RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

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Jabar
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

23 luglio 2016
4ª Tappa: CASTEL DEL FERRO / MOTRIL / LA HERRADURA - 2 notti - 23,0 miglia.
Mare deformato senza frangenti fino Motril, poi robusto giardinetto da sinistra./b]

Col nuovo giorno l'energia prodotta dalla passata perturbazione appare esaurita anche se il moto della superficie dell'acqua testimonia come il suo smaltimento sia ancora in corso. Tuttavia l'assenza di frangenti rappresenza per me il via libera per proseguire la mia navigazione verso ovest.
Superato il bellissimo promontorio roccioso di Calahonda, la costa rientra fino a riprendere l'allineamento costiero precedente lo stesso promontorio. Nel suo ridosso c'è la grande cittadina di Motril col suo porto commerciale e le linee di traghetti che lo collegano alla sponda opposta del Marocco tra cui le enclavi spagnole di Melilla e Ceuta.
Il traffico pesante di questo tratto di mare, rende l'ingresso nel porto un po' turbolento per Eta Beta che può riposare ed "abbeverarsi" di combustibile solo nella zona portuale riservata ai diportisti nel pontile del benzinaio.

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È la prima volta che mi capita di ricevere una fattura del rifornimento ove vengono registrati tutti i dati del natante. È probabile che lo scopo sia quello di monitorare meglio il traffico di sostanze illegali influenzato dal vicino Marocco.
L'addetto all'erogazione del carburante resta incuriosito da quello strano pallone sul fuoribordo e mi incalza con alcune domande inducendomi a confessare la mia provenienza e destinazione. Adesso il suo sguardo preoccupato si alterna tra i miei occhi e lo Zodiac finché cede ad una risata liberatoria alla quale mi associo per ben disporlo a trovarmi un angolino ove parcheggiare Eta Beta allo scopo di riposare e pranzare.

[attachment=7]25.jpg[/attachment]
Sosta sopra uno scivolo mobile a Motril.

È lui stesso a sollevare parzialmente il battello su di uno scivolo galleggiante in legno dopo avermi assicurato che non ci sono chiodi sporgenti.

Consapevole che tutti i ristoranti nelle aree portuali sono sensibilmente più cari, mi incammino nelle strade fuori dal porto finché mi fermo a contemplare un cartello che riporta il menù del giorno per soli 9 euro.

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Cottura carne su di una pietra rovente.

Una portata tipica spagnola è costituita da una pietra rovente sulla quale rosolare a piacimento dei pezzi di carne per poi consumarli.

Sulle 18,00 riprendo la navigazione in compagnia di un robusto mare al giardinetto di sinistra. Dopo mezz'ora la superficie tende a bonacciare incoraggiandomi a procedere più avanti lungo la costa senza una meta precisa.
Supero in successione le P.te di Velilla, della Concepción e del Cerro Garda oltre la quale c'è il grande centro urbano della Herradura, adiacente ad una grande spiaggia balneare, ove decido di effettuare la mia quarta tappa.

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Arrivo tra i bagnanti nella playa della Herradura.

Giunto a terra dopo aver percorso il "canal náutico", mi viene detto che non posso stazionare in quell'area che ha una gestione privata per il noleggio dei vari giochi d'acqua. La soluzione è semplice: mi basta superare il confine delimitato da una corda a terra e stazionare nell'area pubblica nel bel mezzo dei numerosi ombrelloni dei bagnanti.
Eta Beta sa integrarsi bene in quell'ambiente grazie alle sue ridotte dimensioni, che lo fa sembrare un canottino-gioco da spiaggia, tant'è che non ho mai subito lamentele o divieti né dalla Policia Local né dai socorristi addetti alla sicurezza in spiaggia. Oltretutto il fuoribordo resta sempre in verticale mantenendo i taglienti dell'elica e del piede aderenti alla sabbia tra i coni di poppa e così anche i bimbi possono giocare tutt'intorno senza alcun pericolo.
Dall'esplorazione del nuovo ambiente scopro che questa bella località rappresenta lo sbocco a mare della popolazione di Granada distante nell'entroterra una cinquantina di km. Mi piace questo posto che offre servizi e divertimenti a volontà e così decido di trascorrere qui due notti.

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Una splendida Jaguar scoperta d'epoca fa bella mostra di sé sul lungomare.

L'indomani mattina, dopo colazione in una caféteria sul lungomare, scopro parcheggiata questa splendida Jaguar scoperta d'epoca con una grande strumentazione rigorosamente analogica dei tempi passati. Il fortunato proprietario compare poco dopo facendomi godere alla partenza del possente rombo di quel motore.
La giornata trascorre tranquilla confondendomi tra i tanti turisti vacanzieri intenti a gustare le specialità culinarie locali.

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Utilizzo il tallone delle pinne per farmi la barba.

Verso sera è l'ora della toilette personale. Per farmi la barba verso un po' d'acqua nel tallone di una pinna ove posso risciacquare la lametta.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

25 luglio 2016
5ª Tappa: LA HERRADURA / P.to DE VELEZ / BENALMADENA / FUENGIROLA / CALABURRAS - 2 notti - 48,0 miglia.
Mare quasi calmo con qualche piccolo rinforzo locale.


Grazie ad un mare prevalentemente tranquillo, oggi intraprendo il trasferimento più lungo dell'intero raid con ben 48mgl percorse.

Ancora una volta mi lascio pervadere dalle sensazioni inebrianti uniche che scuotono il mio corpo ogni volta che mi distacco dalla terraferma: alle mie spalle gli agglomerati urbani ipermotorizzati col loro traffico caotico rumoroso e inquinante; davanti a me la pace, la serenità d'animo che ritrovo nella superficie liquida più estesa esistente in natura ove si specchia il sole coi suoi riflessi colorati sempre diversi, la sua mutabilità quando "gioca" col vento. Adesso sono in estasi, sospeso tra il fondale e il cielo... adesso sono davvero libero! adesso sono davvero felice!
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Parco marino protetto tra la Herradura e Nerja.

