La traina con il vivo.

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bruno21
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La traina con il vivo.

Messaggio da bruno21 »

Mi guardai attorno per chiedere aiuto ma non incrociai con lo sguardo nessun altro.
Era la prima volta che innescavo un calamaro, lo avevo visto fare decine di volte ma non lo avevo mai fatto.
Avevo innescato aguglie, sugarelli, occhiate ma i calamari no, lo avevo sempre lasciato fare agli amici più esperti per il timore di rovinare un’esca così preziosa.
Devo essere deciso, pensai tra me, sono sicurissimo che tutto andrà bene, e ripercorsi mentalmente le fasi dell’innesco.
Col piccolo retino tolsi dalla vasca del vivo uno dei quattro calamari che nuotavano all’interno, il frutto di due ore di pesca a questi cefalopodi, assieme a sei sugarelli catturati col sabiki.
Avevo in precedenza predisposto sulla murata di poppa un piccolo asciugamani bagnato con acqua di mare per effettuare l’innesco con più tranquillità, senza il timore di far soffrire la mia esca appoggiandola direttamente sul vetroresina.
Dal fly bridge la voce di Massimo, l’armatore di quei quattordici metri di bellissima barca di nome Toa, mi giunse chiara e forte: Bruno innesca quello più grosso e mettilo a mezz’acqua, ci sono diverse marcature di ricciole in caccia.
Toccava a me, appoggiai il calamaro sul panno, presi l’amo pescante con la mano destra, mentre la sinistra lo teneva fermo, lo infilai tra i tentacoli facendo uscire la punta dell’amo, poi presi l’amo trainante, lo feci scorrere alla giusta misura e lo appuntai in cima al cappuccio.
Guardai per un attimo con soddisfazione il lavoro e lo giudicai abbastanza buono per essere la mia prima esperienza.
Proprio in quel momento Giuseppe uscì dalla cabina con in mano una Moka fumante ed alcune tazzine di plastica, salì sul fly e servì a Massimo un caffè bollente, poi scese nel pozzetto e appoggiò la caffettiera sul tavolo vicino alla scaletta che era attrezzato con un ferma oggetti a molla per tenere la caffettiera dritta anche con le onde.
Nel frattempo io avevo già messo in mare il calamaro che nuotava perfettamente, trainato alla velocità di circa un nodo, avevo infilato la canna nel portacanne ad incasso e stavo dando lenza con le mani per fare allontanare l’esca.
Quando arrivò la piccola ma robustissima girella, Giuseppe aveva già in mano il moschettone del nylon di un metro circa di lunghezza, in fondo al quale era legato il piombo guardiano.
Lo agganciò abilmente lasciando aperto il moschettone, nell’anello della girella dalla parte del mulinello in modo che il terminale potesse girare liberamente.
Stavamo pescando su un fondale di 55 metri per cui l’esca avrebbe dovuto lavorare sui 30/35.
Quando il piombo entrò in acqua iniziai a contare le bracciate, facendole circa di un metro e ne contai quaranta.
Tarai la frizione del mulinello agendo sulla leva e assicurandomi della giusta tensione svolgendo ancora alcuni metri tirandolo con le mani e recuperando poi con la manovella.
Giuseppe stava intanto innescando l’altro calamaro sulla canna che sarebbe stata poi posizionata sul fondo per tentare qualche denticione o qualche praio.
Cominciò a calare ed io mi affrettai a dargli una mano con il guardiano come lui in precedenza aveva fatto con me.
Calò il nylon tenendo la canna in mano e mollando un po' la frizione finchè il piombo arrivato sul fondo iniziò a far vibrare il cimino.
Mise la canna nel portacanne e sollevò il piombo con cinque giri di manovella, tarando poi la frizione come avevo fatto io.
Nel giro di dieci minuti tutte e due le canne erano in pesca.
Ci versammo il caffè e ci sedemmo sulle comode poltrone centrali tenendo d’occhio le canne.
Improvvisamente il cimino della canna a ricciole dette segni di vita, mi alzai e un attimo dopo avevo già la canna in mano pronto alla ferrata.

