Pesca sulle bocche: il racconto.

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bruno21
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Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da bruno21 »

IL RACCONTO

La notte il vento si calmò, iniziò ad entrare nelle strade silenziose del villaggio con sempre minore prepotenza, le fronde degli alberi furono i primi ad avvertirlo e le loro chiome che poco prima si piegavano ed oscillavano allegramente, lentamente ripresero la loro aria solenne e solo qualche foglia tremolava ancora sollecitata dalla leggera corrente.
Anche lo strusciare della risacca sulla riva, il cui rumore di delicata carezza arrivava fino alle finestre di casa si stava lentamente affievolendo fino a scomparire.
Le nubi non molto spesse cercavano con il loro candido manto di ricoprire l’intenso luccichio delle stelle non riuscendo però ad occultarle completamente alla vista.

Mi svegliai pochi minuti prima che la suoneria della sveglia entrasse in funzione e mi alzai cercando di essere più silenzioso possibile per rispettare il sonno della passeggera che divide con me il letto matrimoniale.
Prima di uscire di camera, posai un bacio sulla punta delle dita e soffiai nella sua direzione, varcai la soglia e richiusi la porta alle mie spalle.
Accesi subito la macchina a cialde del caffè, poi andai in bagno a prepararmi, indossai gli indumenti pesanti, troppo pesanti per questo periodo, ma sicuramente in linea con le temperature e tornai in cucina.
Presi il caffè, pensando come non potrei mai farne a meno e mi svegliai del tutto, il caffè mi ridette immediatamente il vigore e la vitalità che avevo lasciato la sera prima di coricarmi e poi perduta durante la notte.
Misi le esche nel piccolo contenitore termico insieme a ad alcuni accumulatori di freddo: una confezione da mezzo chilo di speciali calamari dal mantello sottile e una confezione da 300 grammi di gamberi di paranza, appena finito mi pentii, riaprii il contenitore ed aggiunsi un’altra razione di calamari e gamberi.
I fari di un’auto illuminarono la strada, a quell’ora ed in questa stagione non poteva che essere lui, Silvano, il mio amico di pesca, armatore di un vecchissimo Calafuria 7 ormeggiato al porto di Santa Teresa, infatti giunta davanti casa l’auto si fermò.
Presi le canne, la cassetta ed il contenitore e mi avviai per il vialetto, mi ricordai all’ultimo momento di essermi scordato la fotocamera, dissi a Silvano di caricare la roba e ritornai in casa a riprendere l’arnese dimenticato.
Salii in auto, salutai Silvano, detto Gazza (abbreviazione del suo cognome) e mi accorsi che sul sedile c'era un altro ospite, si trattava di Birillo, un volpino incrociato con chissà quale altra razza, lo salutai e lo accarezzai sulla testa e lui per tutta risposta mi scodinzolò in segno di benvenuto.
Arrivammo all'ormeggio e ad aspettarci c'era Claudio, anche lui ospite di Silvano per questa uscita di pesca.
Caricammo tutta la mia roba che sarebbe servita a tutti e tre ed un capace frigo portato da Gazza con bottiglie di acqua ghiacciata per il pescato, Birillo si accomodò in cuccetta e non lo rivedemmo più fino al rientro in porto.

Gazza mise in moto ed il borbottìo rassicurante del diesel ruppe il silenzio del mattino, mollammo gli ormeggi e ci allontanammo dalla banchina, era ormai giorno fatto quando iniziammo a percorrere il canale che ci avrebbe portati fuori dal porto, presi un secchio d'acqua di mare e misi a scongelare un po' di esche.

Ammirai ancora una volta la bellezza di questo fiordo naturale circondato da ripide colline sulle quali qua e la si intravedeva tra la vegetazione il biancheggiare di qualche villa, doppiammo la banchina riservata ai traghetti che fanno la spola tra S. Teresa e Bonifacio e superammo i fanali d'ingresso.
Il GPS portatile quella mattina faceva le bizze non mostrandoci la nostra destinazione, ma io conosco alla perfezione rotta e distanza, per cui presi i comandi della barca per dirigermi sulla posta.
Il mare era liscio e solo qualche refolo di vento qua e la increspava leggermente la superficie immacolata ricamando disegni che solo la natura sa fare.
Guardai verso poppa e potei ammirare la scia quasi perfettamente dritta che avevo lasciato uscendo dal porto, stavo andando giusto, c'erano da fare altre tre miglia ma non mi distrassi neppure per un attimo dalla guida, il mare era deserto tranne una petroliera che attraversava le Bocche dirigendosi verso la Spagna.

