ARCHEONEWS: I campi flegrei

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Cleopatra
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ARCHEONEWS: I campi flegrei

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(tratto da un mio articolo inserito nel volume "il Barocco Napoletano" Massa Editore)
Il golfo di Napoli, per la natura vulcanica del territorio presenta una morfologia costiera molto eterogenea a tratti bassa e sabbiosa a tratti alta e molto frastagliata offrendo non solo numerosi ridossi ma anche ottimi approdi naturali in insenature profonde e ben riparate. Questa conformazione geomorfologica, unitamente ad una posizione strategica sia commerciale che militare al centro del Tirreno, ha fatto sì che queste coste - a partire dai primi insediamenti greci nel VIII secolo a.C. – abbiano sempre ricoperto un ruolo primario nel mondo nella navigazione antica. Con l’avvento della dominazione romana nel II secolo a.C. e la fine delle guerre di conquista, Pozzuoli assurge a porto di Roma con il conseguente graduale ampliamento delle infrastrutture legate allo stoccaggio ed allo smistamento dei prodotti provenienti da tutto il Mediterraneo e dall’Oriente, mentre l’insenatura di Miseno viene adibita a porto militare per il controllo del Mar Tirreno. Al tempo stesso l’intero golfo di Napoli - per il clima, la bellezza dei luoghi e la ricchezza di sorgenti idrotermali - venne scelto dall’aristocrazia romana come luogo di soggiorno residenziale trasformandosi rapidamente in una successione ininterrotta di lussuose ville marittime, tanto che Strabone assimila la costa compresa tra l’Athenaion di Punta della Campanella e il Capo Miseno ad una unica città. Gli Scipioni, Gaio Mario, Giulio Cesare, Marco Tullio Cicerone, Pompeo Magno, Marco Antonio, Licinio Crasso e dopo di essi anche molti imperatori tra cui Augusto, Tiberio, Claudio, Caligola, Nerone, Adriano e Alessandro Severo soggiornarono ed ebbero proprietà lungo il litorale napoletano.
Questo territorio è stato inoltre profondamente segnato anche da grandi mutamenti geomorfologici legati alla sua stessa natura vulcanica: già definito come “Crater” dagli autori antichi, fumarole, fenomeni idrotermali e bradisismo sono ancora oggi una tangibile testimonianza dell’antica, ed ancora presente, attività vulcanica dell’area flegrea. Questi fenomeni sismici, secondo i miti portati dai primi coloni greci, erano dovuti ai Giganti qui seppelliti; il sottosuolo ospitava l’Ade e i fiumi infernali Cocito e Piriflegetonte erano la causa delle numerose manifestazioni idrotermali.
In particolare le forti variazioni del livello del mare dovute al bradisismo, ben documentate dai fori dei litodomi presenti sulle colonne del Macellum di Pozzuoli, hanno causato un attuale avanzamento della linea di costa così consistente che in alcuni casi i ruderi, che oggi vediamo semisommersi, in antico distavano dal mare fino a 400 metri.
Navigando lungo le coste del golfo di Napoli da Miseno fino a Punta Campanella possiamo ancora cogliere – seppure solo in parte - l’antico splendore di queste coste e godere di imponenti ruderi lambiti dall’acqua, ma è sotto la superficie del mare che ancora oggi – al riparo dalla dilagante edilizia moderna - si conserva un patrimonio archeologico di inestimabile valore ed unico al mondo. Grazie alle nuove opportunità di ricerca offerte dall’archeologia subacquea, è stato possibile nell’ultimo trentennio ampliare lo studio di questi fondali, noti - fino alla metà del secolo scorso - solo dalle fonti documentarie, da incisioni antiquarie e dalle fotografie aeree. Le indagini subacquee più recenti, coadiuvate in alcuni casi dall’impiego di nuove tecnologie, stanno restituendo poco alla volta il quadro completo dei singoli complessi monumentali confermando l’effettiva densità edilizia costiera caratterizzata da ville marittime, terme, ninfei insieme a piccoli e grandi impianti portuali – così come la ricorda la tradizione letteraria.
Questo patrimonio archeologico sommerso di grande rilevanza storica ed artistica racchiude grandi potenzialità di attrattive culturali e turistiche ma al tempo stesso comporta grandi problemi di tutela, di conservazione e di valorizzazione. Con queste finalità sono stati istituiti, nel 2002, i due Parchi Sommersi di Baia e di Gaiola, che attraverso la predisposizione di percorsi guidati permettono di visitare alcuni dei più noti monumenti sommersi.
