Il piccolo Mario

Persone e personaggi che sono rimasti impressi nella nostra memoria
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bruno21
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Il piccolo Mario

Messaggio da bruno21 »

La famiglia, originaria di Prato, si era trasferita a Montecatini, nella strada dove abitavo, perché la vecchia zia materna, la signora Marianna, era rimasta vedova e viveva sola in quella grande casa.
Il nucleo familiare era composto dal padre Giuseppe, la mamma Elena ed il figlio Mario di nove anni, un anno più piccolo di me.
Come succede a quell’età, dopo i primi momenti di diffidenza, la curiosità prese il sopravvento, io e l’altro amico del cuore Roberto, della mia stessa età, lo subissmmo di domande alle quali Mario rispondeva per quello che poteva, infatti lui aveva abitato sino ad allora, in centro, a Prato, mentre noi eravamo ragazzi di periferia e di campagna.
All’ora della merenda sua mamma lo chiamò in casa, poi accorgendosi che c’eravamo anche noi, ci invitò ad entrare per fare merenda insieme a Mario.
Ci fece accomodare attorno al tavolo di cucina e ci servì una bella tazza di thè bollente accompagnandolo con un vassoio ricolmo di pasticcini e biscotti.
Roberto ed io ci guardammo smarriti, la nostra merenda, quando la facevamo, consisteva in una fetta di pane ed olio con una spruzzata di sale, o tutt’al più, una fetta con spalmata marmellata di fichi e pere fatta in casa.
Biscotti e pasticcini erano riservati come dessert in quei rari pranzi domenicali dove si riunivano più famiglie.
Nonostante tutto, l’educazione non ci mancava, per cui prendemmo solo un biscotto o un pasticcino, sorseggiando il thè,.
La signora Elena apprezzò moltissimo questo gesto, facendolo presente a Mario e dicendogli di prendere esempio da noi per come comportarsi, quando anche lui fosse stato invitato in qualche casa.
Se ci avesse osservato meglio avrebbe visto la bava che usciva dalle nostre bocche, quando alzandoci dal tavolo guardammo tutto quel ben di Dio che avevamo lasciato.
La signora Elena doveva essere una grande conoscitrice della natura umana, infatti, quando ritornammo in giardino per cementare la nuova amicizia, fece in modo di appoggiare sul tavolo all’aperto il vassoio dei dolcetti avanzati, dicendo con fare distratto: - ragazzi, cercate di finirli, domani non saranno più buoni, poi ci voltò le spalle e ritornò verso casa.

Così, da qual giorno gli amici inseparabili diventarono tre e tutte le avventure da quel giorno in poi ebbero tre protagonisti.

Per annaffiare tra una corsa al trotto ed un’altra la pista dell’ippodromo Sesana, fuori da muro di cinta era stato creato un bacino artificiale con tanto di polla sotterranea, dal quale veniva prelevata l’acqua occorrente, poi un camion apposito l’avrebbe spruzzata sulla pista quando occorreva.

Questo bacino, molto esteso ma di pochissima profondità, era il nostro parco giochi.
La flora e la fauna erano l’oggetto delle nostre attenzioni e devo dire che la curiosità con la quale seguivamo l’evolversi della vita attorno ad esso, ci stimolava a leggere, studiare ed informarsi per saperne sempre di più.
La metamorfosi della rana, i nomi di tutti gli insetti, la riproduzione delle piante per via gamica, la vita e la riproduzione dei tritoni americani e delle salamandre, i nomi dei pesci, insomma tutto quello che gravitava all’interno dello stagno ed intorno ad esso erano oggetto di curiosità e poi di conoscenza e ognuno di noi faceva a gara per saperne sempre di più.
Per sondarne meglio ogni angolo e per visitare l’isoletta che spuntava in mezzo rigogliosa di vegetazione, decidemmo di costruire una barca.

Continua.
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Jstar
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da Jstar »

E come al solito...
:smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026 :smt026

Non vedo l'ora di seguitare nella lettura... :clap :clap :clap
Guido
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bebo
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da bebo »

:pop :pop :pop :pop :-D
Umberto
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da duchessa »

Evvai Bruno !!!!! :smt026 :smt026 :smt026 :pop :pop :pop
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gio72
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da gio72 »

...........cosa dire ........per fortuna........il solito Bruno.... :smt038 :smt038 :smt023
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coma66
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da coma66 »

E' tornato Bruno........ :smt038 :smt038 :smt038
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Marenostrum66
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da Marenostrum66 »

:pop :pop :pop :pop :pop :pop :pop
....VENTO IN POPPA!!!!
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bruno21
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da bruno21 »

MARIO


Fu così che tre amici di nove e dieci anni decisero di costruirsi una barca.
Più che barca, questa doveva essere una zattera per poter scorrazzare nello stagno a nostro piacimento, il problema di affondare non si poneva neppure in quanto la profondità della pozza d’acqua non arrivava neppure a settanta centimetri.

