TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

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bruno21
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Messaggio da bruno21 »

Passeggiavo distrattamente lungo la banchina del porto, per vedere se le barche dei miei amici che mi invitano cortesemente a pesca con loro, erano all'ormeggio.
Contrariamente al solito, quest'anno ero in anticipo di almeno una settimana a causa della carenza di lavoro, così, stavo controllando chi fosse già arrivato per salutarlo e dirgli che ero già presente con le esche freschissime e le ultime attrezzature per il bolentino.
Avevo già incontrato diversi conoscenti e gli ormeggiatori con i loro gommoni informandomi sull'andamento della stagione e soprattutto sulla pescosità, ricevendo come al solito risposte contraddittorie.
Tutti mi avevano indicato Carlo (nome fittizio che do io a questa persona) come il mattatore di quell'anno, lui con il suo gommone portava a pescare sulle secche quattro persone per volta, facendo pagare 300 euro e tenendo per se una parte del pescato, la sua specialità erano il tonno e la traina ma era un maestro anche nel bolentino.
Arrivai proprio davanti al suo posto barca, mentre lui ed i suoi clienti rientravano dopo una battuta di pesca proprio a bolentino,
incuriosito aspettai che sbarcassero e scaricassero il frigo con il pescato, quando questo fu in banchina chiesi cortesemente a Carlo se avessi potuto vedere i pesci, e, lui, sicuramente pensando ad un futuro cliente, mi dette il permesso.
Nel frigo c'erano una decina di chili di pesci molti dei quali erano serrani, pesci di fondo che qui chiamano sarroni e a Livorno Bollagi, la taglia di questi era decisamente esagerata come poche volte mi era successo di prendere, segno che avevano pescato su una posta pochissimo sfruttata, anche il colore decisamente spento di alcuni faceva capire che avevano pescato tra roccia e sabbia, frugai più a fondo e apparvero due pagelli di peso intorno al mezzo chilo, alcune tanute e saraghi fasciati di peso non rilevante.
Facendo finta di niente, detti un'occhiata anche al frigo delle esche: sardoni, calamari grossi e massicci e seppioline.
Carlo divise il pescato in tre parti mettendolo in tre sacchetti di nylon che porse ai suoi clienti, incassò i 100 euro a testa come mi avevano detto e si salutarono, i tre amici, prima di allontanarsi fissarono un'altra uscita per la settimana successiva, segno che erano rimasti soddisfatti.
In quel momento il gommone di Giuseppe, uno degli ormeggiatori che non avevo ancora salutato, accostò in banchina, Giuseppe scese di corsa e mi venne incontro abbracciandomi, avevo fatto da testimone alle sue nozze, ci scambiammo i convenevoli e le reciproche informazioni sulle famiglie, poi, rivolto a Carlo gli disse:- questo è quel Bruno del quale ti avevo più volte parlato, è un maestro nella pesca a bolentino, perché non lo porti a pescare con te?
Continua.
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da mikke »

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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da Kraken »

Grazie Bruno,è un piacere per gli occhi e per la mente rileggerti :smt039 :smt039 :smt039
Augusto,il Mare è uno solo!!!!
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bruno21
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da bruno21 »