Il golfo di Napoli è delimitato a nord dal promontorio di Capo Miseno, che delimita insieme all’isolotto di Punta Pennata, una profonda insenatura utilizzata fin dai primi naviganti greci come approdo naturale. Ancora oggi qui si conservano, sotto il livello del mare, le imponenti strutture del porto militare costruito in età romana voluto da Ottaviano e realizzato da Agrippa sul finire del I secolo a.C. in seguito al continuo insabbiamento del Lago Lucrino, il quale per primo ospitò i cantieri navali e la flotta militare. Dell’impianto portuale si conservano numerose pilae, paragonabili ad un moderno frangiflutti, e la testata semicircolare di un molo continuo, caratterizzata quest’ultima da una serie di anelli di ormeggio. Ma le strutture dell’antico porto di Misenum si estendono lungo tutta l’insenatura con altri moli e con grandi banchine di attracco.
Ma anche oltre l’area portuale, dirigendosi verso Baia e Pozzuoli, tutta la costa è disseminata dai resti di antiche ville marittime unite probabilmente da un percorso litoraneo, già segnalato anche nella cartografia antiquaria del XVI secolo, quando già era stato sommerso dal mare, come via selicibus strata sub aquis.
Oltrepassando il promontorio dominato dal Castello Aragonese si entra nell’insenatura di Baia, un luogo di villeggiatura molto rinomato in età romana. Celebre per il clima mite, la bellezza del paesaggio e la ricchezza di benefiche acque termali, sfruttate fin dal II secolo a.C. fu la meta della più alta aristocrazia romana e della famiglia imperiale fino a tutto il III secolo d.C. L’attuale conformazione del paesaggio si discosta molto dall’antico assetto del territorio per la sommersione, in seguito al bradisismo, di tutta la fascia costiera. L’insenatura di Baia era anticamente occupata da un lago (Baianus lacus), comunicante con il mare aperto tramite un ampio canale, le cui sponde erano densamente edificate da lussuose ville dotate di approdi e peschiere. Qui si trovavano la villa dei Pisoni, una famosa gens romana, ma soprattutto il ninfeo di Punta Epitaffio, appartenuto all’imperatore Claudio. Il monumento – destinato al consumo dei pasti nei mesi più caldi - ripropone un ambiente a grotta rallegrato da giochi d’acqua e decorato da un gruppo marmoreo di Ulisse che offre una coppa di vino al Ciclope e da una serie di statue raffiguranti personaggi della sua famiglia imperiale. Dopo una lunga ed impegnativa opera di conservazione e di restauro, le statue insieme a parte della decorazione architettonica sono ora esposte nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei ospitato nel Castello di Baia, suggestivamente ambientate in una ricostruzione quasi a grandezza naturale del ninfeo sommerso.
Il tratto di costa che unisce Baia a Pozzuoli è un'unica distesa di strutture murarie senza soluzione di continuità: si incontrano dapprima il grande complesso di Portus Iulius, quello che fu – per almeno tre secoli - il grande porto commerciale di Roma, circondato da innumerevoli magazzini destinati allo stoccaggio delle merci che qui arrivavano da tutto il mondo allora conosciuto e da qui venivano trasferite verso Roma e i mercati locali. Poco oltre i quartieri marittimi della stessa Puteoli, abitati dalle numerose comunità di commercianti trasferitisi in questa città definita già dagli antichi scrittori come Delus minor. Ma il vero simbolo di Puteoli fu il grande molo ad arconi che si allungava verso il mare per una lunghezza di oltre trecento metri, oggi purtroppo coperto dal porto moderno ma ben noto dall’iconografia dei secoli scorsi.
Avvicinandosi a Napoli dal mare – oltrepassato l’antico cratere vulcanico di Nisida - si gode di uno degli scorci più suggestivi di tutta la costa: Coroglio con le sue falesie a picco sul mare, Cala Trentaremi con i giochi di luci ed ombre creati nell’acqua cristallina dalle numerose grotte artificiali dovute alle cave di tufo ma soprattutto Posillipo che è da sempre stato uno dei luoghi più celebrati di Napoli per il felice connubio tra bellezze paesaggistiche e suggestivi resti archeologici.
Il primo studio sistematico della collina e soprattutto di tutta la fascia costiera venne effettuato agli inizi del 1900 da un inglese: Robert T. Gunther che, nelle sue descrizioni, da un lato celebra la bellezza del luogo dove “su un lato dell’altura i vertiginosi precipizi cadono a picco nelle acque spumeggianti della scogliera della baia di Trentaremi; sull’altro è la lussureggiante vegetazione dell’amena vallata della Gaiola” ma altrove sottolinea – a ragione - come la costa, formata da piccoli promontori ammantati di viti e da minuscole insenature orlate da lembi di sabbia, sia ormai così diversa da come la vedevano gli antichi romani!
