Il destino del Minerva

Storie ed episodi che in qualche modo hanno fatto la storia della nautica
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bruno21
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Il destino del Minerva

Messaggio da bruno21 »

Non voglio sembrare invadente e neppure ingombrante, avevo scritto tempo fa questo piccolo racconto un po' romanzato su una tragedia del mare, ne pubblico un assaggio prima di proseguire, mi direte voi se è il caso.

Breve romanzo tratto da un fatto di cronaca che ben conoscete.

IL DESTINO DEL MINERVA

Dalla compagnia Nettuno, giunse la conferma che il comandante Carlo Spadino si attendeva.
-Potete avvicinarvi all'isola Comandante e transitare davanti al porto, anche se in questa stagione non vi sono turisti, gli isolani gradiranno molto questo saluto, mi raccomando, aggiunse, le sirene.

La nave da crociera Minerva era l'orgoglio della Compagnia di Bandiera Nettuno.
La più grande del mediterraneo, la più moderna e lussuosa.
Poteva ospitare oltre tremila croceristi, comodamente sistemati nelle sue 1500 cabine.
Nonostante il brutto periodo dovuto alla crisi mondiale e alla stagione invernale, le cabine erano tutte occupate, come sempre, per questa breve crociera mediterranea.
Erano partiti da poche ore dal porto di Civitavecchia, diretti a Savona per proseguire verso Marsiglia, Barcellona, Sardegna e Sicilia.

-Sbrigati Giulia, disse Renzo, non farmi arrivare ultimo come al solito, e poi devo confessarti che quest'aria di mare mi ha messo un certo appetito.
Fece appena in tempo a finire la frase, che dal bagno uscì Giulia, truccata di tutto punto pettinata e profumata come raramente l'aveva vista.
Indossava un vestito da sera nero che nonostante l'età faceva risaltare le forme del suo corpo ancora snello, grazie ai massaggi ed alle scrupolose diete alimentari.
Il vestito era molto accollato perchè ormai il seno aveva risentito del passare del tempo e comunque Giulia riusciva, con un apposito reggipetto, a tenerlo alzato.
Si infilò sopra l'abito una giacca nera damascata in rosa, con un solo bottone , che conferiva all'insieme un'eleganza non comune.
Le calze nere, le elegantissime scarpe ed una piccola pochette del medesimo tessuto della giacca completavano la mise.
Renzo la guardò con compiacimento, la sua Giulia era sempre intonata alla circostanza, la baciò affettuosamente su una guancia, aprì la porta della cabina e uscito dopo lei la richiuse alle sue spalle.

Il commissario di bordo si prese un momento di relax.
Aveva sistemato tutti i croceristi nelle cabine, aveva pazientemente ascoltato le lamentele di qualcuno cercando di accontentarlo nei limiti del possibile.
Si era recato personalmente in una cabina per verificare il funzionamento della serratura a badge perchè l'occupante lamentava un difetto che in realtà era dovuto solo al cattivo uso della scheda.
Insomma tutte cose che accadevano puntualmente ad ogni partenza.
Aveva ricontrollato scrupolosamente di non avere commesso sbagli nell'assegnarle e aveva chiamato a rapporto i capo camerieri facendo come ogni volta le solite raccomandazioni.
Salì al ponte quattro e uscì all'aperto per fumare una sigaretta in santa pace.

La piccola Carmen stava saltando da un letto ad un altro, mentre Felipe e MariSol cercavano invano di calmarla.
Carmen era talmente eccitata per tutto quello che stava vivendo da non riuscire a frenare il suo entusiasmo infantile, e, piena di vitalità, come solo un bambino di quattro anni può esserlo, sfogava la sua gioia come sapeva fare.
Finalmente Felipe riuscì a prenderla al volo e la strinse forte al petto.
Anche lui era felicissimo di essere riuscito a partecipare a questa crociera insieme a sua moglie e la sua piccola.
Una piccola vacanza ci voleva proprio.
Avevano passato tempi tristissimi e duri, la perdita della mamma di MariSol, gli affari immobiliari andati a rotoli, il ricovero improvviso di Carmen per un problema di intossicazione, poi felicemente risolto.
Insieme alla moglie, avevano deciso che uno stacco fosse necessario per riassaporare, anche se per poco, qualche piccola gioia della vita e questa crociera a basso costo sembrava venire a proposito.
Marisol era già pronta, risistemò in fretta la piccola Carmen ed uscirono dalla cabina per recarsi nella salone da pranzo.