Carlino, chiamato truciolo era il falegname del quartiere e proprio da lui andammo a sentire quanto sarebbe costato comprare il materiale per costruirla, al resto avremmo pensato noi.
Con molta pazienza truciolo ci spiegò tutte le difficoltà che avremmo incontrato per la realizzazione del nostro progetto ad iniziare dal taglio, all’assemblaggio dei vari pezzi e alla loro impermeabilizzazione.
Niente e nessuno sarebbe stato capace di farci cambiare idea, se lui non voleva dirci quanto avremmo speso saremmo andati a sentire qualcun altro; messo alle strette stette al gioco, prese un pezzo di legno e con il lapis cominciò a fare il conto.
Tavole di abete, regoli, viti e chiodi, catrame e stoppa, totale circa 10 mila lire.
La cifra ci sembrò talmente enorme da toglierci la parola, all’epoca un operaio guadagnava circa mille lire al giorno, i nostri sogni si spezzarono andando in frantumi, ci allontanammo dalla falegnameria senza avere il coraggio di parlarne tra noi, ci salutammo dirigendoci verso le nostre case con il cuore a pezzi.

Ma la notte si sa porta consiglio, il pomeriggio dell’indomani ci ritrovammo nuovamente parlandone con spirito diverso, frutto della giovanissima età e ognuno propose una propria ricetta di come avremmo fatto a raggiungere l’ambizioso traguardo delle 10 mila lire.

Roberto propose di pescare i persici sole che popolavano numerosi lo stagno, metterli in barattoli di vetro e andare a venderli nei quartieri del centro, dove notoriamente circolavano, anche tra i ragazzi, più soldi dei quartieri popolari.

Mario propose di riprodurre per via agamica dei gerani che abbondavano nel giardino di casa sua, facendo dei polloni e facendoli radicare nei vasetti per poi venderli in giro.

La mia proposta invece si basava sul fatto che mio nonno aveva un piccolo saponificio, durante il taglio delle lastre di sapone, per farne una pezzatura commerciale, venivano fatti degli scarti consistenti in parallelepipedi di circa 5 centimetri x 8 e di due centimetri di spessore.
Avevo chiesto al nonno se avessi potuto prenderli per portare a termine un nostro progetto.
Nessun nonno credo di sarebbe rifiutato, e, non lo fece neppure il mio.
I pezzi sarebbero stati incartati ad uno ad uno in quella carta chiamata oleata che i generi alimentari di allora usavano per le olive o i sottaceti che venivano venduti sfusi.

Sarebbe sicuramente stato più semplice chiedere i soldi alle nostre famiglie, e, forse nessuna si sarebbe rifiutata di darceli, ma non rientrava nella mentalità di noi ragazzi di allora, sapevamo bene con quanta difficoltà si arrivava alla fine del mese e chiedere soldi per i nostri giochi era una cosa che non avremmo mai fatto.

Tutte e tre le idee furono tirate avanti da subito e da tutto il gruppo al completo, al quale si unì anche Gabriella, la sorella sbarazzina di Roberto che dette un tocco di femminilità ai vasetti dei fiori dipingendoli con colori fantasiosi attinti dai bidoni del papà imbianchino decoratore.