Se da un lato l’uomo ha fortemente contribuito al degrado della collina con la costruzione di una ricca edilizia privata che si è sostituita alle antiche ville romane chiudendone i pochi resti superstiti in giardini recintati, dall’altro il crollo delle pareti tufacee e l’inesorabile fenomeno del bradisismo hanno profondamente contribuito alla modificazione della linea di costa.
A partire dal I secolo a. C. si diffuse tra l’aristocrazia romana la lussuosa e quanto mai dilagante moda di possedere una villa marittima, simbolo di ricchezza e prestigio e naturalmente anche la collina di Posillipo – scarsamente urbanizzata fino a quel momento – venne coinvolta in questa corsa all’edificazione della costa. Il suo stesso toponimo deriva dal greco Pausilypon “riposo dagli affanni”: il nome della villa che venne costruita in quest’area.
La villa – l’unica di cui restano imponenti resti anche a terra – si estendeva tra la Cala di Trentaremi, le isole della Gaiola, le cale di S. Francesco e dei Lampi fino a Marechiaro ed apparteneva al ricco, e quanto mai discusso, cavaliere Publio Vedio Pollione, personaggio politico dell’epoca di Augusto.
Gli storici antichi lo hanno dipinto come un uomo vizioso e crudele, arricchitosi in modi poco leciti e con una passione smodata per le murene che allevava con grande cura nei vivai della sua villa; famoso è l’aneddoto secondo il quale avrebbe voluto punire un servo, reo di aver rotto un prezioso vaso, buttandolo in pasto alle murene. Augusto presente al fatto non solo salvò il servo ma contestualmente ordinò che venisse rotta tutta la collezione di vasi. Ciò non allontanò Pollione da Augusto anzi, alla sua morte nel 15 a.C., lo nominò erede di tutti i suoi beni, Pausilypon compreso.
La villa divenuta parte del demanio imperiale probabilmente subì un’imponente ristrutturazione per adeguarla a residenza imperiale. Si estendeva su una superficie di circa nove ettari dove boschi giardini e grandi edifici monumentali si alternavano e si integravano in un paesaggio ora rupestre ora marittimo, dove l’effetto scenografico del paesaggio giocava un ruolo primario. Così ancora oggi alla macchia mediterranea si alternano scorci di grande suggestione su gli imponenti resti archeologici.
Una galleria lunga 770 metri, la c.d. Grotta di Seiano, illuminata da cunicoli secondari unisce Coroglio alla vallone della Gaiola dove si estendeva la villa romana che, oltre un ampio settore prettamente residenziale del quale purtroppo ancora oggi si conosce ben poco, comprendeva un teatro, un odeion, terme e ninfei. E tra questi ultimi se ne conserva uno proprio sulla riva del mare, conosciuto come Scuola di Virgilio, e reso celebre da stampe e incisioni dei secoli scorsi; ma tutto lo specchio di mare che circonda l’antistante isolotto della Gaiola – ora compreso nel Parco Sommerso - è costellato da resti di strutture sommerse, delle quali ancora oggi si conosce troppo poco per poterne effettuare una sicura interpretazione. Sicuramente individuabile è il porto della villa caratterizzato da un imponente molo che termina con alcune pilae, simili a quelle già incontrate a Miseno. Di tutte le altre strutture non si conosce molto ma data la notorietà di Vedio Pollione per la sua passione per le murene sicuramente almeno parte di questi resti – soprattutto quelli più esposti al mare aperto - possano essere ricondotti a vasche per l’allevamento del pesce.
Ma il patrimonio archeologico sommerso del golfo di Napoli conserva altre importanti testimonianze anche lungo le coste della penisola sorrentina: anche in questo caso si tratta soprattutto di splendide ville aristocratiche, i cui resti appaiono all’improvviso – quasi timidamente - tra l’edilizia moderna ma che in mare hanno conservato un ruolo di primo piano. Tra queste la villa di Agrippa Postumo, il Bagno della Regina Giovanna e la c.d. villa di Pollio con le loro strutture marittime. Si tratta in maggior parte di piscine che si nascondono all’interno della costa rocciosa, di ninfei che sia affacciano sullo splendido golfo di Napoli ma soprattutto di lunghe banchine costiere, dove un tempo passeggiavano facoltosi personaggi romani intenti in discussioni filosofiche e politiche ed oggi a disposizione di una silenziosa ma altrettanto ricca fauna marittima.
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Openboat »