Superato il golfo della Herradura costeggio un parco marino protetto che si estende per 5mgl fino a Nerja. Questo tratto di costa è tra i più belli e spettacolari incontrati ma il mio desiderio di mettere il naso sott'acqua è precluso dalla guardiania a terra pronta ad intervenire per fare rispettare i divieti di ancoraggio, pesca e persino balneazione.
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P.to de Velez in vista.

Superata Nerja e la P.ta de Torrox, approdo al distributore di carburante nel porto di Velez in compagnia di tre barche adibite alla pulizia delle acque costiere. In attesa del benzinaio che si attarda a colazione, gli operatori ecologici mi riferiscono di recuperare ogni giorno tonnellate di immondizie galleggianti (possiamo solo immaginare quelle che vanno a fondo!) soprattutto plastiche e nylon che alcuni gabbiani ingeriscono per poi morire soffocati. Che tristezza! una cultura dell'ambiente che manca a molte persone che trattano il mare come un grande immondezzaio.
Uscito dal porto col serbatoio pieno, il sole basso alle spalle del mattino riflette in lontananza la sagoma di un monte leggermente distaccato dalla costa. Pensavo fosse una sporgenza ancora precedente Malaga e così punto su di essa senza curarmi di riscontrarla sulla carta nautica. Questo è l'esempio di come le distanze in mare possano trarre in inganno: quella che io valutavo intorno alle 8-10mgl era in realtà la punta di Benalmadena distante 24mgl ben oltre il golfo di Malaga.
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Benalmadena in avvicinamento.

L'avvicinamento a quel promontorio diviene così interminabile nonostante la mia crociera veloce di 14 nodi. Ma già a metà strada, col sorvolo sulla mia testa di alcuni aerei di linea, mi era venuto il sospetto di aver sbagliato qualcosa.
Il mare con la superficie olio sotto un sole brillante mi invoglia a fare una sosta per un bagnetto rinfrescante in quell'acqua blu inchiostro profonda un centinaio di m. L'occasione si prestava anche per collaudare la mia scaletta di risalita in corda a sei gradini.
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La tecnica di risalire a gambero con la schiena in appoggio sui tubolari per mantenere la scaletta verticale avrebbe funzionato se avessi avuto degli appigli sicuri ove bloccare le braccia aperte. Purtroppo questo gommone ne è sprovvisto e così, sotto i miei 95kg., la scaletta svetta lateralmente impedendomi di guadagnare la seduta sul tubolare. Per sicurezza avevo già indossate le pinne e così sono risalito, non senza difficoltà, fino a piazzare mani e braccia sul siluro per poi inclinare il corpo all'interno.
Sono rattristato da questa esperienza perché la limitata padronanza della mia mobilità nella gestione del gommone si riflette necessariamente sulla minor sicurezza nell'intraprendere questo genere di avventure.

Giunto nel porto di Benalmadena rifaccio il pieno ma non mi viene consentito di ormeggiare per riposare e pranzare, così riprendo la navigazione in cerca di maggior fortuna.
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Barca in panne da me soccorsa.

Sei miglia più avanti giungo nei pressi del porto di Fuergirola nei cui pressi vedo un diportista in difficoltà col 25 Yamaha che non riparte e che richiede il mio soccorso. Così lo aggancio con una cima e lo traino dentro il porto.
Adesso posso approfittare di quell'ormeggio occasionale per pranzare in un ristorante dell'area portuale eccezionalmente economico.
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Foto-ricordo con la cameriera del ristorante.

Tra le diverse portate mi viene servita un'abbondante razione di lasagne al forno dall'aspetto e sapore del tutto simili a quello delle nostre tavole: evidentemente in cucina c'è lo zampino di un cuoco di provenienza nostrana. Per questo inaspettato "regalo culinario", ringrazio e bacio la cameriera con una foto-ricordo.

Adesso la stanchezza si fa sentire anche per il sole a picco che non da tregua. Poco lontano, dopo la punta di Calaburras, imbocco il corridoio di atterraggio per sostare in una graziosa spiaggetta servita da un ristorante e un bar col servizio di ombrelloni.
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Arrivo sulla spiaggetta di Calaburras.

I tre socorristi mi danno il benvenuto senza fare alcuna obiezione per sistemarmi sul culmine della battigia a campeggiare.
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Giornata di relax sotto l'ombrellone.

Ho voglia di fermarmi qui un paio di notti per ricaricare le batterie dopo una giornata così intensa e così il giorno dopo lo dedico al relax noleggiando un ombrellone con la brandina per soli 4,5 euro.
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Riparazione pallone.

Intanto, per ragioni sconosciute, il pallone giallo perde pressione. Con un po' di fortuna scopro il foro e mi viene l'idea di ripararlo tappandolo dall'interno con un goccio di collante introducendo il becco del tubetto attraverso il foro della valvola. Sarà la stessa pressione del pallone gonfio a spingere il collante contro il foro tappandolo definitivamente.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

27 luglio 2016
6ª Tappa: CALABURRAS / P.to JOSÉ BANÚS - ESTEPONA (playa norte) 1 notte - 19,0 miglia.
Mare quasi calmo.


Ancora una volta la fortuna mi assiste con un mare prevalentemente calmo che mi consente di ripartire nuovamente verso ovest.
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José Banus in vista.
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Abitazioni di lusso al lato del porto José Banus.