Louise, la cameriera del piano, entrò nella camera di Felipe, perchè avendo sentito il trambusto della piccola, si era immaginato di dover risistemare la camera, prima che gli ospiti rientrassero dopo cena.
Infatti trovò i letti sotto sopra e sorridendo tra se iniziò a rifarli.
Anche lei aveva un figlia di qualche anno più grande di Carmen e tra una crociera e l'altra non perdeva mai l'occasione di passare qualche giorno insieme a lei.
Louise anche se filippina, abitava da tanti anni in Italia, alla periferia di Roma, insieme al suo compagno Giovanni, romano de Roma come diceva lui, ed i genitori di Giovanni che l'avevano accolta in casa come una figlia.
Dopo qualche anno era venuta alla luce Manuela e la famiglia si era unita ancora di più dopo questo evento, tanto che lei e Giovanni, pungolati anche dai suoceri, avevano deciso che si sarebbero sposati quella primavera, per regolarizzare la loro situazione rispetto alla bambina.

La casa del Capitano, così la chiamavano tutti gli isolani, si ergeva quasi a picco sulla scogliera, non molto distante dal porto.
Era una villetta ad un unico piano, di circa cento metri quadrati con il tetto in coppi rossi, tipico delle case toscane, e con ampie vetrate dalle quali si godeva di una stupenda vista sul mare.
Le persiane verdi contornate da una cornice grigia in rilievo, risaltavano sulla candida imbiancatura.
Una grande terrazza davanti all'ingresso, delimitata da un muretto in pietra locale veniva utilizzato, sopratutto la sera in estate come il salotto buono per ricevere gli ospiti, per le cene all'aperto, ma sopratutto per godere liberamente della vista di quello stupendo mare a perdita d'occhio.
Francesco, il capitano, viveva in questa casa insieme a sua moglie Silvia, l'aveva acquistata tanti anni fa, a suon di rinunce e sacrifici, quando ancora era in servizio sulle petroliere e successivamente, chiamato dalla Compagnia Nettuno, a comandare le loro navi da crociera.
Purtroppo la coppia non aveva potuto avere figli a causa di Silvia che per una sua malformazione congenita, aveva abortito tre volte dopo appena quattro mesi dal concepimento.
Appena raggiunta l'età della pensione, Francesco, non avendo eredi aveva deciso di lasciare il comando e ritirarsi a vita privata nella sua casa.

Continua
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da Marenostrum66 »

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Re: R: Il destino del Minerva

Messaggio da Skacco »

Continua!! Non puoi lasciarci in sospeso..

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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da bruno21 »

Il pilota si rivolse al primo ufficiale:- Di quanto dobbiamo accostare a sinistra signore?
- Accosta di 10 gradi pilota e attendiamo gli ordini del comandante, dovrebbe arrivare a minuti.
-Lei pensa, signore, che il comandante voglia fare l'inchino al Giglio? Aggiunse il pilota.
-Penso proprio di si, pilota, mi ha detto che vuole superare il record del precedente comandante che era passato a 320 metri dalla costa.
-Questi accosti a me fanno sempre una certa paura, disse il pilota, questo bestione è lungo 350 metri e le virate strette sono sempre un'incognita.
-Voglio farti una confidenza pilota, aggiunse il primo ufficiale, ti ricordi quella biondina russa che la Nettuno aveva assunto per intrattenere gli ospiti ballando?
-Certo che me la ricordo, rispose il pilota, una bella gnocca, l'ho vista in bikini a bordo piscina, uno schianto.
-Proprio lei, è ospite del comandante e non essendo registrata non ha cabina, per cui... insomma hai capito, attualmente sta passeggiando nei saloni al suo fianco.

L'immenso salone era illuminato a giorno, i camerieri vestiti con le elganti giacche da sera erano in attesa dei commensali e si affaccendavano attorno ai tavoli preparandoli con cura per la cena.
I caposala dopo avere ispezionato i tavoli e controllato che tutto fosse in ordine si misero agli ingressi in attesa dei commensali per accompagnarli ai rispettivi posti a loro destinati.
I primi ospiti non si fecero attendere, si affacciarono rimanendo per un momento disorientati da tutta quella immensità di tavoli e di luci, poi scortati dai caposala, presero posto al loro tavolo.
I camerieri spostavano le sedie alle signore perchè tutti si accomodassero e si sentissero a loro agio.
In una nicchia sistemata circa a metà sala, una piccola orchestrina di cinque elementi, allietava ed accompagnava la cena, con sinfonie e musiche popolari, suonate in modo da creare un sottofondo piacevole, senza disturbare chi conversava.
Giulia e Renzo arrivarono nel salone da pranzo quando la gran parte dei croceristi aveva preso posto ai tavoli e qualcuno aveva già cominciato a mangiare.
Attesero che il caposala li accompagnasse al tavolo, dove sedevano già altre due coppie anch'esse arrivate pochi minuti prima di loro.
Tutti si alzarono per le presentazioni mentre il cameriere porse a tutti il menu e la lista dei vini.
Subito si animò la conversazione sia per la scelta dei piatti, tutti ricercatissimi, sia per la scelta dei vini da una fornitissima cantina di rossi bianchi e rosè.