cap.2

Fu così che mi feci un nuovo amico, Carlo, lui mi spiegò che faceva tutto quello che avevo visto per passione e per arrotondare i proventi della sua attività artigianale, così, in estate, si dedicava, quando il mare permetteva di uscire, a questa nuova attività forte della sua esperienza e della conoscenza di quella zona di mare.
Oltre a questo, aveva installato nel suo laboratorio alcuni vecchi congelatori per gelati, dove teneva le casse di sarde sia per le sue necessità, sia per venderle a chi andava a pescare i tonni, questo si che mi interessava, gli chiesi il prezzo delle casse, erano casse da 10 kg. e le metteva 15 euro, esattamente la metà di quanto si pagavano dal vecchio fornitore, così ci scambiammo i numeri di cellulare e ci salutammo.
La telefonata mi giunse inaspettata, molto presto, la mattina successiva mentre stavo riordinando le attrezzature e sostituendo il multifibre nei mulinelli da bolentino, era Carlo, mi disse che quella mattina doveva imbarcare due toscani capitati all'improvviso, per un'uscita a bolentino e mi chiese se avessi voluto prenderne parte, la partenza era fissata per le nove ed il ritorno alle 16.
Lo ringraziai per la premura dicendogli che pur non avendo nessunissimo impegno, mai avrei pagato per andare a pesca, gli spiegai che una cosa era partecipare alle spese dell'uscita, dividendola tra i partecipanti, un'altra era pagare per essere portato a pesca.
-Bruno, mi rispose, quello che mi dici l'avevo capito benissimo e non ti avrei telefonato chiedendoti di partecipare a pagamento, i due clienti mi hanno già pagato l'uscita, ti chiamavo perché essendo toscani volevo a bordo un altro toscano dalla battuta pronta, lo sai, noi sardi siamo un po' burberi e questi due clienti mi interessano particolarmente, se le cose andassero come spero mi fissano altre quattro o cinque uscite, se vieni mi fai un grandissimo regalo, ti aspetto in banchina.
Detto questo riattaccò senza aspettare la mia risposta.
Noi toscani, quando ci viene proposta una cosa che non rifiuteremmo mai per nessuna ragione al mondo, abbiamo un detto:- "è come invità il matto alle pesche" (il frutto) e il matto si dette subito daffare per non mancare all'appuntamento.
Indossai la polo della FIPSAS sulla quale campeggiavano gli stemmi multicolori della federazione e della BLUFIN mentre sulle maniche erano ricamate le bandiere nazionali e europee e dove era ben visibile la scritta: guida federale di pesca.
Indossai anche i pantaloncini azzurri anche questi adornati con i medesimi ricami della polo, con colori un po' più sobri.
Presi la sacca con le sei canne da bolentino ed i numerosi cimini di varie portate, controllai che nella vecchissima cassetta in plastica della Plano a cassetti estraibili, datata di una trentina d'anni e ancora intatta, vi fosse tutto l'occorrente compreso i mulinelli, prelevai dal piccolo congelatore a pozzetto due confezioni di gamberi di paranza e una confezione di cannolicchi e li sistemai, sotto alcuni condensatori di ghiaccio, nel piccolo contenitore termico, rigido, preposto a questo scopo, misi dentro questo anche due bottigliette d'acqua e due panini fatti preparare in tutta fretta dalla moglie e mi avviai all'appuntamento.

continua
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da chris »

grande Bruno è un piacere rileggerti!!!!!
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da Openboat »

Vediamo come finisce... :pop
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bruno21
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da bruno21 »