Superata la P.ta di Cabo Pino giungo nella zona di Marbella e José Banús notoriamente famose per il loro profilo di località esclusive immerse nel lusso di danarosi stranieri ivi residenti.
Essi sfoggiano altresì le loro "propaggini dorate" nei porti esibendo i loro favolosi super-yachts con il seguito delle loro servitù.
Ma cosa ci fa un povero diavolo come me in queste località con un gommino che potrebbe essere il loro tender... del tender?
Eta Beta è un po' curiosa e con la scusa di fare rifornimento in banchina desidera sbirciare un po' in quell'"Harem" paradisiaco.
Il benzinaio mi dice che si può fotografare ma... guai a toccare con un dito la banchina: scatta subito una bolletta da 1.000 euro!
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Alcune foto dei mega-yacht ormeggiati nel porto.

Decido che è meglio cambiare aria e così torno col mio adorato "ronzino" a procedere lungo la costa fino a sbarcare nella bella spiaggia del Saladillo a nord di Estepona.
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Mi sistemo tra un gestore di giochi d'acqua e un ristorante dove poco dopo mi viene servito un buon piatto combinato.
Verso sera decido di fare un po' di pulizia al battello sgonfiando il pagliolo e liberando la carena da quei sassolini che fanno molto male ad un tutt'aria come questo.
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Jezzista in azione nel pub "La Antigua".

Dopo un bagno in mare mi cambio d'abito per visitare "La Antigua", un delizioso localino-pub dal quale si diffondono gradevoli note musicali ad opera di un jezzista di colore che impazza con la sua tromba.
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Tramonto dorato dietro la spiaggia e foto-ricordo con l'accappatoio rosso indossato.

(continua)...
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Messaggio da qwertys »

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Messaggio da Jabar »

28 luglio 2016
7ª Tappa: ESTEPONA / P.to SOTOGRANDE - ENSA DE GETARES / TARIFA
2 notti - 43,0 miglia.
Mare quasi calmo/poco mosso. Molto mosso da poppa ultime 5mgl prima di Tarifa


Fin'ora ho percorso 135mgl lungo la Costa del Sol senza subire incidenti e con la piena soddisfazione di aver raggiunto Estepona che era il limite più lontano che mi ero prefisso e così adesso posso ritornare sui miei passi fino a Roqueta del Mar per concludere il raid.
Posso altresì gioire per la buona sorte che mi ha assistito fin'ora con mari tutto sommato accettabili per queste zone che mi hanno consentito di navigare verso la méta con un buon passo e soprattutto non sono mai incorso nelle temibili finestre di maltempo che mi avrebbero bloccato a terra per più giorni come qui può accadere anche in piena estate.
Ma allora perché sto ancora indugiando? perché fisso lo sguardo sognante verso ovest anziché dalla parte opposta?
Sulla razionalità delle scelte che un appassionato può compiere in un itinerario come questo, si potrebbero scrivere pagine e pagine senza addivenire ad alcuna conclusione neppure con l'autorevole assistenza di uno psicologo.
Voglia di misurarsi con gli elementi ostili della natura? Desiderio irrefrenabile di esplorare località sconosciute e misteriose a costo di far scadere le più elementari regole di prudenza? Non saprei rispondere a questi quesiti, so solo che il 28 luglio di buon mattino il mio Eta Beta scivola spedito su di un mare quasi piatto con la prora rivolta verso l'imbuto dello Stretto di Gibilterra.
Mentre sorpasso il p.to de la Duchesa la vicinanza dello Stretto si fa sentire contando ben 9 navi appena entrate in Mediterraneo che procedono in fila indiana.
Poco dopo sulla mia sinistra incrocio 6 grossi delfini che viaggiano tranquilli col loro caratteristico nuoto a saliscendi: il tempo di raggiungere il cellulare, impostare la funzione foto e... dove sono finiti i miei amici cetacei? scomparsi! perdo così l'occasione di aggiungere una bella foto al mio reportage.
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P.ta de la Chullera.

Spesso mi capita di scoprire come il mare "cambia pagina" in corrispondenza delle punte più avanzate: è l'azione congiunta di vento e correnti che si orientano in modo tale da modificare la sua superficie anche in modo consistente.
Questo fenomeno si ripete anche dopo il sorpasso della p.ta della Chullera con l'aggiunta della comparsa di una inaspettata nebbiolina che riduce la visibilità.
Un paio di miglia oltre riempio il serbatoio nel porto di Sotogrande servito da una donnona grassa la quale mi conferma che oggi la foschia rende invisibile "el Peñón" (Rocca di Gibilterra) distante una decina di miglia.
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Rocca di Gibilterra in avvicinamento.

La superficie un po' traballante non impensierisce Eta Beta che plana agevolmente verso l'enclave inglese.
Ed eccola finalmente apparire in tutta la sua maestosità ed imponenza: la Rocca di Gibilterra mostra la sua parete granitica quasi verticale che si protende verso il cielo per oltre 400m per poi tuffarsi in un profondo mare blu.
Non è facile individuare dal mare La Línea de la Concepción città spagnola che confina col territorio inglese nelle cui acque territoriali continuo ad avanzare.
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Centro abitato in mezzo all'enclave inglese.