Avevamo pescato tante volte nello stagno usando canne palustri essiccate per altri usi, per esempio quello di legare e sostenere i tralci di vite, oppure farci arrampicare i fagioli o legare le piante di pomodoro.
La lenza era composta da un sottile spago e solo l’ultimo metro era di nylon, per galleggiante usavamo una penna d’istrice fermata con due anellini di plastica, un amo legato alla meglio e piombini spaccati regalateci da un pescatore che frequentava lo stagno.
Per esca piccoli pezzi di lombrico che trovavamo sotto i vasi dei fiori, oppure alcuni bachi del sego “larve di mosche” provenienti dal grasso usato per saponificare.
Muniti di alcuni bidoni vuoti che avevano contenuto la tinta per imbiancare, mettevamo in vivo i pesci che pescavamo, per poi trasferirli nei vasetti trasparenti.
Tenevamo solo i più piccoli, gli altri li ributtavamo in acqua.
I vasetti provenivano da ben altro luogo.
Il nonno di Mario era proprietario della discarica comunale, a quei tempi l’operazione riciclaggio era svolta direttamente in discarica, veniva separato il vetro, il metallo e la carta da tutto il resto dell’immondizia, e riciclato a parte.
Dall’umido invece, coperto di strati di terra, veniva ricavato il terriccio per le serre ed i giardini.
Così, Nonno Enzo ci riforniva di vasetti di vetro in quantità, che lui stesso aveva lavato per il timore che ci potessimo fare del male, ed il terriccio necessario alla piantumazione dei polloni di geranio.

La carta per il sapone era invece fornita dall’alimentarista del quartiere, a costo zero dopo che gli avemmo parlato del nostro ambizioso progetto.

Tutti i pomeriggi sui nostri carretti a cuscinetti, venivano caricati i vasetti dei pesci, le piantine anche se ancora non ben radicate, le saponette, come chiamavamo noi i pezzi di sapone di Marsiglia e andavamo verso il centro della città alla ricerca di clienti.
Non eravamo molto convinti che trovassimo da vendere questi prodotti, invece sbagliavamo di grosso, l’articolo che andava per la maggiore erano i persici sole nei loro vasetti, cinquanta lire l’uno, tanto che in brevissimo tempo li finimmo.
Il sapone a 10 lire, trovò anch’esso acquirenti, mentre i vasetti dei gerani erano rimasti ignorati nella loro cassa di legno.
Una signora incuriosita si avvicinò al carretto dei gerani, ne sollevò uno, per fortuna ben radicato e provò a smuoverlo, poi ci chiese quanto volevamo di tutti quanti.
Facemmo finta di contarli, lo sapevamo bene che erano 10 e li vendevamo a 50 lire l’uno, ci vergognavamo a chiedere 500 lire, erano veramente troppe, per cui gli dicemmo 400 lire per tutti.
Lei ci sorrise e accarezzo Gabriella sulla testa, tolse dal suo borsellino mille lire e gliele porse dicendogli:- cari ragazzi, le cose non si debbono regalare, so bene quanto avete lavorato intorno a questi vasi e questi fiori, 100 lire è una cifra giusta e onesta.
Prese la cassetta con i vasi e ci salutò dicendoci:- se ne fate ancora passate di qua e suonate questo campanello, ho una terrazza che voglio riempire di fiori.

Non osavamo crederci, già il primo giorno avevamo fatto 1.700 lire, eravamo al settimo cielo, facevamo i conti di quanti giorni sarebbero occorsi, anche se sapevamo bene che quello di sbolognare tutte le piantine era stato un colpo di fortuna che non si sarebbe ripetuto facilmente, ci demmo appuntamento per il giorno successivo, i soldi furono affidati a Gabriella che aveva un salvadanaio di metallo con la chiave.

Quando iniziarono le vacanze estive delle scuole, avemmo più tempo per sviluppare il nostro piccolo commercio che nel frattempo avevamo ampliato con i girini di rana a tutti gli stadi, da piccoli tritoni americani e da alcuni piccoli pesci rossastri.

Era la fine di giugno, quando ricontando per la centesima volta gli incassi, ci accorgemmo che il traguardo era quasi raggiunto, eravamo circa a quota 9.000.

La mia famiglia, come ogni anno, sarebbe andata al mare a Viareggio ed io, naturalmente sarei partito per tornare alla fine del mese.
Roberto e Gabriella sarebbero andati in montagna e anche loro sarebbero rientrati a fine mese.
Mario, invece, con la zia Marianna sarebbe andato a Lido di Camaiore, ma nel mese di agosto, solo dieci giorni, quindi rimandammo tutto a quella data per racimolare quello che mancava.

Quando tornai a casa dal mare trovai Roberto e Gabriella che erano già rientrati da qualche giorno e avevano salutato Mario che era partito il giorno precedente.
Durante la nostra assenza Mario si era dato ugualmente da fare con i fiori, trovammo una ventina di vasi con i polloni già radicati e un paio di piantine avevano anche fiorito.
Volevamo portarle alla signora della terrazza e ordinare al falegname il legno per la barca, ma ci parve una cosa scorretta, decidemmo di aspettare il ritorno del nostro amico per dare inizio tutti insieme alla nostra avventura e coronare il nostro sogno.