Cap, 3
Arrivai in banchina in anticipo di almeno un quarto d'ora ma trovai l'equipaggio già imbarcato e pronto a mollare gli ormeggi, mi dettero una mano per sistemare tutto a bordo, le presentazioni le avremmo fatte più tardi in mare, Carlo mise in moto il suo Yamaha da 150 cv e con una manovra abilissima si staccò dalla banchina mettendo la prua del suo 6 metri di gommone verso l'uscita del porto.
Solo allora ci fu il tempo per presentarsi, i due toscani imbarcati erano della provincia di Pisa, uno si chiamava Claudio e l'altro Enrico, mi dissero che erano in vacanza con le famiglie e che avevano affittato due appartamenti sul porto per poter trascorrere insieme le vacanze, avevano da poco iniziato a pescare ma con scarso successo, desideravano acquistare una barca e per questo avevano deciso di iniziare con un charter di pesca per farsi un minimo di esperienza.
Eravamo in mare aperto e Carlo fece rotta per sud-ovest, non mi avvicinai alla consolle dove sul GPS erano impostate le coordinate di destinazione per non sembrare troppo impiccione, anche se sapevo già in quale zona avemmo pescato, gli chiesi soltanto se avessi potuto mettere a scongelare le sue esche e iniziare a preparare le sue canne.
-Le canne, mi rispose, erano già pronte e appoggiate nel pozzetto, per le esche invece potevo utilizzare il secchio che era a poppa e metterle a bagno.
Tolsi dal suo frigo portatile il necessario per qualche calata, era meglio scongelarle un po' alla volta, per non fargli prendere una scaldata, specialmente le sarde deperiscono rapidamente, preparai anche il tagliere che avevo visto vicino al secchio e controllai le canne ed i mulinelli con cui avrebbero pescato loro tre.
Si trattava di canne in fibra, molto pesanti, nonostante che loro lunghezza non fosse più di due metri e mezzo, il cimino era sempre in fibra cava, molto corto e rigido, gli anelli erano grandi esagerati e contribuivano ad aumentare la pesantezza, i mulinelli invece erano dei Ryobi bellissimi, però anche questi molto grossi, li considerai di taglia 8000, le bobine erano poco riempite anziché di sottilissimo multifibre, di un nylon di diametro grossotto e di scarsa qualità, un nylon con tanta memoria e che usciva dal mulinello come un cavaturaccioli.
Il terminale era a tre ami e i braccioli erano fissi, non girevoli, non più lunghi di una quindicina di centimetri, armati di ami ad occhiello del numero 1 o addirittura 1/0, il diametro del finale era leggermente inferiore a quello della madre lenza, al termine un generoso moschettone aveva il compito di agganciare il piombo col quale Carlo intendeva pescare.
Il mare calmissimo ci permise di raggiungere la posta di pesca in poco più di mezz'ora, eravamo a circa 11 miglia dall'uscita del porto, adocchiai lo scandaglio mentre Carlo stava scegliendo accuratamente dove calare l'ancora, per fortuna avremmo pescato ancorati e non come fanno di solito i sardi, a scarroccio.
Il fondale variava dai 37 ai 45 metri formando una specie di canalone dal fondo sabbioso, Carlo valutò la direzione della brezza e presumo della corrente, dato che ci aveva pescato il giorno precedente, io ero pronto con l'ancora in mano e finalmente arrivò l'ordine:- Buttala Bruno, l'ancora a rampino, ben fatta, munita di catena, scese rapidamente sul fondo e afferrò subito, La prua si mise a vento e Carlo legò la cima ad un apposito anello fuori bordo, guardai lo scandaglio, la manovra era stata perfetta, eravamo ancorati nel canalone.
Senza perdere tempo Carlo finì di preparare le canne agganciandogli il piombo terminale, un piombo da 300 grammi, capii allora il perché di quei mulinelli e quei cimini, io accudivo a Claudio facendogli vedere come innescare il calamaro e la sarda mentre Carlo faceva altrettanto con Enrico e finalmente le lenze furono calate.
Non appena sul fondo, i cimini seppur grossi si piegarono istantaneamente, misi la mano sopra quella di Claudio per fargli vedere come doveva comportarsi per ferrare e lasciai che recuperasse.
Come avevo previsto il recupero fu rapidissimo, tanto che la grossa girella che collegava la madre lenza al finale andò a forzare nell'anello del cimino facendolo piegare al limite della rottura mentre Claudio forzando sulla manovella del mulinello, stava per spezzare tutto, lo fermai giusto in tempo prima del crak.
In fondo alla lenza tre giganteschi sarroni stavano con la loro grande bocca spalancata dalla quale usciva una parte della vescica natatoria per il cambio repentino di pressione.
Anche ad Enrico era successo qualcosa di simile a Claudio con un sarrone più che gigantesco, non pensavo arrivassero a queste dimensioni, comunque, dopo questo, chiesi a Carlo se avessi potuto intervenire a salvaguardia delle attrezzature, avuto il suo consenso, presi dalla mia cassetta tre palline rosse in plastica di grosso diametro che io chiamo semafori, tagliai la madre lenza sopra la girella, infilai il semaforo e rilegai il tutto, spiegai ai due che questa pallina alla fine del recupero non doveva toccare il cimino, e come un semaforo non potevano non vederla.
Continua.
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da bruno21 »