Il capitano giunse nella sala di comando seguito come un'ombra da Maruska, la ragazza russa, e si rivolse al primo ufficiale.
- Ha già fatto la correzione signor Angelo?
-Certo capitano, rispose, l'abbiamo fatta mezz'ora fa, ora la rotta passa vicina al Giglio.
Il capitano si rivolse poi al pilota.
-Pilota, a quante miglia siamo da Giglio porto?
-Siamo a cinque miglia, signore, a questa velocità saremo al traverso tra circa venti minuti, con questa rotta passeremo a circa un miglio fuori.
-Accosti ancora di dieci gradi pilota, ordinò il capitano mentre si toglieva il cellulare dal taschino.
-Accosto dieci gradi, ripetè il pilota aggiungendo - siamo in rotta piena per l'isola.
Il capitano non fece nessun cenno di aver capito e chiamò un numero memorizzato nel cellulare.
-Pronto? Francesco?
-Pronto, rispose dall'altro telefono, chi parla, sei Carlo?
-Si Francesco, rispose Spadino, sono proprio io!
Poi continuò.- ho avuto il permesso dalla Nettuno di fare l'inchino all'isola, sto puntando sulla secca delle scole proprio sotto la tua casa, passerò talmente vicino che se ti sporgi dalla tua terrazza ed allunghi una mano, potrai toccare il Minerva.
Il capitano disse questo ridacchiando e dall'altra parte anche Francesco stava sorridendo.
-Carlo, disse Francesco, sempre sorridendo, cerca di non venirmi in casa, mi ci è voluto una vita per comprarla, poi aggiunse, accenderò tutte le luci di casa e aprirò le imposte per salutarti ed io e Silvia saremo sulla terrazza per goderci lo spettacolo.
-Suonerò la sirena, disse Carlo, per rispondere al saluto, ciao Francesco a presto.
Chiuse il telefonino e guardò Maruska dicendogli:- ti farò vedere ora una cosa che non scorderai più per tutta la vita.

La secca delle Scole, non è una secca vera e propria, si tratta di una serie di scogli, molto vicina a riva, quasi attaccata alla costa.
Questi scogli non hanno una particolare pericolosità per i natanti, dato che la profondità minima è superiore ai due metri.
Essendo così vicina e con quella profondità la secca non è segnalata perchè è racchiusa in un'area a cento metri dalla costa.

Il commissario di bordo osservava le luci dell'isola che brillavano in quella tranquilla notte invernale.
Il mare era calmissimo senza brezze e la notte era fredda, sollevò lo sguardo e si soffermò a guardare le stelle che luccicavano in tutta la volta celeste.
Sentì la nave che stava accostando e si rese conto che ora l'isola era proprio sulla rotta del Minerva.
Si strinse nelle spalle e rabbrividì, ancora una volta, pensò, faremo l'inchino, gettò in mare il mozzicone di sigaretta e rientrò dentro la nave dalla porta più vicina.

MariSol ordinò la cena per Carmen, sapeva che la piccola mangiava solo pasta in bianco, e chiese al cameriere se poteva portare velocemente una penna al burro per la bambina, poi avrebbero ordinato per se ed il martito con calma.
Il cameriere sorrise e si allontanò per accontentare la richiesta, era quasi una cosa normale e le penne sarebbero arrivate da li a pochi minuti.

Francesco aveva acceso tutte le luci di casa e guardando verso il mare vide quella città galleggiante che si stava avvicinando, chiamò Silvia in terrazza e stringendosi vicini aspettarono per godersi lo spettacolo in prima fila

Continua
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Marenostrum66
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da Marenostrum66 »

lo sai, vero, che tutto quello che posti del forum ;)
bravo... le parole scorrono fluide...e ti sei concesso anche la licenza poetica sulle scole... ;) che.. per buona pace di tutti e pure del comandante... son segnalate eccome!