:pop
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Kraken
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Kraken »

Dai,dai scrivine ancora e posta anche delle foto,so che ne hai tante!!!!!! :inchino :inchino :inchino :inchino
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da gio72 »

......si. ...Cleo. ..qualche foto ..grazie. ...ciao.
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coma66
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da coma66 »

Beh....è davvero sorprendente scoprire ogni giorno testimonianze storiche assolutamente meravigliose come i fondali di Baia.......

Grazie Cleopatra........ :smt038 :smt038 :smt038


Se poi metti anche un pò di foto......... :smt058
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da sandro006 »

ciao cleopatra complimenti :smt038
vedo che i fondali marini per te non hanno segreti.
per caso sapresti darmi indicazioni riguardo il relitto che si trova tra pirano e grado?
precisamente quello vicino boa paloma.
ho chiesto in giro e niente.
ho fatto una ricerca sul web e niente!
dovrebbe essere bello grosso visto che ha creato una secca che da 23 metri risale fino a 11.
è vero che è una nave da guerra della 1^ guerra mondiale che aveva il nome PALERMO? (fonti presumibilmente non attendibili)
ma soprattutto visto che risulta sulla carta un PA , avresti le coordinate precise? :inchino :inchino :inchino
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Cleopatra
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Cleopatra »

coma66 ha scritto:Beh....è davvero sorprendente scoprire ogni giorno testimonianze storiche assolutamente meravigliose come i fondali di Baia.......