capitolo 4
La pesca continuò e anche Carlo calò la sua canna in acqua dicendomi di preparare anche la mia attrezzatura e di cominciare a pescare, i due toscani con i quali avevo scambiato qualche battuta di spirito erano ora autosufficienti, innescavano, ferravano (male) slamavano le loro prede usando i miei slamatori che avevo messo a disposizione, le mangiate erano calate repentinamente in quanto i sarroni sono pesci territoriali e una volta che hai preso quelli nei dintorni e che abboccano facilmente, pochi altri si avvicineranno.
Misi a scongelare in una bacinella una mezza confezione di preziosi gamberi di paranza e una decina di cannolicchi e preparai la canna, presi un terminale già pronto scegliendolo tra quelli che tengo avvolti singolarmente in una rotella colorata di polistirolo dove su un lato c'è l'immagine del parago con la scritta: i bolentini di Bruno 21 e sull'altro le informazione sulla composizione del terminale e la lunghezza dei braccioli, il tutto messo in una bustina in plastica trasparente tipo blister con chiusura a pressione in modo che l'aria salmastra non lo deteriori.
Lo svolsi con cura, sotto gli occhi indagatori di Carlo che raccogliendo la rotella e leggendo la parte tecnica mi guardò scuotendo la testa, io incurante continuai nella mia preparazione.
Allungai la canna da 3 metri e mezzo in carbonio alto modulo, leggera come una piuma, piazzai il cimino medio, innestandolo a baionetta nel sottovetta, ed avvitai il mulinello nel suo alloggiamento, un mulinello taglia 4000 della TICA, passai il multifibre attraverso gli anelli, un sottilissimo e resistentissimo 0,15, misi il semaforo e legai il moschettone con girella sul quale agganciai il terminale, presi un piombo da 100 grammi e lo agganciai al moschettone singolo in fondo al bolentino, innescai tre gamberi ancora belli rosa come appena pescati e chiesi a Carlo se mi poteva fare un po' di posto dietro lui.
La sua risposta mi sorprese:- perché non peschi costì a prua, hai tutto il posto che vuoi.
-Se calo qui a prua, gli spiegai, con questo piombo più leggero del tuo, la corrente mi fa derivare verso di te che hai il piombo più pesante e ci ingarbuglieremo sicuramente.
Sbuffando un po' Carlo, che non aveva fatto fino ad allora una grandissima figura con i suoi clienti, si spostò di pochissimo lasciandomi appena lo spazio sufficiente per poter pescare, mi accomodai alla meglio e calai il mio bolentino.
Non passarono trenta secondi che il vettino dette i primi segni di vita, piccoli tocchi leggeri, non repentini, mossi appena il piombo e la vetta si piegò decisamente, ferrai con cautela e in fondo alla mia lenza si scatenò l'inferno.
Continua.
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Messaggio da mikke »

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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da bruno21 »