Al centro del lato est della Rocca rivolto al mare aperto, c'è il centro abitato La Caleta con l'Hotel Catalan Bay, ben protetto da frangiflutti artificiali: si può entrare con qualsiasi mare in un bacino chiuso per ormeggiarsi nel porticciolo. Quel "quadretto" che si staglia alla base di una grande parete rocciosa verticale è talmente delizioso che decido di fotografarlo.
Poco più avanti mi viene incontro una motovedetta la cui vocazione militare è evidenziata dalla presenza di un cannoncino sulla coperta. Sul ponte ci sono due ufficiali che mi scrutano coi loro binocoli. Con tutta probabilità essi sono incuriositi da quello strano pacco blu fissato sulla prora.
Proseguo indifferente finché essi mi sfilano sulla dritta mostrando sul fianco la grande scritta "POLICE". Dopodiché fanno dietro-front sulla mia poppa e mi affiancano dal lato del mare aperto.
Ormai sono rassegnato ad essere fermato per controlli, ma non ricevo ancora alcun segnale in merito. D'altra parte io credo di essere in regola: batto bandiera spagnola, ho la carta d'identità di cittadino italiano residente in Spagna, i documenti del gommone, le dotazioni di bordo ecc.
Adesso procediamo affiancati alla stessa velocità: ma cosa intendono fare? Per diminuire un po' la tensione azzardo un timido saluto con la mano libera al quale essi rispondono, dopodiché virano a sinistra e riprendono la navigazione nella direzione opposta.
Ammetto di avere subito una certa malsana tensione non conoscendo le regole d'ingaggio di quei militari che si trovano a gestire l'ingresso di un natante nelle loro acque territoriali (oltretutto all'ultimo recente referendum l'Inghilterra si è dichiarata fuori dal trattato della Comunità europea).

Giunto all'estremità della Rocca, oltre il faro, mi affaccio nel grande golfo di Gibilterra. L'incrocio di venti anche deboli sommati alle correnti quasi sempre presenti nell'area dello stretto, determinano una superficie molto instabile che però non impedisce a Eta Beta di puntare direttamente su punta Carnero distante 4mgl e dalla quale inizia lo Stretto vero e proprio.
Man mano che mi allontano dalla Rocca il mare migliora finché, giunto sulla sponda opposta, decido di atterrare nella bella spiaggia di Ensa de Getares per riposarmi e pranzare.
A pancia piena non ho ancora le idee chiare se pernottare qui prima di raggiungere Tarifa che si trova 11mgl più avanti lungo lo Stretto. Verso sera il mare bonaccia ancor più e così, verso le 17,30, mi convinco di proseguire anche perché questa spiaggia superaffollata mi indispone ad effettuare una sosta notturna.
Non l'avessi mai fatto!!
Doppiata P.ta Carnero vedo confermare le mie informazioni di una costa rocciosa impervia con pochi ripari e pressoché priva di anse sabbiose ove potermi buttare in caso di emergenza. Quelle rocce scure sono molto appuntite e si protendono verso il largo con dei cordoni semiaffioranti che a volte terminano con delle isolette. Questi bassi fondali sono davvero pericolosi per una navigazione costiera troppo ridossata.
Procedo così dal largo in continua compagnia di un'infinità di branchi di pesciolini che volteggiano in aria davanti alla prora da una parte all'altra evidenziando la grande pescosità di questa anticamera dell'oceano.
Tutto tranquillo per le prime 3-4mgl con una piacevole brezza di vento che si è attivata da poppa anche se la presenza di una leggera foschia mi impedisce di vedere la sponda opposta poco lontana del Marocco.
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Tarifa dista solo 6-7mgl mentre il vento da poppa progredisce continuamente.
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La sponda marocchina è appena visibile a causa della foschia.

Ben presto quella brezza si trasforma in vento la cui pressione continua a progredire senza sosta. Non sono ancora troppo preoccupato perché Tarifa è ormai a sole 6-7 miglia e così mi concedo una sosta per immortalare quel momento lungo la mia rotta e faccio anche uno scatto rivolto alla sponda marocchina la quale però è appena visibile adombrata dalla foschia.
Adesso il vento rinforza ancor più finché compaiono i primi riccioli bianchi. Ora sono sicuro! sto assistendo in diretta al risveglio del levante che picchia duro da est verso l'oceano.
A parte la consolazione di sentirlo spingere da poppa nella mia stessa direzione, quel vento teso corre parallelo alla costa lievemente angolato dal largo e così le onde che si sviluppano non sono troppo alte perché rotolano lungo un fondale poco profondo e frastagliato.
Mi fermo di nuovo per indossare il salvagente e chissà perché mi viene il pensiero che, se fossi finito in acqua, quel giubbino mi avrebbe protetto dagli urti contro quegli scogli appuntiti.
PortoTarifa.jpg
L'ingresso del porto di Tarifa è orientato verso Est (foto archivio Google).

Finalmente giungo in vista delle due colonne all'ingresso del porto di Tarifa che sono già orientate in favore della mia direzione.
Intanto il vento rinforza ancora con raffiche davvero preoccupanti. Ma cosa sta accadendo? il levante ha investito lo Stretto come un fiume d'aria determinando un "effetto venturi" proprio in corrispondenza di Tarifa che segna il punto più ravvicinato con la costa africana: si forma cioè un imbuto nel quale il vento raggiunge velocità incontrollabili.
Adesso il rischio di essere travolto si fa reale. Il battello naviga in planata tra le schiume dei frangenti con un minimo di motore per mantenere la direzionalità e per non lasciarmi intraversare.
Fortunatamente le onde non sono esageratamente alte ma le sferzate del vento giungono a spianare le loro creste polverizzando in aria l'acqua che entra a bordo in quantità. Mai in tutta la mia esperienza cinquantennale avevo navigato con una buriana di vento a quella velocità.

Pericolo!! navigo tra gli scogli...
Il riflesso generato dal sole basso sulla superficie (erano circa le 19,00) mi rende poco chiara la visibilità al punto che improvvisamente scopro sulla mia sinistra degli scogli semiaffioranti dove l'acqua si sollevava schiumata nonostante navigassi abbastanza distante da terra sulla mia destra.
Subito rallento e aguzzo la vista fino ad allargarmi un po'... mi è andata bene!