...voglio leggere come descrivi l'espressione del comandante dopo il patatrak!!!! :smt026
scole.jpg
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da duchessa »

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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da gio72 »

:pop :pop......dai!! Contina ........continua....!! :pop :pop :pop
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da bruno21 »

La sala da pranzo si era intanto animata dal vociare allegro dei commensali, mentre i camerieri stavano servendo gli antipasti e stappando le bottiglie dei vini, deponendo quelli bianchi nei secchielli ricolmi di cubetti di ghiaccio.
Giulia e Renzo erano già al terzo brindisi, assieme ai compagni di tavolo avevano ordinato due bottiglie di prosecco in attesa degli antipasti, ma ormai erano agli sgoccioli.
Renzo aveva raccontato ai nuovi conoscenti il perchè di quella crociera.
Lui e Giulia stavano festeggiando le nozze d'oro ed i loro figli gli avevano regalato questa bellissima gita sulla più bella nave del mediterraneo: il Minerva.
Gli altri commensali, più giovani di loro, erano anche loro in gita per ricorrenze sempre legate al loro matrimonio.
Renzo e Giulia erano toscani della provincia di Prato, le altre due coppie invece erano calabresi.
Dopo il terzo bicchiere ed un po' di confidenza, gli uomini iniziarono bonariamente a prendersi un po' in giro, parlando con gli accenti ed i dialetti gli uni degli altri, facendo scoppiare le signore in sonore risate.

MariaSol e Felipe erano al tavolo con un'altra coppia con una figlia più grande di Carmen anche loro spagnoli, e come succede trovando dei connazionali all'estero, tra loro s'instaurò immediatamente una confidenza che con il passare del tempo stava diventando un'amicizia vera.
Manuelita, la bambina più grande si stava pendendo cura di Carmen, aiutandola a mangiare e parlandogli nella sua lingua.
L'orchestrina cominciò a suonare la canzone besame mucho e loro cominciarono a canticchiarla coinvolgendo anche alcuni tavoli vicini.

Sulla plancia di comando il capitano Carlo Spadino stava scrutando la costa dell'isola per scorgere la casa illuminata di Francesco.
Dette uno sguardo allo schermo del radar per individuare meglio la costa e guardare nella giusta direzione, guardò anche l'enorme GPS e dalla traccia di puntamento si accorse di essere leggermente fuori rotta.
Chiamò Angelo il primo ufficiale e dette ordine di correggere la rotta per puntare sulla secca delle Scole.
L'ufficiale dette al timoniere la nuova rotta e la nave ubbidendo al timone virò di tre gradi, ora la rotta era perfetta.
Il capitano guardò nuovamente verso l'isola e la vide, rispetto alle altre era tutta illuminata e Francesco aveva anche acceso i lampioni esterni della terrazza.
Carlo si rivolse a Maruska e con il braccio teso, indicò la casa illuminata a festa.
-Vedi quella casa? Maruska?
-Si la vedo è quella a metà costa.
- E' del mio amico Francesco, è fuori sulla terrazza e sta aspettando che noi passiamo lì sotto, gli passeremo talmente vicino da fargli sentire il nostro vento, e disse tutto questo con orgoglio e presunzione.
Straccerò il suo record di 320 metri dalla costa, lo farò impallidire, vedrai Maruska.
il pilota dette la distanza dalla costa: - capitano siamo a meno di un miglio, mi dica lei quando iniziare la virata.
-Pilota, vai per questa rotta, dritto per dritto, e quando ti darò l'ordine virerai di 90 gradi a destra, l'ufficiale ti darà la nuova rotta.
- Passarono pochi istanti e il pilota annunciò:- zeroottanta alla costa, inizio a virare?
-Vai avanti così fu la risposta del capitano.
-Zerosessanta capitano viro!
Il capitano che era al suo fianco, lo fece allontanare dai comandi dicendo:- decido io quando si vira, si faccia da parte.
Anche il primo ufficiale guardò allarmato gli schermi con la costa che si stava avvicinando, quando il capitano iniziò la virata.
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Re: R: Il destino del Minerva

Messaggio da Skacco »

E poi?? E poi?? Che cosa è successo?