capitolo 5

Nonostante non sia "di primo pelo" non riuscivo minimamente a controllare quello che stava accadendo la in fondo, sapevo però che in qualche modo dovevo sollevare dal fondo la lenza di almeno un metro, per evitare che il pesce strusciasse sugli scogli il mio bracciolo, rompendolo.
Maledissi la scelta di avere innestato il cimino medio anziché quello più robusto che mi avrebbe aiutato molto nel recupero ma volevo essere troppo più bravo e più furbo di Carlo e ora pagavo questa scelta.
La frizione tarata perfettamente faceva uscire il multifibre nelle testate che l'amico la in fondo dava continuamente, trascorsero un paio di minuti prima che il pesce desse una pausa nella lotta e subito ne approfittai per recuperare un po' di filo, la canna era piegata allo spasimo e Carlo mi chiese se avessi agganciato il fondo.
Lo guardai con compassione, ma come poteva un charter di pesca non accorgersi della differenza, gli risposi con una battuta tutta toscana:- devo aver preso il tappo, ci toccherà tornare a piedi.
L'amico la in fondo aveva ripreso fiato e nuovamente la battaglia si riaccese, ora però, con il pesce sollevato dal fondo, controllavo meglio le sue fughe e la frizione che lavorava a meraviglia, cedeva sempre meno filo via via che il tempo passava e la forza del mio rivale andava sempre più scemando.
Durante una pausa recuperai una decina di metri di lenza e solo allora mi accorsi durante il sollevamento che non si trattava di un solo pesce ma come minimo era una coppiola.
Ora ero decisamente padrone del campo, riuscivo a controllare le fughe unicamente con la canna senza più il supporto della frizione così la stinsi escludendola, finalmente le pause si fecero più frequenti e guardando il mulinello mi accorsi che mancavano una quindicina di metri scarsi da recuperare.
Non mi ero accorto che Claudio ed Enrico avevano smesso di pescare ed erano alle mie spalle, proprio loro videro per primi attraverso quell''acqua cristallina il pesce.
-E' enorme, disse Claudio, no, guarda meglio aggiunse Enrico, sono due, sono due bestioni uguali, mi batterono le mani sulle spalle facendomi perdere quasi l'equilibrio, e poi non avevo ancora vinto, chissà in quale stato era ridotto il bracciolo strusciato con violenza dalle labbra di quei pesci, si trattava però di fluorocarbon dello 0,26 molto resistente all'abrasione; usavo questo nylon per i braccioli per la sua invisibilità in acqua e per la sua capacità di tenere anche se leggermente abraso, se avessi avuto un nylon a quest'ora i pesci lo avrebbero già spezzato.
Chiesi a Carlo di preparare il guadino e portai le due prede in superficie, non erano uguali come avevano detto e non erano neppure della stessa specie, quello preso al bracciolo più alto era un praio vicino ai due chili, mentre sull'amo pescatore vicino al piombo sguazzava un pagellone che superava sicuramente il chilo, non dissi niente e non lo feci notare ma il bracciolo mediano non c'era più, sicuramente strappato dopo la ferrata, succede quando si allamano più pesci grossi insieme, se uno tira da una parte e uno dall'altra tutto è affidato al carico di rottura del nylon ed è il più grosso riesce a spezzarlo.
Abilmente guadinati da Carlo, i due pesci stavano ora tamburellando sul pagliolo in plastica del gommone.
Continua
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da chris »

dai Bruno continua!!!!
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da Openboat »

L'ho sempre detto che sei uno "scrittore"....

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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

Messaggio da bruno21 »