Dopo 15-20 minuti interminabili, finalmente il porto sembra a portata di mano ma il vento adesso è dirompente con raffiche possenti paurose.
Come mi era accaduto nei due raid precedenti (p.ta Ifach e Carboneras) quando sono immerso nel pericolo imminente, tutto il corpo si irrigidisce eseguendo istintivamente i comandi di sterzo e gas che vengono elaborati e impartiti dal cervello in tempo reale per allontanare ogni situazione di pericolo. Una specie di "istinto di sopravvivenza" che sembra prendere il sopravvento sulla stessa volontà (?).

Pericolo!! il battello si intraversa...
Nell'ultimo miglio davanti all'ingresso del porto, si apre un ampio spazio con la costa allontanata e con un fondale più profondo ove le onde acquistano una maggiore corposità in altezza. Mentre continuano a riversarsi a bordo sostanziose secchiate d'acqua polverizzata, adesso devo porre la massima attenzione per slalomare tra i marosi finché a volte sono costretto a togliere completamente potenza perché la prora tende a piantarsi negli incavi. Alcune volte la situazione si complica per il sollevamento della poppa da parte di altre onde che mi incalzano.
In un'occasione la brusca puntata sulla parete risalente genera una repentina frenata: subito dopo il battello si intraversa... lambisce la parete verticale di un frangente alle spalle inclinandosi pericolosamente... rischia di rovesciarsi di lato!!
Immediato un colpo di motore per scappare via in diagonale... mi è andata bene!

Non mi sembra vero quando finalmente entro nell'avamporto con un grande sospirone di sollievo. Virato a destra mi trovo a procedere in diagonale per un centinaio di metri prima di raggiungere l'ingresso a ridosso del muro di cinta. Lo stesso vento che prima mi violentava di poppa/giardinetto, adesso mi colpisce sul mascone di dritta con tale potenza da temere il sollevamento della prora (e nonostante fossi al riparo di quel muro!). Procedo così in dislocamento inginocchiato oltre la panchetta e sbracciato all'indietro per governare la barra di guida.
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Ormeggio di Eta Beta al lato della passerella che accede ai pontili.

Entrato nella zona delle barche da diporto mi ormeggio al lato della passerella che accede agli ormeggi.
Adesso è il momento di riazzerare tutti i parametri psicofisici alterati dal tremendo stress subito: mi stendo sul pagliolo con spasmi incontrollati di tremore su tutto il corpo unitamente ad una strana sensazione di freddo.

Prima ancora di recuperare le forze, vengo raggiunto da tre militari della Polizia portuale. Costoro mi invitano a scendere mentre esplorano quello strano gommino le cui proporzioni, a loro memoria, non si erano mai visto in quel porto proveniente dal mare. Accertato che non sono un profugo clandestino e quel paccone fissato a prora non contiene "cose misteriose", mi tempestano di domande sulla mia provenienza e perché sono arrivato fin lì.
La mia nazionalità italiana li tranquillizza e per la prima volta apprendono che esistono appassionati di campeggio nautico che vagabondano lungo le coste del Mediterraneo.
Ricevuta ormeggioTarifa.jpg
Ricevuta tassa ormeggio Tarifa.

Accompagnato nei loro uffici il meticoloso controllo dei documenti personali e del gommone conferma loro la mia condizione di piena legalità. Vengo così registrato nei loro archivi e devo versare una tassa di 5,43 euro per lo stazionamento di due notti nel porto. Queste formalità sono necessarie perché Tarifa è una città di frontiera e gestisce un notevole traffico di passeggeri che si imbarcano sui traghetti per raggiungere il vicino porto marocchino di Tangeri sulla sponda opposta dello Stretto.
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Foto ricordo coi tre militari della Polizia Portuale.

Successivamente diveniamo amici e li convinco a posare con me per una foto ricordo a fianco di Eta Beta.

Intanto il levante non da tregua e continuerà a soffiare con violenza per tutta la notte ed il giorno successivo investendo Eta Beta nonostante il riparo del molo sopravento distante una quindicina di m. Quelle raffiche continue rendono difficoltoso il montaggio della tenda a bordo e sono costretto a salirci sopra per fissare i primi 3 punti di ancoraggio sopravento per non vedermela volare via. Durante la notte l'incessante sbattimento del tubolare contro la banchina non mi concederà più di un paio d'ore di sonno.
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Vista del litorale e del porto dal Castillo di Guzmán. Si nota uno dei tanti cordoni di rocce semiaffioranti caratteristici del pericoloso tratto di costa che ho affrontato in pieno Stretto.

Il mattino dopo posso finalmente concedermi una visita alla città dopo aver consumato un'abbondante colazione.
Prima di avviarmi verso il centro do un'occhiata al mare sul litorale esterno al porto per verificare la forza del levante che appare un po' diminuita. Noto ancora uno dei tanti cordoni di roccia semiaffioranti rivolti verso il largo che caratterizzano quel tratto di costa.
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

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Ingresso nella città storica di Tarifa.
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Le deliziose stradine del centro storico.

Questa città esercita un fascino irresistibile al visitatore che percorre le stradine del suo centro storico che infondono una sensazione di intimità. Ci si trova immersi in un'atmosfera elettrizzante ammirando i vari negozietti che si alternano alle numerose cafeterie, ristoranti e i pub ove si aggregano numerosi giovani, mentre lungo le passeggiate ci si trova avvolti dalle dolci musiche di vari artisti che si esibiscono con il pianoforte, la chitarra e la tromba.
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I turisti più eruditi possono ammirare le varie testimonianze storiche lasciate dai vari dominatori che si sono susseguiti. Prima tra tutte il Castillo de Tarifa o di Guzmán el Bueno lungo il fronte del mare.
Molti altri monumenti evidenziano l'influenza romana e bizantina.
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La visita alla pescheria della città lascia stupiti per la grossa taglia delle specie ittiche in mostra.