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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da bruno21 »

L'impatto durò pochi secondi ma agli ufficiali presenti in plancia parvero dei secoli, avevano urtato sul fondo, avevano impattato con la secca.
Nessuno sapeva quanto potesse essere il danno, ma, sicuramente si era creata una falla sulla fiancata di sinistra.
La forte scossa per l'impatto aveva fatto cadere a terra Maruska e sobbalzare coloro che non avevano appigli per tenersi, nessuno era preparato all'evento e passarano alcuni minuti perchè si riprendessero dallo shock.
Si guardavano negli occhi come smarriti, non sapendo cosa fare e neppure come fare, Maruska si era seduta in un angolo della sala, e con il volto appoggiato sulle ginocchia aveva cominciato a piangere.
Il capitano Spadino era il più terrorizzato, gli occhi sbarrati fissi nel vuoto, pervaso da un tremito convulso che non poteva controllare cercò in tutti i modi di parlare, dire qualcosa ma dalla sua bocca uscivano solo dei suoni incomprensibili.
A riportare tutti alla realtà fu l'alto parlante della sala macchine aveva cominciato a gracchiare subito dopo l'impatto e le uniche parole che vennero percepite distintamente da tutti furono:....falla....locali allagati....chiuse porte stagne..feriti...forse due morti.

Nella sala da pranzo regnava il caos più assoluto.
Nell'urto, tutto quello che sui tavoli, era volato per terra o addosso ai croceristi.
La luce che era mancata improvvisamente e totalmente accrescendo ancor più la paura che ormai pervadeva tutti.
Qualche cameriere era caduto rovinosamente addosso ad alcuni commensali rovesciando i vassoi.
Le bambine al tavolo di Felipe erano addirittura scioccate, intirizzita sul seggiolotto Carmen cominciò ad urlare e piangere a pieni polmoni.
Anche qualche adulto nonostante non sapesse cosa fosse accaduto, si lasciò prendere dal panico ed iniziò a singhiozzare.
Dagli altoparlanti dislocati in tutta la nave ed all'interno delle cabine, il comandante fece sentire la sua voce:- E' il comandante che parla, c'è stato un black aut ed è mancata la corrente elettrica, il guasto sarà riparato prima possibile, vi prego di mantenere la calma.

Nelle sala macchine i motoristi stavano vivendo tutta la tragedia.
L'urto aveva provocato un lungo squarcio nella fiancata immersa ed il mare entrava con una violenza ed una forza immane.
Il motorista che stava controllando il motore nella sala dove lo squarcio era più grande, sentendo l'agghiacciante stridore delle lamiere sulla roccia, si era voltato e l' immensa massa di acqua che entrava nella nave, fu l'ultima cosa che vide.
Il grassatore che era addetto ad oliare e controllare la linea d'asse di sinistra, era intento a riempire il contenitore di lubrificante, perchè aveva notato un piccolo surriscaldamento di un cuscinetto e voleva sincerarsi che tutto fosse in ordine.
Aveva tolto il carter di copertura del fusto della linea d'asse e stava controllando con un apposito strumento che non vi fossero vibrazioni anomale.
Lavorando a quell'apparato assordante si era messo le cuffie per smorzare il rumore e non si accorse di quanto stava succedendo, l'onda lo colse alle spalle e gli fece perdere l'equilibrio cadendo sulla linea d'asse che immediatamente lo avvolse nelle sue spire e lo scaraventò sul soffitto della sala.
Il capo meccanico, aiutato dai suoi assistenti azionò la chiusura elettrica di tutte le porte degli scompartimenti stagni, ma l'acqua ormai aveva invaso gran parte della stiva e nonostante le paratie, stava crescendo.
Chiamo la sala comando e comunicò quanto era successo e come era intervenuto, concludendo il comunicato con la frase: capitano la nave sta affondando.

Francesco aveva seguito dalla sua terrazza tutta la scena stringendo a se Cinzia, come a voler scacciare quella terribile visione.
Lo stridore della lamiera sulla roccia di quella secca giunse fino lassù alle orecchie sue e di sua moglie.
Cinzia lo guardò terrorizzata negli occhi chiedendo:- Francesco, ma è successo quello che penso?
Non ci fu bisogno che Francesco rispondesse, gli occhi di lui si riempirono di lacrime e questa fu più di una risposta.
Cercarono nuovamente con lo sguardo la nave, ma in un primo momento pensarono con sgomento che fosse stata inghiottita, scomparsa, poi la ragione riprese il sopravvento e intravidero l'enorme sagoma nera che si allontanava dalla costa.
La seguirono finchè improvvisamente videro tutte le luci riaccendersi.
-Cosa dobbiamo fare? Chiese Cinzia.
-Non dobbiamo fare niente, rispose Francesco, se il danno non è grave si dirigeranno verso il porto più vicino che possa accogliere una nave di questa stazza, se non fosse così il comandante avrà sicuramente già messo in allarme la guardia costiera e la compagnia armatrice.
-Non puoi ritelefonare a Carlo? Chiese Cinzia, mi sentirei più tranquilla se te ci parlassi.
-In questo momento Carlo avrà ben altre cose alle quali pensare che non rispondere al cellulare, lasciamolo in pace.
-Piuttosto, aggiunse Franceso, andiamo a prendere qualcosa per coprirci meglio, voglio stare quassù finchè il Minerva rimarrà in vista.
Si avviarono verso la casa per prendere il necessario.