Continua
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bebo
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da bebo »

YEEESSSSSSSSSSS!!!!!!!!!! :smt026
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da BestBoat »

Poi :pop
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da duchessa »

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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da Kraken »

Dai Bruno,non tenerci sulle spine!!!!! :smt039 :smt039 :smt039 :smt039
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bruno21
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da bruno21 »

Guardavo il cimino con molta attenzione per capire esattamente quando il pesce avrebbe abboccato in modo di ferrare nel momento più opportuno.
A parte piccoli fremiti, non succedeva altro.
Capivo perfettamente che non si trattava della tanto agognata ricciola, lei non si comporta così, normalmente dopo un primo assaggio, segue una decisa mangiata e un’altrettanto decisa fuga ma questo tentennamento prendi e lascia non poteva essere opera sua.
Finalmente il cimino della canna da trenta lbs si piegò un po’ più decisamente ed io risposi subito alzando velocemente la canna con potenza.
Dall’altra parte non ebbi nessuna reazione, anzi, mentre riabbassavo la canna il cimino tentennò ancora.
Guardai Giuseppe che non si era perso una mossa e lui scosse la testa dicendomi:- Bruno tira su, temo di sapere cosa è successo.
Anche Massimo dal fly mi disse la stessa cosa:- tira su Bruno.
Avevo già cominciato ad avvolgere il nylon a mare e pochissimi secondi dopo apparve il piombo guardiano, Giuseppe lo sganciò ed io completai il recupero.
Apparve il calamaro, o meglio, quello che restava del cefalopode più grosso che avevamo catturato.
Era tutto mangiucchiato e i tentacoli erano spariti, l’amo pescante pendeva da quello che restava del roseo mantello che aveva cambiato colore ed era ora di un bianco immacolato.
L’amo trainante invece era al suo posto ben fissato all’estremità del cono.
Giuseppe lo prese in mano e decretò: tanute Bruno, speriamo bene, più volte ci hanno sciupato tutti i calamari lasciandoci con un palmo di naso, poi rivolgendosi a Massimo gli chiese se avesse visto niente sullo scandaglio.
- E’ pieno di tanute, rispose Massimo, ne vedo di continuo però tutti i branchi sono molto sollevati dal fondo, sarebbe meglio finchè perdura questa situazione mettere le due canne a dentici.
La nostra intenzione però era di pescare a ricciole e secondo me una canna rasente il fondo c’era già, per cui volli anch’io esprimere la mia opinione.
-Nessun problema se decidi di voler fare così Massimo, ma, oltre ai calamari abbiamo anche qualche bel sugarello, cosa ne pensi se innesco un sugarello e lo metto a mezz’acqua? Le tanute non gli daranno noia e anche se non sarà buono come un calamaro se c’è qualche ricciola in caccia sicuramente sarà tentata anche da lui.
-Buona idea Bruno, fai pure come credi, rispose dall’alto Massimo, preferisco anch’io questa soluzione e non rinunciare ad una ricciola.
Riavvolsi il terminale che avevo utilizzato in precedenza, quello armato con due ami e tirai fuori una mia creazione, già sperimentata e tenuta segreta fino ad allora sui sugarelli.
Si trattava di un terminale con il solo amo pescante, mentre, al posto del trainante avevo legato, su un corto spezzone scorrevole in nylon, un moschettone opportunamente da me modificato atto ad essere infilato passando dai fori delle narici, permettendo così all’esca di muoversi liberamente e di nuotare più naturalmente che con l’amo.
Col retino scelsi l’esca più grossa e vivace, ma erano tutte più o meno della medesima misura e tutte ben guizzanti, lo innescai e lo misi in acqua.
L’esca si muoveva perfettamente, senza lasciarsi trainare ma anzi zigzagando come desideravo.
Gli lanciai un bacio con la mano e lo feci affondare tenendolo più a galla rispetto al calamaro, decisi di farlo nuotare sui venti metri.
Appoggiai la canna nel suo supporto e salii la scaletta che portava sul fly del Toa.
Mi sedetti sulla poltrona del co-pilota accanto a Massimo, queste sedute sono molto alte per permettere di pilotare comodamente avendo una visione perfetta davanti e lateralmente, il ponte è chiuso da ampie vetrate e la tenda posteriore lasciata aperta per avere un contatto diretto con il pozzetto.
La strumentazione è composta da un’eco da 10’ e da un GPS cartografico della stessa dimensione.
Nonostante l’andatura lentissima, la rotta viene perfettamente tenuta grazie all’uso dell’elica di prua che manovrata all’occorrenza permette di tenere un’ottima direzionalità.
Gli chiesi se avesse voluto scendere nel pozzetto e lasciare a me i comandi.
Come mi aspettavo non se lo fece ripetere due volte, mi mostrò sul GPS la “stradina” tracciata in precedenza che dovevo seguire meglio possibile perché saremmo passati nei punti più promettenti della secca.
Mentre si alzava dalla poltrona dal pozzetto giunse la voce di Giuseppe dal basso:- Strike!