Grazie Cleopatra........ :smt038 :smt038 :smt038


Se poi metti anche un pò di foto......... :smt058
molte foto le ha già inserite Bebo nella rubrica eventi e notizie - campi flegrei (che mi ha ricordato i miei trascorsi)
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Cleopatra »

sandro006 ha scritto:ciao cleopatra complimenti :smt038
vedo che i fondali marini per te non hanno segreti.
per caso sapresti darmi indicazioni riguardo il relitto che si trova tra pirano e grado?
precisamente quello vicino boa paloma.
ho chiesto in giro e niente.
ho fatto una ricerca sul web e niente!
dovrebbe essere bello grosso visto che ha creato una secca che da 23 metri risale fino a 11.
è vero che è una nave da guerra della 1^ guerra mondiale che aveva il nome PALERMO? (fonti presumibilmente non attendibili)
ma soprattutto visto che risulta sulla carta un PA , avresti le coordinate precise? :inchino :inchino :inchino
mi dispiace ma non so darti notizie perchè frequento prevalentemente il tirreno e mi occupo di archeologia quindi i relitti "moderni" non li conosco assolutamente :smt102
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da sandro006 »

Cleopatra ha scritto:
sandro006 ha scritto:ciao cleopatra complimenti :smt038
vedo che i fondali marini per te non hanno segreti.
per caso sapresti darmi indicazioni riguardo il relitto che si trova tra pirano e grado?
precisamente quello vicino boa paloma.
ho chiesto in giro e niente.
ho fatto una ricerca sul web e niente!
dovrebbe essere bello grosso visto che ha creato una secca che da 23 metri risale fino a 11.
è vero che è una nave da guerra della 1^ guerra mondiale che aveva il nome PALERMO? (fonti presumibilmente non attendibili)
ma soprattutto visto che risulta sulla carta un PA , avresti le coordinate precise? :inchino :inchino :inchino
mi dispiace ma non so darti notizie perchè frequento prevalentemente il tirreno e mi occupo di archeologia quindi i relitti "moderni" non li conosco assolutamente :smt102
ok grazie e complimenti di nuovo per quello che scrivi :cross
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Kraken »

Cara Amica Cleopatra,ho letto nell'articolo che hai postato,2 nomi di località che conosco mooolto bene,Porto Paone e la Caiola.Non so se sei a conoscenza che l'ingresso di porto Paone,dal mare,è scavato nel tufo,si vedono benissimo le due pareti e la strada(un tratto)in forte pendenza che poi finisce sotto gli scogli franati.Alla Caiola,dal lato aperto al mare con di fronte la campanella,c'è una strada sempre intagliata nel tufo che scende per parecchie decine di metri e finisce in alcune cave,si vedono benissimo le pareti a picco,classiche delle cave fino ai -17mt,un amico mi diceva che ha visto alcune costruzioni che definiva come case,io però non le ho viste mai. :smt039 :smt039 :smt039 :smt039
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Cleopatra »

Caro Krak, ti confesso che non mi sono mai immersa a Porto Paone ed anche il dettaglio della gaiola mi sfugge.... è molto grave tutto questo!!!
in compenso studiando tutt'altro ho visto in vecchie carte nautiche due secche nel canale di procida un poco sospette.... anche lì varrebbe la pena di controllare
Riusciremo a rifarci un'immersione insieme prima o poi?? :mare
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da Kraken »

Cleopatra ha scritto:Caro Krak, ti confesso che non mi sono mai immersa a Porto Paone ed anche il dettaglio della gaiola mi sfugge.... è molto grave tutto questo!!!
in compenso studiando tutt'altro ho visto in vecchie carte nautiche due secche nel canale di procida un poco sospette.... anche lì varrebbe la pena di controllare
Riusciremo a rifarci un'immersione insieme prima o poi?? :mare
Per il canale di Procida,mi spiace,sono solo secche in tufo,buone solo per la pesca, :smt102 :smt102 conosco tutto il canale come le mie tasche,qualcosa d'interessante dal punto di vista archeologico, c'è solo nei punti che ti segnalai mentre per un immersione insieme,quando vuoi,appena sei in zona fammi un fischio. :smt039 :smt039 :smt039 :smt039
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da bebo »

Cleo sei una grande :smt058 :smt039
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

Messaggio da bebo »

Alcune immagini (prese in rete)de la gaiola cosi, com'è adesso. ;)
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Umberto
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Re: ARCHEONEWS: I campi flegrei

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La gaiola vista con Goople maps .
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