I camerieri erano confusi e ognuno di loro raccomandava ai croceristi cose diverse.
Chi li pregava di riprendere posto ai tavoli che avrebbero provveduto a rassettare tutto in pochi minuti e riprendere la cena, chi invece li invitava a recarsi nelle loro cabine ed attendere l'avviso di lasciarle quando tutto fosse tornato normale.
La luce tornò ad illuminare nuovamente il salone e questo fece calmare i passeggeri, alcuni ripresero posto ai tavoli, altri invece si avviarono verso le loro cabine per cambiarsi avendo gli abiti sporchi di cibo e di vino.
In quel momento la nave sbandò e s'iclinò leggermente su un fianco.
Nonostante il ripetuto annuncio del comandante in tutte le lingue, molti si erano resi conto che qualcosa di grave doveva essere accaduto.
Il correre dei marinai da ogni parte e poi l'inclinazione anormale della nave con un mare calmissimo, faceva presupporre ben altri problemi che non una semplice avaria all'impianto elettrico.
Comparvero sui ponti esterni i primi passeggeri che avevano indossato i giubbotti salvagente e quella visione scatenò nuovamente il caos e la corsa all'accaparramento.

Nonostante il pericoloso inclinarsi della nave, e gli avvisi di pericolo ripetuti dalla sala macchine, il comandante sembrava tranquillo come se niente fosse accaduto.
Chiamò il cuoco e ordinò la cena per lui e la sua ospite, e continuò a dare notizie tranquillizzanti ai croceristi.
Gli ufficiali presenti si guardavano stupiti, e parlottavano tra loro di questo comportamento davvero anomalo per una situazione così tragica, ma niente potevano fare per contrastare l'autorità assoluta del comandante.
C'erano state anche alcune telefonate con il cellulare tra il capitano e la compagnia Nettuno, ma nessuno di loro aveva sentito una sola parola di queste conversazioni.
Il primo ufficiale chiese al comandante se non fosse il caso di mandare un SOS ed avvisare la guardia costiera di quanto stava succedendo e di quanto grave fosse la loro situazione, ma il capitano, senza rispondergli lo fulminò con uno sguardo.

Giulia e Renzo erano saliti per la prima volta su una nave e cercavano di non perdere la calma, chiedevano a tutto il personale che incrociavano cosa stesse succedendo, senza ottenere risposte esaurienti.
Gli altoparlanti ripetevano il messaggio di blak out e quando il capitano parlò personalmente rassicurando di nuovo i croceristi, gli credettero.
Scesero anche loro sul ponte all'aperto e con loro sorpresa videro che quasi tutti avevano indossato il giubbotto salvagente.
Allora Renzo telefonò a sua figlia per consigliarsi con lei cosa dovessero fare in questa situazione.