La presenza in questa località di numerosi stranieri tra cui 500 italiani, evidenzia il potere attrattivo che li induce a stabilirsi qui.
In questo capolinea del continente europeo la natura si manifesta con grande intensità. La persistente ventosità rende il clima sempre "frizzante" e mai afoso o eccessivamente umido e con temperature gradevoli in tutte le stagioni.
A poche miglia dal porto si possono incontrare comunità di balene e di orche che inseguono le loro prede tutto l'anno. Ho conosciuto un giovane biologo marino neo-laureato che esce in mare attrezzato con uno stangone sulla cui sommità fissa una telecamera stagna: in questo modo fotografa le orche mentre azzannano i tonni che sono le loro prede preferite. Incredibile!

Le previsioni danno tempo buono per domani 30 luglio con un lieve ponente che soffierà in favore della mia direzione di ritorno a Roquetas.
Anche se mi piacerebbe prolungare la sosta qui ancora per un altro giorno, devo approfittarne perché la nefasta esperienza del mio arrivo mi ha insegnato che la navigazione lungo lo Stretto può rivelarsi davvero infida e pericolosa. In porto anche molti diportisti mi confermano che quella previsione è particolarmente adatta per navigare verso Est.
Non mi resta dunque che fare il pieno di carburante ma... dov'è il distributore? incredibile! in un porto così importante e strategico come Tarifa è completamente assente, c'è solo una pompa di gasolio ad uso esclusivo dei pescherecci. Ora capisco il via vai di marinai che trasportavano taniche di 20-30lt per approvvigionare le loro barche.
Mi viene in aiuto l'amico biologo che si offre di accompagnarmi con l'auto fino al più vicino distributore in città a circa 1,5km.
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Ultima notte a Tarifa.

La sera prima della ripartenza ritorno nelle stradine del centro con un groppo in gola per il dispiacere di dover lasciare questo gioiello di bellezza e accoglienza che sento già di amare.
Grazie Tarifa per le emozioni che mi hai donato! mi hai rubato il cuore e ti prometto che il tuo caro ricordo non mi abbandonerà mai più. Sento ancora che in realtà non si tratta di un addio, bensì di un arrivederci! Ciao... mon amour!

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

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:)
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

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:smt023 :smt023
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

30 luglio 2016
8ª Tappa: TARIFA / ESTEPONA
2 notti - 36,0 miglia.
Mare buono con vento debole da poppa. Un po' turbolento nel golfo di Gibilterra. Rinforzo giardinetto dx ultime 5mgl.


Ricorderò per sempre la mia esperienza di navigazione con Eta Beta in pieno Stretto di Gibilterra nelle due direzioni ovest-est per ragioni diametralmente opposte: all'andata ho vissuto le sofferenze dell'inferno (e Dio solo sa quali rischi reali di naufragio ho corso), al ritorno godo per una navigazione idilliaca col mare appena increspato ed una gradevole brezzolina che mi sospinge in avanti da poppa.
La conclusione più logica è che non esistono mari impossibili neppure per uno smontabile a patto di imbroccare le condizioni meteo-marine giuste.
Com'era all'andata anche oggi c'è un po' di foschia che mi impedisce di fotografare il Monte Abila nella sponda opposta mentre mi fanno compagnia numerosi branchi di pesciolini che saltellano continuamente davanti alla prora. Probabilmente essi rappresentano il primo anello della catena alimentare degli animali marini fino a giungere alle gigantesche balene.
Giunto nel golfo di Gibilterra punto direttamente al faro della Rocca. L'ultimo miglio prima di quel traguardo il mare si presenta un po' turbolento per l'incrocio di venti e correnti ma non al punto di perdere la planata. Sulla mia sinistra assisto ad un traffico sostenuto di grossi yacht che riempiono i loro serbatoi a costi dimezzati nel porto franco del territorio inglese.

La disavventura vissuta all'andata alle porte di Tarifa condiziona un po' la mia mente che adesso mi sprona a tirare dritto senza effettuare fermate prima di uscire dall'infido imbuto dello Stretto.
Questa volta lungo "el Peñón" non vedo motovedette, incrocio solo uno yacht battente bandiera inglese che saluto.
Sorprende l'esiguità del traffico di barche da crociera lungo la costa. In tutti i tre raids, svolti sempre in piena estate, l'incrocio con barche itineranti è stato sempre occasionale e raro. Eppure i porti sono pieni di barche di ogni tipologia e lunghezza (?). Le loro escursioni in mare sono perlopiù svolte nel circondario dei porti con prevalenza dei pescatori sportivi che si spingono un po' più al largo.

Cinque miglia prima di Estepona il ponente rinforza dal giardinetto dx ma procedo senza particolari difficoltà fino ad entrare nel porto dove mi ormeggio al lato della banchina dedicata al transito dei diportisti. Il ristorante nell'area portuale nel quale mi ristoro, gestito da uno chef napoletano, è piuttosto caro ma mi piace contemplare le numerose immagini vintage appese alle pareti di Totò, Peppino de Filippo e altri artisti dei tempi passati.
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Atterraggio in spiaggia 1mgl oltre Estepona.

Dopo oltre 35 miglia di navigazione ho voglia di fermarmi a riposare e così, dopo essere uscito dal porto, atterro poco oltre in un centro noleggio di giochi nautici gestito dal giovane José il quale manifesta la sua generosità aiutandomi ad alare Eta Beta fino al fianco del deposito.
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Hotel di lusso a 5 stelle al lato del centro noleggio.

Sul lato sinistro c'è uno dei tanti Hotel di lusso a 5 stelle distribuiti lungo tutta la costa fino ad oltre Marbella.
Come faccio sempre dopo ogni tappa impegnativa, mi fermo qui per 2 notti rigenerandomi con tante balneazioni mentre familiarizzo coi componenti dello staff.
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Grazie ad una buona visibilità oggi si possono ammirare contemporaneamente in lontananza le colonne d'Ercole dello Stretto.