Arrivammo in prossimità della posta e Gazza accese lo scandaglio, eravamo sui settantacinque metri, il fondo cambiò repentinamente sollevandosi una decina di metri, avevo centrato in pieno la secca, non persi un attimo, girai la barca e detti l'ordine, un momento dopo l'ancora scendeva verso il fondo portandosi dietro la cima.
Gazza la bittò a prua e la barca, pigramente, mise la prua al vento.

Distribuii le canne che armai con i miei terminali incollati che chiamo supertecnici, mi presi cura di Claudio che era poco esperto, gli feci vedere come si innescava e calammo le nostre esche sul fondo.
La corrente, fortunatamente, era scarsa per cui le beccate si avvertivano distintamente sui vettini delle canne apposite da me modificate.
Le prime prede apparvero in superficie, alcune tanute di media taglia, dissi di innescare l'amo più alto con il calamaro e l'effetto fu immediato, la taglia aumentò decisamente.
I pesci quella mattina erano ben disposti a mangiare, la posta è molto buona, lo so e anche poco battuta perché non conosciuta dai pescatori locali.
E' un fondale misto di sabbia e roccia con qualche ammasso coralligeno e altissime gorgonie, l'ideale per tutti i pesci.
Guardai la canna di Gazza che si era zittito e la vidi piegata da un pesce di grossa taglia, appoggiai la mia canna e presi il retino, la lotta fu bellissima, il pesce non voleva saperne di finire così la sua giornata e cercava di rituffarsi verso il fondo, ma Gazza è esperto e alfine il roseo pagello di oltre un chilo comparve in superficie, retinai il pesce e lo appoggiai nel pozzetto battendo un cinque con il Gazza che sorrideva sotto i baffi.
Ripresi la canna e sentii che c'era un pesce allamato, ferrai per sicurezza e iniziai il recupero, mi resi conto dai movimenti che non era un pagello, alla fine un Maria Ciroma giallo e blù arrivò in superficie, anche questo era quasi di un chilo.
Claudio continuava a macinare tanute, poi fu la mia volta con un pagello di poco meno di un chilo, poi Claudio con uno da mezzo chilo, guardai l'orologio erano le 10,30 rovesciai i secchi dei pesci nel contenitore termico, era quasi pieno.
Ritornai in pesca aspettandomi che la rumba continuasse, non potevo sbagliarmi di più.
Solo qualche appesantimento dovuto a qualche moscardino e qualche polpetto che salpammo e ai quali subito rovesciammo la testa, ma i pesci erano scomparsi, di colpo svaniti nel nulla.
Facemmo spostature cambiando zona, ma tranne qualche sciarrano non prendemmo altro.
Dopo due ore e mezzo di astinenza ritornammo in porto commentando l'imprevedibilità della pesca e ricordando i casi analoghi, scattai un po' di foto.
Ad attenderci in banchina c'erano le nostre signore, ci dividemmo il pescato molto soddisfatti per la mattinata trascorsa in serenità e facemmo ritorno alle nostre case raccontando l'avventura di quel giorno.

Bruno ventuno
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Re: R: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da mikke »

Grazie bel racconto. ;);)

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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da Openboat »

Bellissima esposizione Bruno ! :smt023
A che punto sei arrivato con la tua Vegliatura?
:smt058
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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da bebo »

Sempre belli i tuoi racconti Bruno :smt038
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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da gio72 »

Grande Bruno. ..by
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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da antonio60 »

Maria Ciroma giallo :smt017 :smt017 il nome è bellissimo ma che pesce è :smt039 Antonio
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bruno21
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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da bruno21 »

antonio60 ha scritto:Maria Ciroma giallo :smt017 :smt017 il nome è bellissimo ma che pesce è :smt039 Antonio
E' un comune labride Antonio, a Livorno gli appartenenti a questa famiglia vengono chiamati tordi.
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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da antonio60 »

bruno21 ha scritto:
antonio60 ha scritto:Maria Ciroma giallo :smt017 :smt017 il nome è bellissimo ma che pesce è :smt039 Antonio
E' un comune labride Antonio, a Livorno gli appartenenti a questa famiglia vengono chiamati tordi.
Ok :smt023 Bruno :smt039 Antonio
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bruno21
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Re: Pesca sulle bocche: il racconto.

Messaggio da bruno21 »

Openboat ha scritto:Bellissima esposizione Bruno ! :smt023
A che punto sei arrivato con la tua Vegliatura?
:smt058
Dovrei essere pronto per giugno.
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