Continua lunedì.
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da mikke »

:wcj :wcj :pop :pop
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da bebo »

Ora che ha la barca sotto casa, mi sa che questa volta ce la farà sudare......il "marpione" :sarc :sarc :sarc
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bruno21
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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da bruno21 »

Massimo si precipitò giù dalla scaletta, mentre io prendevo i comandi del Toa.
Dall’alto non perdevo d’occhio neppure un istante il pozzetto ed al tempo stesso manovravo con tranquillità perché sulla secca pescavamo in solitario, l’unica barca che vedevo, distante almeno un miglio, trainava su un altro Hot spot che ben conoscevo.
Giuseppe passò la canna a Massimo con il pesce allamato perché provvedesse al combattimento, questo per dovere di ospitalità verso l’armatore.
Nonostante tutta la sua esperienza il dentice, perché sicuramente di questo si trattava, non voleva saperne di staccarsi dal fondo.
Guardavo la canna con il calcio piantato nell’apposito bicchiere del pancerino, che descriveva un arco perfetto.
D’altra parte si trattava di un ultimissimo modello uscito dai laboratori di quel mago delle canne che è Nodari con il suo marchio Normic
La canna era armata da un mulinello Accurate di giusta taglia e l’insieme era quanto di meglio potesse offrire il mercato.
Massimo forzò ancora di più il pesce con l’intento di non farlo strusciare sul fondo dove facilmente avrebbe trovato il sistema di liberarsi o di rompere, e, ci riuscì, solo alcuni metri, ma ora il combattimento prendeva decisamente un’altra piega.
-Bruno, mi disse, è grosso è esagerato, riesco a malapena a tenerlo sollevato senza farlo riaffondare, mai sentito un dentice così potente.
-Lo vedo, risposi, però la canna lavora benissimo e vedrai che lo stancherà, l’importante è tenerlo in tensione, faccio una piccola virata dalla tua parte perché davanti a noi il fondo sta risalendo e ho paura che possa strusciare sul fondo.
-Grazie Bruno, mi disse Massimo da sotto, e poi sorridendo aggiunse: sei un amico.
Azionai l’elica di prua e la barca rispose prontamente, avrei fatto una virata larga per restare nella parte profonda della secca e dalle indicazioni dello scandaglio e del cartografico vidi che stavo facendo la cosa giusta.
Giuseppe intanto aveva salpato l’altra canna, l’aveva liberata dal piombo guardiano e aveva messo il sugarello innescato nella capace vasca del vivo.
Intanto vedevo che il dentice si dava daffare con alcune testate, lo rivelava la canna il cui cimino si piegava ancora di più per poi tornare alla curvatura precedente, intanto Massimo aveva recuperato altri metri di lenza, faticosamente, ma il pesce se li era ripresi in brevissimo tempo.
Per la paura di rompere il terminale Massimo non forzava più di tanto, passarono ancora alcuni minuti con piccoli recuperi e fughe, poi la potenza della canna e la frizione del mulinello, unita all’esperienza dell’angler ebbero la meglio.
Massimo cominciò a sollevarlo decisamente e nonostante qualche piccola riaffondata il dentice veniva inesorabilmente portato verso la superficie.
Da parte mia manovravo in modo che il combattimento si svolgesse correttamente con il pesce sempre di poppa ed il nylon fosse ben lontano dalla murata.
La trasparenza dell’acqua e l’altezza del fly mi permisero di vedere il pesce prima degli altri.
Era enorme, non avevo mai visto un dentice di quella stazza e ora veniva uno dei momenti più delicati.
Il pesce sarebbe aggallato e si sarebbe messo di piatto facendosi trascinare verso la barca, un errore anche piccolo sarebbe stato fatale.
Quando venne il momento, misi la fiancata di destra, quella dalla quale aveva combattuto Massimo, sottovento e fermai la barca esattamente al traverso del pesce.
Aggallò come avevo previsto e dato lo scarroccio del Toa la tensione fu sempre costante.
Provò a riprendere il fondo, ma, ormai aveva preso una boccata d’aria e le forze si erano esaurite.
Giuseppe, accanto a Massino, era pronto con il raffio, poi improvvisamente vedendo la barca il bestione ebbe un ultimo sussulto e si immerse per un paio di metri nuotando pericolosamente verso la fiancata.