Per la prima volta, grazie ad un'ottima visibilità, ammiro contemporaneamente in lontananza le colonne d'Ercole (la Rocca e il monte Abila) che delimitano lo Stretto.
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Il guardiano notturno sig. Pedro.

Nelle ore notturne il sig. Pedro svolge il servizio di guardiania nel centro noleggio. Gli fa compagnia la chitarra con "arie" di motivi spagnoli e gitani davvero molto gradevoli da ascoltare.
Qui lo ritraggo la mattina della ripartenza salutandolo calorosamente.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

1 agosto 2016
9ª Tappa: ESTEPONA / TORREMOLINOS
1 notte - 39,0 miglia.
Mare buono con leggero ponente da poppa-giardinetto dx.


Di buon mattino riprendo la navigazione verso Roquetas godendo di un bel mare quasi calmo fino al porto di Fuergirola dove rifaccio il pieno di carburante.
Alla ripartenza, col ponente un po' rinforzato, raggiungo Benalmadena da dove decido di proseguire verso il golfo di Malaga che all'andata avevo saltato.
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Arrivo in centro a Torremolinos.

Il primo grosso centro abitato che mi si presenta è quello di Torremolinos che mi ispira per effettare una nuova tappa. La grande spiaggia prospicente la città pullula di bagnanti e dispone di un unico percorso, delimitato dalle boe gialle, che mi fa atterrare in un centro attrezzato al noleggio di piccoli natanti.
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Parcheggio in mezzo ai mezzi nautici a noleggio.

Il "chefe" mi autorizza a parcheggiarmi in quell'area dove Eta Beta si integra perfettamente al lato di un pedalò con scivolo.
Più tardi visito la città che rappresenta un importante polo turistico con numerosi alberghi e tante attrazioni per rendere le vacanze indimenticabili a tutte le età.
Giunta l'ora canonica di soddisfare una delle mie necessità fisiologiche (in una parola: sfamarmi), prendo posto in un ristorante sulla spiaggia che mi consente di mantenere sott'occhio il mio personale mezzo di trasporto marino.
Nel pomeriggio come al solito familiarizzo coi miei vicini di ombrellone che si mostrano incuriositi dalla mia singolare avventura.
Il pomeriggio e la notte successivi trascorrono tranquilli fino alle 6 del mattino quando il frastuono di un grosso trattore, adibito alla manutenzione della spiaggia, mi fa sobbalzare sul letto. Ancora non riesco ad abituarmi a questi rumorosi mostri che avevo visto operare anche in quasi tutte le spiagge ove ho stazionato in precedenza.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

2 agosto 2016
10ª Tappa: TORREMOLINOS / CALETA DE VELES
2 notti - 24,0 miglia.
Mare buono con vento debole al mascone dx. Ultime 10mgl lieve rinforzo.


La mattina del 2 agosto la mia ripartenza era già programmata ma sono un po' impensierito per una risacca piuttosto impetuosa che si ripete sotto riva.
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Fastidiosa risacca sotto riva.

Ma un marinaio tenace e "cocciuto" come me non può e non deve fermarsi davanti a quelle onde che si divertono a rivoltarsi sul bagnasuga (?).
E così, dopo aver preparato Eta Beta con la prora a mare sulla sommità della battigia, recluto un paio di volontari disposti a sospingermi oltre la barriera di quelle schiume per farmi prendere il largo.
Chissà perché mi convinco di agevolare le manovre del varo adottando una nuova tecnica: non appena la prora lambisce l'acqua sarei salito a bordo e mi sarei seduto sul cubo a prora impugnando i remi pronto ad agire per allontanarmi mentre gli aiutanti mi avrebbero sospinto verso il largo... Non l'avessi mai fatto!
I miei 95kg a prora hanno ostacolato il suo sollevamento nell'impatto col riccio dell'onda che ha potuto così riversarsi a bordo con inusitata violenza riempiendo il gommone per metà d'acqua. Subito rinuncio a salpare e ruoto il battello per fare dietro-front trascinandolo il più possibile fuori dall'acqua.
Nonostante l'azione di spinta congiunta di tutti e tre, il battello si blocca all'inizio della battigia: adesso è un lastrone di marmo inamovibile. Intanto dal tappo di poppa sempre aperto l'acqua esce copiosamente mentre mi attivo per scaricare il battello da tutto il carico per alleggerirlo.
Tutte quelle onde di risacca scavano sul fondo sollevando sul loro riccio notevoli quantità di sabbia. Ecco perché dopo un po' lo stesso tappo si intasa limitando l'acqua in uscita. Metto mano alla sassola delle dotazioni di bordo (ecco scoperto a cosa serve!) finché riesco finalmente a spostare il battello sull'asciutto dove perderò un paio d'ore per sgonfiare il pagliolo e ripulire il tutto.
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Occorrono un paio d'ore per ripulire il gommone dalla sabbia.

Questo clamoroso insuccesso non mi scoraggia a ripetere il varo verso le 11, questa volta con la tecnica tradizionale, e riprendere così la navigazione verso la méta.
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Navigazione costiera oltre Malaga.

La successiva città di Malaga esula dai miei interessi di navigatore solitario in cerca di una maggiore "intimità" e così punto all'estremità della costa visibile tagliando il golfo.
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In attesa del benzinaio alla banchina della Caleta de Veles.

Dopo un buon tratto di navigazione costiera, arrivo al porticciolo della Caleta de Veles dove attendo 1/4 d'ora l'arrivo del benzinaio.
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Spiaggia appena fuori dal porto Caleta de Veles ove faccio tappa.

