tutta la costa ad ovest di Almeria, i fondali adiacenti alle spiagge degradano rapidamente in profondità. Per questa ragione, con le solite ondine provenienti dal largo, non si formano le barre di frangenti multiple tipiche dei fondali medio-bassi. Qui sono solo un paio le onde che si rovesciano sulla battigia scaricando di colpo un'energia devastante: oltre un certo limite è praticamente impossibile affrontarle da riva per prendere il largo con qualsiasi mezzo.
Al contrario, come in questo caso ove atterro sulla riva di Melisena con mare piuttosto mosso, la manovra di spiaggiamento in solitario con Eta Beta è sicura e persino divertente purché si resti concentrati ad eseguire le giuste operazioni che sintetizzo di seguito:
-- in assenza di un corridoio d'atterraggio abilitato, giungo ad una cinquantina di metri dalla spiaggia per individuare il punto dove sbarcare lontano da eventuali bagnanti o rocce semiaffioranti che si rendono visibili grazie alle schiume generate dai loro impatti contro le onde,
-- da poppa ribalto le ruotine sotto la carena (esse restano ben fissate allo snodo grazie alla loro spinta positiva verso l'alto),
-- con decisione mi posiziono sul dorso più alto di un'onda, facendo attenzione a non superarla, e corro verso terra alla sua stessa velocità finché le ruotine toccano il fondo rullando mentre l'elica ruota sempre liberamente in spinta senza pericolo di grattare sul fondo perché si mantiene costantemente più alta delle ruotine che la precedono,
-- grazie alla posizione più alta sull'onda, alla spinta continua dell'elica e all'abbrivio generato dalla velocità, il gommone balza in avanti sulla battigia parzialmente fuori dall'acqua bloccandosi dopo aver strisciando un po' l'apice della prora,
-- adesso le ruotine mantengono parzialmente sollevata la carena da terra creando un tunnel vuoto sottostante dove si scarica buona parte dell'energia prodotta dalle nuove onde in arrivo che battono contro la poppa mentre l'elica continua a girare per metà in aria e con lo scarico che romba fuori dall'acqua,
-- per guadagnare tempo do uno strattone al cavetto per spegnere il motore mentre con un balzo scendo a terra per agguantare il maniglione di prora e trascinare il gommone un paio di metri sulla battigia. - Fine.
Una volta imparato il "giochino" le suddette manovre si eseguiscono agevolmente e sempre in condizioni di buona sicurezza.
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Eta Beta spiaggiato sulla riva di Melisena.

Eccomi dunque atterrato sulla spiaggia di Melisena, con un mare discretamente formato, ricorrendo alla tecnica più sopra descritta.
18.jpg
19.jpg
Grazie alle ruotine il battello tocca terra su soli tre punti con la poppa sollevata di 30cm.

In questa foto si notano i tre punti d'appoggio a terra con la poppa sollevata di 30cm. e il motore che può restare in verticale. In queste condizioni resta libero tutto lo spazio dalla panchetta fino allo specchio di poppa per agevolare l'ingresso in tenda, fare colazione o farmi la barba.
La prora tocca terra col solo apice della chiglia mantenendo i tubolari ben sollevati. È interessante notare che quand'anche la risacca o l'alta marea avanzassero fino ad oltre la prora, il battello non può muoversi perché, per portarlo in galleggiamento, occorrono almeno 10cm oltre il limite della carena già sollevata di 30cm. Mi è capitato di svegliarmi con una risacca che scorreva liberamente sotto quasi tutto il battello.

La visita del paesino lungo la passeggiata rivela la bellezza di questa piccola comunità fatta perlopiù di pensionati e vacanzieri spagnoli.
Decido di trascorrere qui due notti anche perché ho voglia di esplorare in apnea i fondali rocciosi tutt'intorno.
L'intimità di questo grazioso angolo spagnolo è penalizzata dall'assenza di bar o ristoranti: c'è solo un piccolo negozietto per assolvere alle primarie necessità alimentari.
Il mattino seguente assisto al varo di alcune barche e gommoni da parte di pescatori sportivi locali che si allontanano al largo per praticare la pesca a fondo con le lenze.
Poco dopo faccio conoscenza con la signora Ester mentre porta a passeggio lungo la spiaggia il proprio cane. Ella resta affascinata dal racconto della mia avventura e si offre spontaneamente di curare una vescichetta che sporge al lato del mio alluce sinistro. Tornata a casa mi raggiunge con ago e filo per forare da parte a parte l'ampolla e infine riannodare il cordino: così la vescica drenerà fino alla sua progressiva guarigione. Subito dopo vengo ancora coccolato con l'offerta di un buon caffelatte con biscotti: posso così apprezzare la bontà d'animo di questo popolo che convive fraternamente manifestando la propria modesta ma dignitosa umiltà.
Poco dopo mi attivo per finire di armare il mio Eta Beta fissando sul fuoribordo il grosso pallone giallo. Ormai mi ci sono affezionato per il senso di sicurezza in più che riesce ad infondermi pur non avendone mai verificato la reale efficacia in caso di ribaltamento.
20.jpg
Ricovero sotto il sole in sostituzione dell'ombrellone.