-Pronto, Guardia Costiera Livorno, dica...
-Buonasera Guardia Costiera, sono il Maresciallo D'Antico della caserma di Prato, avete notizie del Minerva?
-Buonasera maresciallo, sono il centralinista, rimanga in linea, gli passo l'ufficiale di guardia.
Dopo pochi secondi l'ufficiale di turno rispose alla cornetta:- Maresciallo? sono il capitano Marini, buonasera, cosa voleva sapere del Minerva?
-Buonasera capitano, è giunta in caserma una telefonata da parte di una signora i cui genitori sono in crociera sul Minerva, la signora è molto preoccupata perchè a quello che gli hanno riferito i genitori al cellulare, tutti i passeggeri sono sui ponti esterni con il giubbotto salvagente indossato.
Dall'altra parte ci fu un momento di silenzio.
-Pronto capitano è sempre in linea?
-Mi scusi, maresciallo, qui non abbiamo avuto nessuna notizia di nessun genere dal Minerva, provvedo subito a chiamare la nave, ma sembra impossibile che sia successo qualcosa di grave, comunque lasci il suo numero al centralino la richiameremo.
Il capitano si recò in sala radio e chiamò il Minerva.
-Minerva...Minerva...Minerva... da Guardia Costiera Livorno, passo.
-Qui Minerva, Guardia Costiera, avanti.
-Abbiamo avuto notizia che abbiate dei problemi a bordo, confermate?
- Si Guardia Costiera, abbiamo avuto in blakout ma sta tornando tutto a posto.
- Minerva, ci risulta che i passeggeri abbiano indossato i giubbotti salvagente, confermate?
Dalla radio del Minerva non giungeva risposta.
Il capitano della Guardia Costiera ripetè la domanda, e dopo un po' di fruscii il marconista del Minerva ripetè di avere avuto un blakout e chiuse il collegamento.
Marini non era rimasto assolutamente convinto di quella frettolosa spiegazione e fece chiamare dal centralinista il comandante del porto di Livorno.
-Ciao Marini, se mi chiami deve esserci qualcosa di grave, disse il comandante del porto.
Il capitano Marini raccontò della telefonata da Prato e la comunicazione con il Minerva.
Il comandante del porto non ebbe un attimo di esitazione.
-Marini metta in allarme le Motovedette da Civitavecchia a Livorno e anche la Guardia di Finanza, la raggiungo in centrale tra qualche minuto.

Felipe e MariSol erano scesi in cabina e avevano indssato i giubbotti salvagente e aiutati da Louise ne avevano trovato uno per Carmen.
Anche Louise lo aveva indossato, e aiutò la famigliola a scendere sul ponte scialuppe, li salutò, baciò teneramente Carmen e ritornò al suo piano di servizio per aiutare gli altri passeggeri.
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da marcoevo »

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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da bruno21 »

Il commissario di bordo, si accorse immediatamente di quello che era successo.
Si era affacciato alla grande vetrata del suo ufficio e aveva visto la costa vicinissima, mettendo insieme questo, lo sbandamento, il rumore, il blocco dei generatori capì subito che la nave aveva urtato uno scoglio e si preparò al peggio.
Chiamò immediatamente tutti i capi stewards addetti alle cabine, e comunicò loro i suoi ordini.
-Non posso sapere, disse, cosa sia realmente accaduto, perchè non mi vogliono dire tutto, ma, mi immagino si sia aperta una falla sulla fiancata di sinistra.
Non so quanto il danno sia grave e se la nave correrà pericolo, voi controllate intanto che in tutte le cabine vi siano i giubbotti salvagente e che siano in numero sufficiente per le persone presenti, se ve lo richiedono aiutate i passeggeri ad indossarli.
-Se la situazione, continuò, dovesse peggiorare, prima di lasciare il ponte assegnato, controllate che le cabine siano tutte vuote e lasciate comunque tutte le porte aperte, riferite questo a tutti i camerieri e le cameriere dei piani, andate e buona fortuna.
Gli stewards corsero via dall'ufficio e si diressero ognuno al proprio posto di servizio per trasmettere ai subalterni gli ordini ricevuti.

Il primo ufficiale del Minerva si rivolse al capitano:- Signore, la nave ha un'iclinazione di quasi dieci gradi e sta imbarcando acqua, la falla deve essere enorme, la stiva è tutta allagata.
Il comandante Spadino, si rivolse allora al pilota:- pilota, viri verso l'imboccatura del porto, il primo ufficiale gli darà la nuova rotta.

Francesco vide la virata, e da questa si accorse che il Minerva era in grave pericolo, se Spadino aveva deciso di entrare al Giglio, con un porto assolutamente non adatto ad una nave di quelle dimensioni e quella stazza, dovevano esserci dei motivi serissimi.
-Cinzia, disse alla moglie anche lei sulla terrazza, dobbiamo scendere giù al porto, la nave ha virato e la rotta è quella dell'imboccatura, metti in moto l'auto e partiamo subito.

Nella virata, l'acqua nella stiva si spostò e per qualche minuto la nave rimase dritta come se niente fosse successo, poi lentamente sbandò leggermente a destra e si inclinò su quel fianco.
A quel punto tutti i croceristi si resero conto che erano in grave pericolo, e anche senza che nessuno spiegasse chiaramente come stavano le cose, pensarono bene di dirigersi dove potevano mettersi in salvo.
La luce mancò nuovamente e tutto piombò nel buio profondo.
I passeggeri ormai avevano perso ogni ritegno e tutti urlavano terrorizzati.
Il ponte 4 quello dove erano sistemate le scialuppe di salvataggio era una ressa compatta di corpi ammassati gli uni agli altri, in attesa che queste venissero calate in acqua.
Vedevano la costa vicina e capirono dalla rotta che il Minerva si stava avvicinando.