Capitolo 6

Dopo i complimenti e gli urrah di Claudio ed Enrico ai quali Carlo non prese parte, la pesca continuò, la confusione fatta sul fondo dai pesci allamati, sicuramente aveva messo sul chi vive eventuali altri clienti, bisognava attendere una mezz'ora per farne avvicinare qualcun altro ma non ce ne fu il tempo, Carlo decise che occorreva fare una spostatura perché le beccate erano cessate, così, senza ascoltare il parere degli altri, mise in moto ed effettuò, con perizia, la manovra di disancoraggio.
Ora l'ancora era trascinata di poppa, come facciamo noi a Livorno, mentre navigavamo verso un'altra posta che Carlo aveva inserito nel GPS, percorremmo circa un mezzo miglio e questa volta decise di ancorarsi vicino ad un sommo fermandoci sulla scarpata di levante, il fondo completamente roccioso faceva segnare 49 metri.
Le marcature rosse che si vedevano sullo scandaglio erano numerose, un altro posto veramente promettente, però a mio avviso, non il massimo per i pagelli, lo battezzai come una posta ideale per le tanute e non mi sbagliavo.
Lasciammo che Claudio ed Enrico calassero per primi, perché Carlo ed io sapevamo che i sarroni non sarebbero mancati, la taglia di questi era discreta, ma niente in confronto a quelli presi nel canalone, la festa durò per un'oretta e i due non attuivano a recuperarli anche tre per volta, poi, come al solito le beccate si rarefecero e mentre Carlo approfittò per calare la sua lenza, io decisi di sostituire il terminale.
Ne scelsi uno tra quelli nei quali la figura della tanuta campeggiava in bella mostra, l'ora ormai pomeridiana ed il sole alto fecero ricadere la mia scelta su braccioli lunghissimi di un metro costruiti in fluorocarbon dello 0,24, rischiosissimi per il pericolo di farne una matassina a causa del ridotto diametro, ma dovevo provare così.
Con un coltello affilato prelevai da una sarda due filetti del dorso e li cucii, ripassandoli più volte, con un amo del n°2 di filo sottile, a gambo lungo e di colore nero, calai sempre a valle di Carlo.
Appena sul fondo vidi i segnali inequivocabili dei sarroni sul cimino e ne salpai uno anche piccolo, ricalai e ancora la stessa storia, alla quarta calata decisi di cambiare esca, passai così al cannolicchio e poi al gambero, cambiava la musica ma non i suonatori.
Eppure le tanute dovevano esserci, occorreva cambiare qualcosa.
Durante questa calata, una volta raggiunto il fondo, dove immediatamente le esche venivano aggredite, recuperai cinque giri di manovella e fissai la lenza nell'apposita tacca ferma-nylon che c'è in tutte le bobine dei moderni mulinelli, recuperai le prede e questa volta innescai due grosse strisce di calamaro che avevo assottigliato e battuto con il coltello sul tagliere, calai nuovamente e questa volta mi fermai sollevato dal fondo perlomeno di quattro metri, evitando i sarroni.
Rimasi in quella posizione per una decina di minuti prima di vedere qualcosa mentre gli altri si sfogavano con i sarroni e qualche sarago fasciato di buone dimensioni.
Finalmente il cimino si piegò bruscamente e la canna mi venne quasi strappata di mano, una bella tanuta aveva abboccato, non era grossissima, sul mezzo chilo, ma fu l'apripista per le amiche, un po' più piccole ma divertenti.
Loro si ostinarono a pescare sul fondo, dove una volta finiti i sarroni e la famiglia dei saraghi, stettero a guardarmi con le mie tanute.
Vedendo tutto ciò Carlo volle dire la sua, un suo ragionamento che non faceva una piega.
-Voglio vedere Bruno se agganci una cernia, come fai, con una testata ti tronca anche la canna, qui succede spessissimo di incocciarne una e con la mia attrezzatura riesco sempre ad averne ragione ecco perché insisto a pescare e far pescare con questi nylon che te chiami cime, con questi ami che te chiami ganci da macellaio, con questi piombi che te chiami corpi morti e con queste canne che te chiami pali da vite, chi vuol venire con me pesca come dico io.
Non volli rispondergli, io in carriera mai avevo avuto a che fare con una cernia e anche se fosse stato così mai avrei cambiato il mio modo di pescare per quell'unico pesce, rinunciando al divertimento che danno le altre prede più comuni, così per non rispondere mi misi a canticchiare una vecchia canzoncina riveduta e corretta.
-Tutto va ben madama la marchesa, tutto va ben tout va tres bien, i quadrati, i triangoli, le strisce per terra, i ganci, i corpi morti, tutto fa brodo, tutto fa brodo.
Le cernie quel giorno avevano la festa del patrono e non si fecero vive, una volta a terra i due clienti misero nel loro frigo i pesci che avevo catturato io e lasciarono a Carlo i sarroni, chiesero se per le prossime uscite fosse stato possibile avere anche me a bordo e usare le mie attrezzature, avrebbero pagato anche un surplus per questo.
Mi scusai, prima che Carlo rispondesse e gli dissi che non era possibile dato che avevo altri impegni e quella era stata solo una casualità, mi offrii però di accompagnarli in un negozio di pesca dove avrebbero potuto acquistare canne, mulinelli, multifibre, i terminali glieli avrei dati io dei miei.
Per le esche potevo dargli quelle avanzate, ma i cannolicchi li avrebbero trovati in pescheria, andavano alla grande per i pagelli li avevo già provati varie volte con successo.
Salvai così capra e cavoli, il giorno dopo andammo a comprare il necessario e con Carlo fissarono diverse uscite.
Dalle successive telefonate che ricevetti da Claudio seppi che la pesca andava benissimo che ad ogni uscita, a suo dire, facevano a Carlo "un culo così" pescando con la loro fiammante attrezzatura.
Le cernie? Ne avevano vista una in una vecchia foto che Carlo mostrava orgogliosamente, a sentir loro doveva risalire ad un ventennio fa.
FINE
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Re: TUTTO VA BEN MADAMA LA MARCHESA.....

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Per tutti i suoi post e i suoi suggestivi racconti di amicizia e pesca un grande hurrah per il ns amico Bruno :smt023
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