Nella mattinata utilizzo il mio parasole per abbandonarmi ad una sana lettura mentre nel paese arrivano i furgoni ambulanti del fornaio e del pescivendolo coi loro superclackson dai suoni distinti per farsi riconoscere.
Verso le 14 mi avvio a piedi per 2km sotto un sole cocente per raggiungere il ristorante più vicino. Mentre pranzo metto sotto carica il mio smartphone. Davvero gentile il proprietario che si offre di riportarmi fino alla mia base con la propria auto.
Nel tardo pomeriggio indosso pinne e maschera per esplorare il fondale ma resto deluso sia dalla esigua trasparenza dell'acqua che dalla scarsezza di specie viventi. Ancora una volta tocco con mano il degrado ambientale e il depauperamento ittico di cui soffre il "mare nostrum".
A sera, dopo aver consumato uno spuntino con la cambusa di bordo, mi attardo a chiacchierare con gli anziani locali i quali mi sconsigliano vivamente di avventurarmi verso Tarifa con quel "coso" a meno che non abbia deciso di suicidarmi (?). Verso le 23 riposo nuovamente in tenda per la seconda notte.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da gio72 »

Troppo forte!

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Jabar
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

22 luglio 2016
3ª Tappa: MELISENA / CASTEL DEL FERRO - 1 notte - 7,0 miglia.
Mare deformato senza frangenti, poi mosso da prora con frangenti.


Già la sera prima alcuni tra i più giovani marinai di Melisena, esperti nel navigare sia in mare che in internet, mi avevano sconsigliato di avventurarmi in mare in questa giornata: verso mezzogiorno si sarebbero attivati robusti venti in direzione contraria alla mia andatura che avrebbero messo in difficoltà il mio "palloncino"... e avevano ragione!
Tuttavia, dopo due notti di permanenza, la mia indole di "navigatore indomito" aveva preso il sopravvento anche incoraggiato dalle apparenti buone condizioni del mare. Lascio così la spiaggia di Melisena portando con me i bei ricordi di quella esperienza vissuta e dopo aver riabbracciato la signora Ester che assiste alla mia ripartenza.

La navigazione procede tranquilla con l'obiettivo di raggiungere il grande porto di Motril 18 miglia più avanti. Dopo un po' avverto le prime avvisaglie di un tempo instabile con uno strano vento multidirezionale, a tratti anche robusto, che sembra non riuscire a trovare una sua direzione definitiva.
21.jpg
In vista di Castel del Ferro a ridosso del promontorio di Calahonda.

Dopo 7 miglia giungo in vista di Castel del Ferro la cui bella spiaggia è ridossata al promontorio di Calahonda che si protende in mare aperto per un paio di miglia ed è lungo 4, dopodiché la costa rientra nel golfo di Motril.
Doppiata la punta il mare appare molto deformato con un vento debole di prora ma ancora planabile senza frangenti. All'improvviso si sganciano due dei 4 fascioni che fissano il cubo a prora: colpa mia! non li avevo cazzati dopo la partenza come faccio di solito.
Dopo circa un miglio lungo la parete rocciosa, lontano sull'orizzonte, vedo avanzare verso di me una impressionante barra continua di onde frangenti che non promettono nulla di buono. Evidentemente quelle schiume bianche rappresentavano il fronte della perturbazione che alimentava il temibile ponente.
È questo il momento nel quale occorre prendere delle decisioni sennate perché le prove di forza contro gli elementi del mare non hanno alcun senso e possono rivelarsi persino pericolose specie per un battello così piccolo.
Subito decido di battere in ritirata ruotando la prora di 180º. La cosa più logica da fare era di buttarmi a terra nella vicina ansa di Castel del Ferro la quale si trova ben riparata proprio da quel vento micidiale.
Dopo pochi minuti, col ponente alle calcagna, metto giù le ruotine e imbocco il corridoio di atterraggio della spiaggia pur in presenza di una corposa risacca, mettendo in atto la mia solita tecnica di atterraggio veloce, che per certi versi somiglia a quella dei mezzi da sbarco dei Marines americani, finché mi arresto sulla battigia tra lo stupore dei bagnanti.
La sabbia è molto granulosa e cedevole tanto da affossare parzialmente tutte quattro ruotine. Devo così chiedere aiuto a due bagnanti che si prestano volentieri a sospingere in avanti il battello dai maniglioni di poppa mentre io agisco su quello di prora fino a raggiungere il culmine della battigia.
Di lì a poco il ponente esprimerà tutta la sua potenza in una continua progressione fino a sera e coinvolgerà questa spiaggia, nonostante il suo riparo dal monte, con la battigia che salirà continuamente costringendomi a spostare il battello più sopra per ben tre volte. Adesso sono sicuro di aver fatto la cosa giusta: non aveva senso sfidare la forza violenta di quegli elementi.
22.jpg
Atterraggio sulla spiaggia di Castel del Ferro col ponente in continua progressione di intensità.
23.jpg
L'onda di risacca, col fondale che degrada velocemente, si abbatte contro la spiaggia con il riccio della sua cresta scaricando una violenza devastante.

Dopo pranzo faccio conoscenza col dott. Antonio e la sua numerosa famiglia. Egli è primario in un ospedale di Madrid ed assiste una comunità di malati di althaimer. Incuriosito dalla mia avventura, mi invita al suo tavolo offrendomi beveroni in continuazione. Incredibile la sua esuberanza e vitalità: è diventato subito mio estimatore lodando il mio spirito libero e indomito di navigatore sessantasettenne.
Eseguite le foto di rito ci scambiamo i dati personali per restare in contatto.
24.jpg
Eccomi pronto a trascorrere la notte a bordo di Eta Beta.

(continua)...
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A bordo del JABAR sono felice.
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