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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da bruno21 »

Santa Maria, più che una secca è una zona di pesca, si raggiunge dal porto di Santa Teresa navigando verso Punta De Li Francesi e percorrendo circa otto miglia.
La profondità è abbastanza omogenea sui 45/50 metri per cui si presta benissimo a questo tipo di pesca.
Riesco poco a spiegarmi il perché questa zona sia ben frequentata da dentici e ricciole, massicciamente presenti e di buona taglia, però, se si guarda attentamente la carta nautica ci accorgiamo che qui il fondo marino è prevalentemente roccioso mentre tutto intorno vi sono ampie distese di sabbia.
L’altro elemento imponderabile e secondo me anche un po’ misterioso è la corrente che qui sulle Bocche di Bonifacio determina lo spostamento dei branchi di piccoli pesci che noi pescatori chiamiamo mangianza e fa si che al seguito di questi siano presenti i loro predatori innescando la catena alimentare voluta dalla natura.
Per me che prediligo il bolentino la corrente spesso mi impedisce di pescare come vorrei e dovrei, piombando troppo e perdendo una parte delle delicate tocche dei pagelli di taglia.
Quando sul “quadrato di pesca” una ricchissima zona davanti Capo Testa, ben delineata sulle carte nautiche come un quadrato tratteggiato, che, fa parte di un accordo internazionale Italo-Francese, siglato al tempo di Andreotti ministro degli esteri, e, che prevede che possano pescarvi indistintamente i pescherecci italiani e francesi, dicevo, quando in questa zona c’è una corrente violenta, mi dirigo puntando verso la Corsica e precisamente verso Cap De Feno, dove c’è una piccola secca di forma triangolare, sembrerà strano ma qui la corrente è quasi assente.
Misteri delle Bocche.

Non potevo manovrare né fare niente per parare questa ultima reazione del dentice non c’era tempo.
In questi casi l’unica cosa alla quale affidarsi è l’attrezzatura, e, qui eravamo ai massimi livelli, e sperare in un colpo di fortuna.
Infatti un po’ di questa non guasta ed aiuta gli audaci e il dentice era ampiamente meritato, mancava appena un metro dal nylon alla chiglia, quando il pesce bruscamente e senza nessun motivo cambiò direzione dirigendosi verso poppa.
Passarono solo pochi istanti ed il pesce riemerse, questa volta definitivamente era vinto e stravinto,
non battè più neppure la coda, si lasciò trascinare sdraiato su di un fianco fin sottobordo e Giuseppe senza porre tempo in mezzo lo raffiò deciso e lo sollevò depositandolo nel pozzetto.
Potemmo così ammirare gli splendidi colori della vita di questo valoroso avversario che aveva regalato tante emozioni.
Procedendo alla slamatura ci accorgemmo che qualcuno non fosse stato abile come il nostro equipaggio, infatti sul labbro superiore era conficcato saldamente un amo del 6/0 non ancora arrugginito e uno spezzone che giudicai di diametro 0,60.
Riprendemmo tutti fiato, mentre Massimo entrò in cabina, uscendo un minuto dopo con una bella bottiglia di Torbato ghiacciato e alcuni fluts di plastica, il tappo venne fatto saltare tra gridolini di soddisfazione e pacche sulle spalle, i bicchieri furono riempiti e vuotati due o tre volte e dopo i brindisi di Torbato ne era rimasto ben poco.