Il comandante Spadino dopo la virata ordinò al pilota, in contatto con quello che restava della sala macchine di fare il possibile per avvicinarsi all'imboccatura del porto, accese il microfono che lo metteva in contatto con gli altoparlanti di tutta la nave, prese il fischietto e soffiò dentro a questo per sette volte:- abbandonare la nave.
Il Minerva era perduto.

Dalla sala radio il marconista inviò l' SOS a tutte le vicine capitanerie di porto e il messaggio fu anche recepito dalle motovedette e dalle navi in transito.
Da Livorno porto, Guardia Costiera, partì immediatamente l'ordine di soccorso ed i mezzi già allertati si misero immeditamente in rotta per Giglio porto, le motovedette più vicine sarebbero arrivate entro mezz'ora.

Tutto il personale di servizio, circa millecinquecento persone, cominciò a darsi daffare per evacuare la nave al più presto.
Purtroppo sia per la poca organizzazione dovuta ad una carenza di addestramento, sia per la folla così compatta che non permetteva ai marinai di raggiungere le scialuppe assegnate, gli addetti a questi compiti si trovarono raggruppati su poche lance di salvataggio, mentre per le altre il personale non specificatamente addetto a questo compito si fece carico di eseguire le manovre di messa a mare.
Purtroppo, per l'inclinazione che aveva assunto la nave, le scialuppe potevano essere calate da un solo lato.
Le prime lance, con difficoltà, vennero calate in mare ed i primi a prenderne posto, non furono le donne i bambini e gli anziani, furono gli uomini più robusti e giovani che facendosi largo a spinte si imbarcarono per primi.
Ma questo fu quasi un bene, perchè molti di loro aiutarono le scialuppe a scendere in acqua a suon di muscoli, e poi, una volta sbarcati aiutarono le altre lance ad accostare e fare scendere i naufraghi.

Gli stewards, come ordini ricevuti, insieme agli addetti alle pulizie delle cabine stavano ispezionando tutte le cabine per sincerarsi che nessuno fosse rimasto intrappolato all'interno di esse.
Il compito non era facilissimo in quanto i passeggeri entravano continuamente per prelevare almeno i gioielli ed i contanti portati per la crociera.
Questo via vai di persone creava confusione e molte cabine rimasero con le porte chiuse.
Anche Giulia e Renzo vincendo la paura e tenendosi a stento agli scorrimano dei corridoi avevano raggiunto la loro cabina e stavano rovistando nelle borse per prelevare i preziosi che avevano portato per la lussuosa crociera.
Avevano quasi finito, quando la nave s'inclinò sul fianco destro in maniera decisa.
Il letto e i mobili rimasero al loro posto perchè erano fissati alle pareti ed al pavimento, ma la porta che fino a pochi momenti prima raggiungevano facilmente, d'un colpo si trovò quasi al posto del soffitto.
I due caddero pesantemente su quella che era la parete e che era diventata ora il loro pavimento.
Sentirono l'acqua che invadeva la nave e che arrivava scrosciando da ogni parte.
Giulia stava urlando la sua disperazione ed il suo dolore, mentre Renzo era rimasto freddo, senza emozioni, consapevole che niente e nessuno avrebbero potuto salvarli.
Prese Giulia, la strinse forte al suo petto, anche Giulia si calmò, si strinse forte al suo uomo, col quale aveva trascorso tutta la sua vita e guardò i dolcissimi occhi di lui.
Ora non aveva più paura era pronta.
L'acqua stava ormai per sommergerli e Renzo stringendola ancor più a se mormorò nell'orecchio di lei:- amore mio, ti ringrazio di tutto quello che mi hai dato, la vita è stata un'avventura meravigliosa, grazie a te, ci ritroviamo tra poco per continuare insieme l'altra vita che durerà per sempre.
Appoggiò le sue labbra su quelle di lei e la baciò come non aveva mai fatto.
L'acqua li sommerse, ma loro non si accorsero di niente, rimasero abbracciati così l'uno all'altra.
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da gio72 »

..................bravooooooooo!!!!!!
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da marcoevo »

Nel forum abbiamo un vero scrittore altrochè ... :smt038 :smt038 :smt038 :smt038
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Re: Il destino del Minerva

Messaggio da sandro006 »

stò piangendo :smt102
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