La notizia che mi dette mia madre quella mattina svegliandomi, non riuscii pienamente a comprenderla.
Con le lacrime agli occhi mi disse che Mario era morto, aveva avuto un malore facendo il bagno in mare.
La guardai stupita, no mamma gli risposi, ti sbagli con un altro Mario, forse con il signor Mario che è vecchio, quello che abita qui all’angolo della strada.
Mia madre mi strinse forte a se, no Bruno, non mi sbaglio, la morte non ha età, purtroppo il tuo caro amico di giochi è diventato un angioletto del paradiso Bruno.
Solo allora compresi l’immensità della tragedia, non volevo crederci, il pianto mi salì alla gola con violenza, e urlai, piansi ed urlai tutto il mio dolore, nessuna cosa poteva consolarmi, mi alzai e trovai giù in cucina Roberto e Gabriella anche loro sconvolti e piangenti, avevano avvertito loro mia madre di quello che era successo.
Ci abbracciammo e ci stringemmo tutti e tre insieme, sciogliendoci ancora più nelle lacrime.
Poi, lentamente ci riprendemmo, mia madre ci aiutò in questo, affidando ad ognuno di noi un piccolo compito, per farci pensare ad altro.

Mia madre non sapeva niente di quello che avevamo in progetto né sapeva dei soldi che avevamo a disposizione, chiedemmo a lei, raccontandogli tutto, come avremmo dovuto comportarci.
Con parole semplici ci spiegò che avremmo potuto fare due cose, proseguire nel nostro progetto, oppure comprare dei fiori per il nostro amico, il pomeriggio ci sarebbero state le esequie.
In tutti e due i casi, ci assicurò, che Mario sarebbe stato contento.

Ci facemmo accompagnare dal fioraio,il quale saputo di quanto potevamo disporre, ci preparò tre cuscini di fiori bianchi, uno per ciascuno di noi, li avremmo tenuti in braccio accompagnando il carro funebre nel suo viaggio verso la Chiesa per la benedizione ed il commiato.

Non ricordo molto del funerale, ricordo che ci misero proprio dietro il carro da dove vedevamo quella bara bianca dentro alla quale c’era il nostro amico Mario.

Elena volle spesso invitarci nel suo giardino per la merenda, ci accarezzava e ci baciava piangendo senza dire niente.
Voleva che giocassimo nel suo giardino, come facevamo prima, e noi la accontentavamo volentieri, tanto in quel giardino avremmo giocato anche con Mario, molte volte sentivo chiaramente la sua voce che gridava allegra quando sorprendevamo una bella farfalla prendendola per le ali, o la sua risata quando venivamo colpiti dalla pallone giocando a palla avvenelata.
Lui è sempre stato li in mezzo a noi, non potevamo vederlo ma lo sentivamo benissimo.

Ma gli angeli non esistono, non esistono, non e si sto no!!!
No non esistono, ma solo nel cuore degli adulti, guardai nuovamente verso il giardino e lui era là sulla sua bici rossa un po’ scarrettata, mentre faceva a scansino tra le aiuole.
Ma cosa cavolo sto dicendo, gli angeli non eistonooooooooooo!!!
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da Kraken »

Vero gli Angeli non esistono o almeno non si vedono, ma nella nostra mente e specie in quelle dei ragazzi si che esistono!!!! :smt039 :smt039 :smt039
Augusto,il Mare è uno solo!!!!
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da wizard »

Che tristezza davvero non mi aspettavo che finisse così male.
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bebo
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da bebo »

Pregustavo già il sorriso che avrei fatto alla fine lettura, invece...caspita sono rimasto malissimo, senza parole. :smt009 :(
ciao Mario. :smt039
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bruno21
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Re: Il piccolo Mario

Messaggio da bruno21 »

Non è un romanzo purtroppo, è una storia vera accaduta nel 1955.
E' stata la prima volta nella mia vita che ho conosciuto quella che viene chiamata e raffigurata come "signora delle tenebre".
Il concetto che invece ho io di questa porta che si spalanca davanti a noi alla fine della vita è per fortuna tutt'altro.
Niente paurosa e spettrale vecchia signora in nero con la falce, niente tenebre e buio........
Vabbè lasciamo perdere.
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