Le canne furono rimesse in pesca ed io tornai ai comandi del Toa, procedetti verso il percorso tracciato per riprendere "la stradina" ritornando da dove avevamo incocciato il dentice e ripensavo a quella strana armatura che avevo realizzato, tralasciando il sistema tradizionale che prevedeva un terminale di un paio di metri in fluorocarbon, sarà stato questa variante ad indurre il vecchio ed astuto predatore ad abboccare oppure sarà stato solo un caso?
Nessuno potrà mai saperlo, però quella modifica che avevo apportato mi sembrava molto azzeccata e forse in quel giorno stesso ne avrei avuta la riprova.

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Re: La traina con il vivo.

Messaggio da bruno21 »

Semplice e molto catturante questa tecnica di pesca, le cose, per me assolutamente negative sono principalemte due.
Il fatto di avere sempre la barca con i motori accesi e pilotara a velocità attorno ad un nodo cercando di mantenerne la direzionalità, nonostante correnti, vento e onde.
Con il Toa, grazie all'elica di prua, la cosa era abbastanza semplice, non così per i monomotore e specialmente se si tratta di entrobordo.
L'altro aspetto, secondo me negativo, riguarda l'azione di pesca.
E' vero che per praticare correttamente questa tecnica occorre un team ben assortito: skipper, angler, mate, ma, è altrettanto vero che il divertimento più che altro è riservato solo all'angler che lotta con il pesce di turno.

Parliamo dunque dall'attrezzatura.
Certamente la mia opinione sarà molto soggettiva, ma dato il peso del piombo guardiano, per me una 30 libbre di 6 piedi e mezzo, è la canna più adatta.
In commercio se ne trovano da tutti i prezzi, però permettetemi di fare una considerazione, questa canna con molta probabilità durerà tutta una vita, per cui valutiamo attentamente l'acquisto non facendoci condizionare solo dal prezzo, orientiamoci sulle marche primarie possibilmente di produzione italiana, scartando quelle cinesi di basso o medio prezzo ma di infima qualità, ne ho avuto più volte la riprova.
Al momento dell'acquisto fate attenzione agli anelli, specialmente l'apicale e l'anello adiacente.
Questi dovranno avere un diametro interno, tale da far passare agevolmente una girella.
Non fate caso al negoziante se vi comincerà a parlare di nodi e di sistemi di legatura per ridurne il volume, lasciatelo ragionare e poi riappoggiando la canna nello scaffale, ringraziatelo e andate a cerca l'oggetto da un'altra parte.
Per il mulinello adotterei il medesimo criterio di scelta, personalmente preferisco l'Alutecnos per la loro disponibilità sia nella riparazione, sia per la manutenzione ordinaria, fattibile presso l'azienda stessa.
Una volta caricavamo un buon nylon dello 0,70, ma, i vantaggi del mutifibre o Dynema o trecciato o come diavolo vogliamo chiamarlo, sono molteplici.
Uno 0,35 sentirà molto meno l'effetto trainanate e la lenza resterà più a picco, e le beccate verranno trasmesse visibilmente sulla canna perchè questi fili sono privi di elasticità.
I piombi più adatti sono quelli a forma conica e fondo semisferico, meglio se muniti di girella in testa al cono e timone direzionale: eviteranno di girare o comunque gireranno pochissimo.
Di questi ne dovremo avere una piccola scorta, partendo da 500 grammi, 700 grammi, 800 grammi ed un chilo.
La girella che unisce il multifibre alla parte finale dovrà essere piccola e con portata da 40 libbre, costano un po' ma sono eccezionali.
I moschettoni per agganciare il piombo alla girella, una bobina dello 0,30, ami robustissimi dal 3/0 al 6/0 e fluorocarbon di buona marca, senza bisogno di spendere un capitale, spiegherò poi perchè, completeranno l'attrezzatura.
Dimenticavo, un raffio di media lunghezza è necessario, assolutamente.

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