Appena fuori dal porto mi attrae questa spiaggia dove sbarcare e fare tappa.
Alla fine del corridoio d'atterraggio mi imbatto con un folto gruppo di persone che stazionano animatamente sotto un gazebo. Due di loro mi aiutano ad alare il battello e poi, affascinati dalla mia condizione di navigatore solitario, mi invitano a festeggiare con loro il 30º compleanno di Sebastian: un simpatico ragazzone spagnolo in compagnia del suo parentato e amici.
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Invito a partecipare alla loro festa. Il ragazzone più alto con maglia scura è il trentenne festeggiato.

Finisco così commensale al loro tavolo e assaporo assieme a loro le vivande cotte in un barbecue. In un mastello sono immersi tra le scaglie di ghiaccio una gran quantità di bibite, vino ecc. che mi vengono offerti in continuazione.
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La sorella del festeggiato con la propria bimba.

Seguono canti accompagnati dalla chitarra mentre viene sezionata la tradizionale torta. Se ancora ce ne fosse bisogno vivo uno spaccato dell'indole pacifica di questo popolo che ci fa sentire affratellati senza distinzioni tra nazionalità e ceti sociali.
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Eta Beta pronto per il pernottamento.

Trascorsa la prima notte a bordo del mio cabinatino, il mattino seguente, dopo un'abbondante colazione, lo dedico ad esplorare il paesino che si sviluppa lungo la spiaggia balneare.
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Due uomini "diversamente giovani" rodano le loro rotule un po' usurate.

Il comune locale mette a disposizione queste biciclette imbullonate a terra per consentire agli anziani di rinvigorire la scorrevolezza delle loro rotule.
Nel pomeriggio familiarizzo con un signore pensionato che vive con la propria famiglia assieme a numerosi figli e nipoti che si fanno vivi mentre confabuliamo seduti su di una panchina nella piazzetta del centro.

(continua)...
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da Jabar »

4 agosto 2016
11ª Tappa: CALETA DE VELES / ALMUÑECAR / SALOBREÑA
2 notti - 26,0 miglia - 5 agosto fine raid.
Mare buono con vento debole. Ultime 10mgl rinforzo da ponente.


La mattina del 4 agosto il mare si presenta ancora una volta navigabile e così riprendo la mia corsa di ritorno verso Roquetas.
Durante il trasferimento riconosco più o meno il profilo della costa già visto all'andata finché, dopo 16mgl col ponente un po' rinforzato, supero la punta del Cerro Garda oltre la quale c'è il porticciolo di Almuñecar ove decido di fare sosta per riposare e rifare il pieno di carburante.
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Spiaggetta al lato dell'ingresso del porto di Almuñecar.

Davvero deliziosa la spiaggetta a fianco dell'ingresso del porto dove mi abbandono ad una gradevole balneazione dopo aver tirato a secco Eta Beta.
Poco dopo entro nella torre di controllo del traffico portuale per ottenere informazioni sicure sull'evoluzione del tempo fino a sera. Mi viene detto che il mare resta poco mosso fino alle 14,00 dopodiché il ponente subirà un consistente rinforzo che muoverà il mare di conseguenza. Preferisco partire subito per sfruttare le momentanee buone condizioni per poi cercarmi una spiaggia ove atterrare.
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In navigazione oltre la punta del Cerro Garda.

Sul mezzogiorno giungo al traverso della grande spiaggia di Salobreña ove atterro percorrendo il canal náutico mentre il ponente continua a rinforzare.
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Atterraggio a Salobreña col benvenuto dei socorristi.

Dopo lo sbarco apprezzo molto l'accoglienza dei socorristi che mi concedono di stazionare nella loro area operativa.
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Mare mosso da ponente.

Il giorno dopo il primo pernottamento il mare resta mosso da ponente e così proseguirà per almeno 4gg a venire.
Dunque, per la prima volta, sono incorso in una delle temibili finestre di maltempo che si abbattono su queste coste anche in piena estate.
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Spezzato il primo anello che trattiene la chiglia.

Anche in considerazione della rottura del primo anello che blocca la chiglia sul telo di carena, anche se a malincuore, decido di terminare qui il raid.
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Fine del raid col gommone impacchettato.

La mattina del 6 agosto mi faccio recuperare qui dalla stessa auto che mi aveva accompagnato a Roquetas del mar decretando così la fine del raid.
__________________________________________________________________________________

CONCLUSIONI
Ogni volta che ripenso a questa mia terza esperienza di navigazione costiera, penso ad una cosa bella, straordinaria, irripetibile: un pezzo di vita vissuta intensa, carica di forti emozioni, a volte anche violente, positive e negative.
Grazie a questo mezzo, che naviga in mare mantenendo un piede a terra, il contatto col territorio e i loro abitanti è completo, unico, coinvolgente!
A bordo scivolo sull'acqua distante pochi cm. Mi basta allungare una mano per raccoglierla e riversarmela addosso per rinfrescarmi. Quale meravigliosa sensazione di libertà, di stupendo contatto con la natura, con quel mare che tanto amo fin da bambino.
Adesso mi sento in debito con Lui per le grandi gioie che mi ha donato nel corso di tutta la vita. Lo amo intensamente anche se più volte ha tentato di togliermela... ma no! forse gliela devo! una giusta ricompensa per avermi reso felice ogni volta che l'ho abbracciato.
E così giungo volentieri a fare miei i versi del Leopardi: "il naufragar m'è dolce in questo mare".

Ringrazio tutti gli amici del forum per avermi letto. Giacomo.
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Re: RAID DEI DUE MARI con Eta Beta ● Roquetas-Tarifa-Salobreña ● 303 miglia a/r

Messaggio da mikke »

Grazie a te Giacomo per aver condiviso il tuo viaggio e i tuoi sentimenti :smt023 :smt023

:mat alla tua prossima avventura :smt023
Michele
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